Venerdì, 19 Aprile 2024

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OSPIZIO DEI POVERI

Ai poveri che volevano, nonostante tutto, mendicare lo stesso, vengono riservati castighi e pene che potevano arrivare anche alla prigione.

L'amministrazione dell' istituto viene affidata a quattro deputati, con mandato annuale, due scelti dal potere civile e due tra i confratelli della Santissima Trinità. Il prelato tesoriere e il commissario della Camera avevano voce in capitolo nell'amministrazione. Questo istituto era dotato di una rendita di novemila scudi annuali, cinquemila venivano ricavati dalla gabella della legna e i restanti quattromila dalla tassa che pagavano i natanti che risalivano il Tevere trainati da bovini.

Siccome la cifra era insufficiente, con una nuova bolla del 1588,la Postulatratio, vengono accreditati all' ospizio ottocento scudi all'anno ricavandoli ta tanti benefici soppressi, cinquecento scudi che per quindici anni doveva un cero Magin Gabriele, ebreo veneto, quattromila scudi provenienti da una nuova tassa sulle carte da gioco, mille da un altro balzello sugli stracci, duecentocinquanta da alcuni affitti nella zona ebraica e la rendita di una mola di ponte Sisto. A tutte queste cose, viene ceduto gratuitamente il sale necessario dalla Camera Apostolica.

Morto Sisto V, i mendicanti ritornano per le strade, tanto che a soli dodici anni dalla dipartita del Pontefice così scrive il Fanucci: ... per Roma non si vede altro che poveri mendicanti e in tanto numero che non si può stare e andar per le strade che continuamente l'uomo non sia attorniato da questi  con molta mala soddisfazione del popolo e di essi poveri mendicanti, e in detto spedale ve ne sono molto pochi e per quanto ho avuto informazione fra poveri, ministri e serventi per l'ordinario non passa la quantità di centocinquanta persone, ma il più di tempo molti meno.
(da “Degl'istituti di pubblica carità ed istruzione primaria delle prigioni in Roma”anno 1842, del cardinal Carlo Luigi Morichini)

SISTONOSTRO!

Cosimo Gaci

Le bilancie della giustizia stanno del pari: tanto vien fatta ragione al povero quanto al ric­co: non si pone mente ai doni e favori... Pare che iufino le pietre abbiano riverenza a questo rigore e che ciascuno con pacifica tranquillità sotto la sua dolce difesa prenda riposo. Veramente il dito di Dio è qui.

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