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San Francesco delle Fratte. Un convento dimenticato


Il complesso di San Francesco ha sfidato con le forze dei suoi illustri personaggi otto secoli di storia giungendo ai giorni nostri in condizioni miserevoli, il convento, in quanto tale, è completamente diroccato, anche se alcuni muri portanti sono ancora in piedi, la chiesa seppur depredata e vituperata tenta una strenua resistenza grazie all’attenzione dei suoi attuali proprietari che l’hanno preservata con opere di mantenimento.
La storia di questi 800 anni partono dalla tradizione, che vuole che lo stesso San Francesco sia l'artefice del convento, ed è supportata da un'ampia letteratura: il Waddingo nel 1399 afferma che l’anno di fondazione è il 1232, il Benoffi parla del 1212, il Civalli, Piersimone e Pierandrea Galli, il Rinaldi, il Gambalunghiano e il Galanti ribadiscono la teoria dell’intervento del Santo. L’anno più verosimile di fondazione è il 1215, in quanto in questa data, San Francesco ebbe dai monaci farfensi di Santa Vittoria il Convento di Montefalcone e quindi si trovasse in queste zone. Il P.M° Giacomo Capitani da Castelfidardo, Padre guardiano dal 1873 al 1881, fa apporre un’iscrizione sul muro di destra dopo l'ingresso del Convento: Al Divo Patriarca Francesco, che passando per il Piceno, affascinato e attratto dal luogo solitario, qui si fermò per costruire il convento.
Nel manoscritto del Benoffi, conservato nella Biblioteca Oliveriana di Pesaro, si legge che fino al 1235 il convento era in altro luogo e in tale anno venne eretto dove si trova oggi: in contrada Cese tra Montalto e Montedinove. Infatti il primitivo sito era oltre il fiume Aso, ma problemi logistici locali fanno decidere di optare per altro luogo, la scelta viene demandata ad una coppia di tori che, con un giogo consistente in una pietra , che sarà utilizzata per il nuovo altare, vagano fino a fermarsi nel luogo attuale. Altra legenda vuole che lo stesso diavolo sia stato costretto a trasportare la pietra lasciando un’impronta su un bordo della stessa.
Locandina Conferenza croci Sin dal XV secolo nel giorno di Pentecoste si organizzava da Montalto una processione che partendo dalla Cattedrale raggiungeva il convento. La comunità donava in questa occasione la cera. Dopo il canto dei Vespri il Padre Guardiano offriva agli intervenuti un rinfresco consistente per lo più in confetture. Si ha notizia che nel 1444 il Legato della Marca, Cardinal Santacroce concedesse la presenza di soldati armati per mantenere l’ordine pubblico, cosa confermata nel 1476 da Papa Sisto IV e d’allora in poi fu costume la loro presenza alla testa del corteo sacro. (ho trovato una tal processione anche nell’anno 1610).
Uno dei personaggi di rilievo della storia del Convento è fra Salvatore Ricci, citato già nel 1517 nel registro degli Introiti ed esiti 1514-20, f. 122. Nel 1562 fra Salvatore è ancora vivente tanto da ricevere dal Ministro generale, Antonio de Sapienti da Augusta Pretoria , un encomio solenne “per la sua pietà, diligenza e carità mostrata (per circa 40 anni) verso il Convento, del quale ne aveva accresciuto il Patrimonio. Costui è lo zio (avunculus secondo le ultime teorie) di Felice Peretti che entra come Novizio nel Convento di Montalto, iniziando la sua ascesa che lo porterà al soglio pontificio con il nome di Sisto V.
Pur esistendo diverse date per l’inizio del percorso francescano di Felice Peretti, si adottano quelle proposte da Padre Isidoro Gatti che individua nel 1531 l’anno di ingresso come oblato, nel 1535 l’inizio del noviziato e la professione di fede nel 1536.Riferendosi alle Costituzioni Alessandrine così scrive il Parisciani: al termine dell’anno di prova, ottenuto dall’intera comunità il bonum testimonium, fra Felice viene ammesso alla professione dei voti con licenza del ministro o del custode o di un loro delegato (questa professione di voti viene attestata dal contemporaneo Padre Ilario Altobelli).
