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Attuazione della riforma tridentina

L'opera della Controriforma, cioè l'applicazione dei canoni del Concilio di Trento, ha in Sisto  un fervido  sostenitore;conoscitore dei tempi e dei bisogni della Chiesa, riforma i conventi reprimendo gli arbitri dei superiori  locali; invia visitatori in tutte le province d'Italia, in Austria, in Boemia, in Argentina, in Aragona. Attese personalmente a migliorare la disciplina e la cultura del clero.

1585

Si impone l'obbligo di residenza, ai vescovi e agli altri ecclesiastici, compresi i parroci provvisti di parrocchia, nella propria sede, pena la decadenza per chi non si fosse uniformato. Il Concilio di Trento arriva ad un compromesso per il quale il vescovo deve risiedere nella propria diocesi ma per brevi periodi può allontanarsi, se superiore ai tre mesi deve chiedere il permesso al papa. Una eccezione viene fatta per i prelati impiegati nel servizio di Stato dei rispettivi paesi,e per i membri della Curia papale, come i cardinali delle Congregazioni, i nunzi apostolici e altri ufficiali più direttamente impegnati nel governo della Chiesa. Il richiamo all'obbligo di residenza s'era reso necessario perché moltissimi ecclesiastici non l'ottemperavano, limitandosi ad incassare i benefici che l'assegnazione della titolarità comportava. ( 7-pag. 115).

1585

29 lug. Sisto incarica Filippo Sega, discepolo di Carlo Borromeo, vescovo di Piacenza, e Giulio Ottinelli, vescovo di Castro, di visitare le chiese e i collegi di Roma e di sottoporgli uno schema di rinnovamento secondo le direttive impartite dal Concilio, mentre chiama Cesare Speciano, vescovo di Novara, a partecipare alle consultazioni preparatorie.

    1. Sisto tenta di unire, invano, i Francescani-Osservanti e i Cappuccini con i restanti rami riformati dell’ordine. Il Papa apprezzava i Cappuccini anche perché i loro teologi quasi sempre seguivano la dottrina di San Bonaventura e tra questi tre erano i più stimati: Girolamo Mantini da Narni, Felice da Cantalice e Giuseppe da Leonessa.

1586

primavera Allorché Filippo Sega viene inviato come nunzio all'imperatore, le visite vengono continuate da  una commissione composta da sei membri e si conclude nel novembre del 1587.

La commissione interroga i singoli ecclesiastici suoi loro benefici, per impedire che si accumulassero indebitamente nella stessa persona. Il principio generale sancito a Trento era che ad ogni beneficio dovesse corrispondere un servizio alla comunità dei fedeli. Ma ciò avveniva raramente, specie nell'alto clero. In Roma il papa riuscì a porvi rimedio ma altrove, fuori d'Italia, la cosa gli fu difficile. Gli convenne tollerare lo stato di fatto per non mettersi in contrasto con il clero locale e con i sovrani (7- pag. 114)

Vengono adottati provvedimenti per i religiosi, in particolare per rafforzare l'osservanza della clausura  nei monasteri femminili.

1586

17 mag., Per i Regolari con il breve Romanus pontifex,(La costituzione “Romanus Pontifex è del 20 dic. 1585 e parte del suo contenuto è trattato nel capitolo delle Bolle). Sisto organizza l'istituto voluto da Gregorio XIII per  la risoluzione delle controversie tra i vari Ordini religiosi. Con il breve del 13 giugno 1587 ne potenzia le attribuzioni, affidandogli l'esame delle vertenze insorte tra i religiosi e i vescovi, soprattutto in materia di privilegi. Con la riforma del 1588 le competenze dell'organismo passano alla Congregazione dei Regolari.

1588

Vengono regolamentate le caratteristiche che un vescovo o un cardinale dovesse avere perché possa essere nominato. Non si potevano ammettere a queste dignità persone i cui parenti fossero stati colpiti da gravi censure morali, o gli illegittimi (situazione molto frequente allora, specie tra gli appartenenti alle famiglie nobili), e coloro che avessero avuto figli, anche da matrimonio contratto prima di assumere lo stato ecclesiastico. (7-pag146)

-Da tempo i frati lasciavano a desiderare in fatto di disciplina e i conventi erano diventati centri di politica, ove non di rado si tramava ai danni di principi e superiori e la nascita di nuove confraternite e congregazioni durante il XVI secolo ne era la risposta. Sisto intimò che in ogni convento fossero fatte rispettare le regole dell'Ordine  e che monaci e frati vi si confermassero. Per i riottosi, v'era il carcere e nei casi di ribellione, il tribunale dell'Inquisizione. (7- pag.115-116)

Anche le chiese, dovevano cessare d'essere luoghi di convegno e pubblici mercati, ridiventando santuari di preghiera. Vi si proibì ogni manifestazione non rispondente al carattere del luogo, come l'uso di acclamare gli oratori. (7-pag. 116

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