Il 15 ottobre 1652 il Pontefice Innocenzo X emana la bolla “Insturandae” che prevede la chiusura dei conventi più piccoli in Italia e nelle isole. Il Convento di Montalto non viene interessato. Si attestano 12 religiosi.
Nel 1810 il convento è soggetto alla soppressione napoleonica, riaprirà nel 1821.
Da una lettera, spedita nell’ottobre del 1835 dal Comune di Montalto al Padre Provinciale e al Ministro generale dell’ordine dei frati minori conventuali per perorare la sopravvivenza del convento di Montalto, se ne ha una descrizione [..]ubicato fuori del circondario murato, ma in poca distanza, in ottima situazione, con camere buone, e sufficiente a contenere dieci, e più Religiosi […] Ora nel ripetuto convento non esistono che due religiosi soltanto nelle persone del P. Luigi Baldassarri col titolo di Guardiano, e di un laico, col nome di Giuseppe, il primo quasi continuamente infermo, ed ambedue avanzati di età, tanto che vi è il dato, non indubbio, che fra non molto anderà a rendersi vacuo affatto.
Il 3 gennaio 1861 il convento è soggetto alla soppressione italiana e dal 1866 resta officiata la sola chiesa affidata a P. Francesco Emmanuelli di Monterado e al fratello laico Giovanni Giacchetti da Monterubbiano (1808-1875), mentre il convento in quanto tale viene chiuso.
Il 19 luglio 1876 si attesta l’acquisto del Convento, grazie all’intervento economico di Giacomo Massimauri, sindaco di Montalto, da parte di P. Giacomo Capitani da Castelfidardo, autorizzato dai suoi Superiori, per un importo di lire 1609,36. Il Capitani, dopo aver rimborsato al Massimauri la cifra anticipata, si impegna a pagare le restanti rate. Nell’atto notarile oltre i confini del convento vengono citate le proprietà relative: lo stabile del convento con la chiesa, il cortile, l’orto, il pozzo, i fondi rustici e il bosco ceduo siti in contrada Cese situato nel territorio di Montalto e Montedinove.
Ottenuta la piena proprietà, il 27 maggio 1880 il P. Generale Bonaventura Soldatich vi apre il primo Probandato in Italia dopo l'ultima soppressione per gli aspiranti all'Ordine dal titolo “Collegio delle Missioni orientali”, affidandolo al P. Giacomo Capitani. Questo probandato fu soggetto fino al 16 novembre 1891 direttamente al Padre Generale dell'Ordine. L’Assessore anziano Giovanni Massimauri del Municipio di Montalto ricorda al Padre Capitani quali sono le norme per l’apertura di una scuola ecclesiastica nelle more delle circolari del ministero della pubblica istruzione del 18 dicembre 1872 e del 22 dicembre 1874: “Queste (more) prescrivono che ogni anno le autorità preposte a tali istituti debbano mandare all’autorità scolastica provinciale l’elenco degli Ufficiali addetti alla istruzione ed alla educazione , e quello dei convittori ed alunni. In quest’ultimo deve essere notata l’età di ciascheduno, perché non possono tenersi in tali istituti alunni di età inferiore ai dodici anni, e l’insegnamento deve aggirarsi unicamente nella latinità e scienze teologiche e morali, escluso quello elementare. E’ pure vietato ammettere a tali scuole alunni secolari. Nel 1889 viene creata una succursale presso il Convento di Montottone con dodici alunni guidati dal Padre Maestro e guardiano Filippo Gattari.
Il 23 settembre 1909 il Noviziato (ormai con pochi elementi) viene trasferito ad Osimo per ordine della Santa Sede.
Dell’ultimo periodo di attività del Noviziato è la richiesta indirizzata al P. Provinciale che evidenzia le gravi criticità del Convento di San Francesco:
-La Chiesa aveva necessità di paramenti per l’usura eccessiva degli esistenti
-Per i Novizi c’era bisogno di una dozzina di sottocoperte di lana
-Il Convento richiedeva riparazioni nell’ala del noviziato, nella copertura del camerone e anche il tetto della Chiesa necessitava di interventi
-Il pozzo andava ingrandito per non dover acquistare di continuo acqua
-Il lato nord e in particolar modo in corrispondenza del finestrone necessitava di uno “sperone” per la preoccupante presenza di “screpolature”
-Nuovi breviari per i Novizi essendo quelli esistenti insufficienti o non più utilizzabili, venivano richieste anche copie della “Regola” e delle “costituzioni”.
Dal probandato di Montalto passarono circa 300 giovani tra probandi, novizi, professi, chierici e laici provenienti da varie regioni d’Italia e diversi anche dall’estero, di costoro circa 160 restarono nell’Ordine.
Nel 1909 Il vescovo di Montalto Mons. Luigi Bonetti invita i francescani a prendere possesso del convento di San Tommaso Bechet a Montedinove, già dei Minori Riformati. Il convento di Montalto, non essendoci frati sufficienti per entrambe le strutture, chiude (anno 1911), pur restando affidato alle cure del Padre Guardiano di San Tommaso, Luigi Guglielmi. Vi resta solo un colono al quale vengono dati per uso abitativo alcuni locali al primo piano. Il convento viene affidato nel giugno del1915 a nove suore dell'Immacolata Concezione di Ivrea, aggregate all’ordine francescano, con venti orfanelle di origine italiana profughe da Costantinopoli per la guerra , la loro permanenza si protrasse fino al 24 ottobre 1915 allorché furono trasferite a Burolo (TO), vicino alla loro casa madre di Ivrea.
Il convento per un brevissimo tempo fu requisito per i profughi della guerra (dal 7 nov.1917 al feb. 1919).
Nel 1919 il P. Vicario Generale Domenico Tavani dà la facoltà al P. Provinciale Antonio Rocchetti di riaprirvi il Noviziato, cosa che avviene l’anno successivo. Si registrano sette Novizi guidati dal P. M° Luigi Offidani da Montappone, che resta in carica fino al 1922, indi il noviziato viene spostato a Montedinove (3 nov. 1923). Con il 1922 si la chiusura del Convento.
Nel novembre del 1929 il Padre Provinciale Alfredo Cesari consente l’utilizzo dell’ex convento, con la formula dell’affitto, per la creazione di un Istituto dal titolo “Rifugio di San Francesco” per una scuola di agraria dipendente dalla cattedra di Agricoltura di Ascoli Piceno, con annesso convitto con una capienza di 30 studenti. Detto convitto adeguatamente restaurato, con luce elettrica, ed acqua potabile viene dotato di mobili e suppellettili. L’importo di locazione è pari a 12000 lire annue, cifre mai corrisposte se non in piccoli acconti. Il presidente della Cattedra lamenta che, mentre le trattative per la locazione erano in atto, i Frati avevano tagliato molti alberi nei pressi del Convento, informando di questo presunto abuso il Podestà di Montalto .
Non avendo avuto l’Istituto sovvenzionamento statale si regge con contributi di enti locali.
Il direttore della Cattedra, F. Francolini, delinea con una circolare del 1931 le finalità del Podere di Addestramento di Montalto, così scrive: Lo scopo è quello di creare il futuro “vergaro”, capace di comprendere, senza quella resistenza passiva , che è stata sempre di grande ostacolo al progetto agrario, le norme dell’agricoltura razionale e applicarle con intelligenza e competenza.
Nel novembre 1932 il direttore della Cattedra Ambulante si rende disponibile nei confronti del Padre Provinciale dei Minori Conventuali Alfredo Cesari a trattare l’acquisto del Rifugio di San Francesco di Montalto. Il Podestà e il Monsignor Luigi Ferri, vescovo di Montalto appoggiano la cosa, osservando che ormai la struttura in questione non è più sede di attività religiose. L’importo proposto è di lire 50.000, ma a questo punto un nuovo soggetto entra in campo il commendatore Davide Ciampini, avvocato di cassazione in Ascoli e terziario francescano, che si offre di acquistare la proprietà in questione.
Il 28 febbraio 1933 viene redatta una scrittura privata tra il Padre Alfredo Cesari e il commendatore Davide Ciampini che ha come oggetto la vendita del Convento, della Chiesa, del terreno (circa 16 ettari), della casa colonica, abitata dal colono Clementi, con annessi e con le scorte vive e morte .
Del 23 maggio 1933 è la lettera indirizzata al Padre Nardi nella quale l’Avvocato esprime le sue emozioni e i suoi intenti, così scrive:
“….E’ vero e ne sento tutta l’intima gioia, che io subito mi sono accinto a restituire all’antico prestigio quella chiesa che per abbandono dei frati, prima fu messa a disposizione di profughi e ridotto poi a magazzino in balia dei topi. E’ vero che ho fatto decorare il coro, è vero che ho fatto illuminare l’altare delle reliquie, così deplorevolmente abbandonato, è vero che ho fatto mettere la luce elettrica sotto le stazioni della Via Crucis, è vero, insomma, che ho fatto quanto era nel mio programma interiore tutto inteso al decoro di quel luogo sacro e al ricordo del Santo, per la sua Venerazione e per la gloria di Dio”.
Il 7 maggio 1934 con atto del Notaio Giuseppe Natali di Rotella si ha la vendita del Convento di San Francesco con terreno annesso. (Rep. 1873/1141). I contraenti sono l’Avvocato Davide Ciampini che acquista da Padre Fedor Nardi con la qualifica di procuratore (del Rev. Daniele Candido, del Rev. Don Bartolomeo dal Monte, del Rev. Don Francesco Balsimelli, del Rev. Don Luigi Verducci, del Padre Don Francesco Laner e del Rev. Don Giovanni Salvucci).
Il Ciampini acquista per un importo di 50000 lire:
-tutti gli immobili e cioè l’intero fabbricato con gli annessi compreso quello che in esso vi è contenuto ad eccezione delle cose sacre,
-tutto il terreno che circonda l’ex convento confinante con le proprietà Candidori, De Angelis, Del Duca Giugni,
-la casa colonica abitata dal colono Clementi con annessi e accessori,
-l’icona detta Madonnetta.
Il Ciampini, inoltre, per quel che riguarda la chiesa si impegna a mantenerla nello stato nella quale essa si trova, con facoltà di farla diventare cappella gentilizia con sepolcro familiare. Altresì l’Avvocato dichiara di sottomettersi alla volontà del Vescovo di Montalto per quello che vorrà fare, a sue spese, in quella chiesa per il culto. Per quel che riguarda le cose sacre contenute nella chiesa (tra cui gli altari, le reliquie e la campane) il Ciampini si impegna a conservarle e comunque rimarranno sotto la sorveglianza del Vescovo e non potranno essere asportate da nessuno. Se la Chiesa venisse sconsacrata, gli oggetti sacri ritornerebbero nel possesso dei Frati Minori, mentre l’edificio sarebbe nella piena disponibilità dell’acquirente.
Con una lettera del 14 agosto 1942 di Alessandro Antonelli della Procura generale dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali al Padre Provinciale si comunica che la Sacra Congregazione dei Riti ha dato parere favorevole affinché l’Avvocato Ciampini possa rendere la Chiesa di San Francesco sede della tomba di famiglia. Tale “grazia” viene concessa in virtù del fatto che nella domanda dell’Avvocato vi era il proposito “della restituzione di quella Chiesa ai suoi antichi padroni”.
Gli effetti della seconda guerra mondiale interessano anche l’ex convento di Montalto tanto che il Vescovo di Ascoli, Mons. Ambrogio Squintani (1936-1956) ricorda che truppe tedesche trovarono alloggio nel convento che divenne così “luogo di scempio e vituperio”. Paramenti sacri furono visti sul dorso di muli che seguivano i militari tedeschi.
Il I settembre 1951 un terremoto del VII grado della scala Mercalli fa crollare parte del tetto della chiesa, distruggendo diverse cose all’interno. Il crocefisso ligneo, dove vuole la tradizione avesse pregato lo stesso San Francesco, resta intatto. Nella serata dello stesso giorno il Ciampini porta via il Crocefisso dalla chiesa.
Del 29 settembre 1951 una lettera del Ciampini che ricorda le sua attenzioni nei confronti del convento acquistato. Inizia ricordando di aver offerto una cifra superiore a quella proposta dal rappresentante della Scuola di agraria per evitare la vendita a profani, di aver fatto celebrare nella chiesa di tanto in tanto funzioni religiose, di aver offerto ai conventuali il convento, durante la II guerra mondiale, per sottrarlo alla razzia tedesca, senza ottenere risposta da parte dei religiosi con il risultato che ci fu razzia. Nel 1951 il complesso viene messo a disposizione dei Sacramentini di San Benedetto del Tronto per le loro vacanze estive. In seguito al terremoto con il crollo di parte del tetto della chiesa, gli altari vengono sistemati in sacrestia, il crocefisso portato , per preservarlo da furti e da danneggiamenti a causa delle intemperie, nell’abitazione patronale di Ascoli Piceno. Il Crocefisso verrebbe restituito alla chiesa subito dopo il restauro della stessa e con la seguente riapertura al culto.
1960, novembre. Il dottor Franco Emidi si trova a visitare l’ex convento e la chiesa di San Francesco di Montalto. Nella sua relazione riporta di aver trovato il portone (della chiesa) socchiuso, con presenze inequivocabili di usi non consoni al luogo, il tetto sconnesso dal quale filtrava in più punti acqua piovana che però non bagnava l’affresco che rappresentava la Madonna con Bambino e Santi con l’iscrizione che ricordava come Donna Flora da Ancona avesse nominato suo erede fra Salvatore e che costui avesse avuto il compito di far dipingere questo affresco. La presenza della grande pietra dell’altare maggiore e il coretto in legno intagliato dietro il suddetto altare colpiscono il visitatore. Anche il convento viene menzionato con il suo corridoio di ingresso, “posto a ridosso del lato sinistro della chiesa, con a ridosso gli ambienti delle cucine che erano prospicienti gli orti”. In fondo al corridoio (nella ex sacrestia) erano visibili arredi e residui di metalli lavorati. Le cucine presentavano un tetto quasi completamente crollato con detriti e acqua in abbondanza, vengono rinvenute due tele (scomparse già cinque giorni dopo, allorché viene fatto un ulteriore sopralluogo), una delle quali probabilmente rappresentava il Concilio di Trento (a conferma di ciò fu l’osservazione di una serie di vescovi seduti in assemblea).
A destra dell’Altare maggiore in chiesa fu notata la pala lignea rappresentante il Cristo crocifisso con la relativa iscrizione. Informato immediatamente il Vescovo di Montalto, mons. Dante Emidi (zio del dottor Franco), il Crocifisso viene rimosso e affidato alla custodia delle monache Clarisse, indi verrà portato ad Urbino per il restauro.
Dalla Lettera dell’Avvocato Ciampini del 16 gennaio 1964 al P. Provinciale dell’Ordine dei Padri Conventuali si ribadisce la volontà dell’Avvocato di voler restituire il Convento, alla sua morte, ai Minori Conventuali.
Si resoconta che con il terremoto del 1951, il successivo abbandono dei fabbricati incentivò i furti e che a sue spese fece riparare il tetto, salvando e custodendo il Crocefisso bizantino che è in consegna al Vicario del Vescovo di montalto, Dante Emidi. Le poche reliquie rimaste vennero “chiuse” in una cappellina laterale. I danni della scossa tellurica vennero valutati in 8 milioni di lire, cifra che alla data della lettera ancora non era stata ancora saldata.
Il Ciampini propone al Padre Provinciale dell’Ordine di “riprendere in restituzione” la chiesa e il semidiroccato ex convento ricordando che con essi si rientrava in possesso del Crocefisso, delle campane, dei pochi oggetti rimasti, dei quadri, senza contare la succitata cifra di 8 milioni. L’Avvocato si riserva il bosco e il terreno circostante assicurando che né lui, né i suoi eredi ostacoleranno in alcun modo la ricostruzione della chiesa e l’annesso fabbricato.
In seguito a ulteriori richieste di chiarimenti dei francescani nel luglio del 1964 l’Avvocato Ciampini scrive al ministro Provinciale Giovanni Marinelli analizzando i luoghi e le richieste del Padre Provinciale, specificando cosa cederebbe ai francescani per favorire il loro “pregare, conversare, leggere all’aperto nel luogo che è sempre romito e saturo di silenzio spirituale”. Così si esprime:
“ E poiché Lei vuole che io determini bene la parte che io intenda cedere, Le ripeto che io cedo il diritto (protetto dalla legge) per la riparazione dovuta ai danni del terremoto, in base ad una perizia del geometra Rossi, depositata al Genio Civile, con l’uso comune dell’ampio viale d’accesso che dalla strada provinciale presso la Madonnetta, arriva al convento; cedo l’uso comune del piazzale d’arrivo al Convento pieno di verde e di piante e del belvedere che dal convento a nord arriva fino al piccolo piazzale da cui si ammirano tutte le Marche e la vallata dell’Aso fino al mare. Se Lei desidera il parco ai fini spiegati, l’assicuro che il poco spazio di bosco scosceso non è il parco che Lei desidera e non serve ai fini spirituali ai quali Ella allude”.
Nel 1965 un nuovo soggetto compare sulla scena: La signora Joj Merlin con il “Progetto recupero del convento San Francesco”.
La Merlin reputa di poter riaprire il Convento di San Francesco di Montalto con contributi provenienti dagli Stati Uniti. La sua visione prevede che il luogo sia adibito al ritiro di Padri anziani che dirigeranno la ricostruzione fisica del Convento e che al momento giusto accoglieranno i Padri conventuali di tutto il mondo che volessero soggiornare per un periodo di riposo o di studio. Accanto a questa idea ne vengono proposte altre per rendere il sito produttivo e redditizio. Le considerazioni del Ministro Provinciale alla signora, tra le altre cose, riguardano il pensiero della Provincia francescana inerente il Convento in questione: “pur apprezzando il valore storico del convento di San Francesco in Montalto, la Provincia religiosa non ha mai preso in seria considerazione il recupero e il riattamento del medesimo, perché non risponde alle attuali prospettive di apostolato nelle quali la Provincia è impegnata. Il luogo è fuori mano, inadatto a concrete utilizzazioni sia per un collegio sia per un nucleo efficiente di Padri”
Il 25 luglio 1971 il Notaio Dante Flaiani pubblica i testamenti olografi del Cav. Di Gran Croce Avv. Davide Ciampini (1887-+2 ott. 1971). Il testamento, redatto il 9 febbraio 1964, cita la restituzione ai frati minori conventuali dell’ex convento di Montalto e così recita:
“ Ho restituito il Convento di Montalto ai Minori conventuali, con lettera nelle mie carte. Solo il Convento e cioè la Chiesa, tutti gli oggetti sacri rimasti nel Convento, ed anche ho dato ai frati quell’eventuale liquidazione dei danni del terremoto, per cui, se non erro, fu accertato un danno di otto milioni, per cui è incorso una pratica al Genio Civile. Il tetto della chiesa l’ho riparato io, spendendo mezzo milione che va a vantaggio dei minori conventuali”.
La restituzione citata nel testamento viene di fatto negata sia da Beatrice Portinari, vedova Ciampini che scrive al Padre Provinciale dei frati Minori Conventuali Lanfranco Serrini, comunicando di non aver trovato nessun atto legale tra i documenti del marito riguardante la restituzione del Convento di Montalto, sia da una delle figlie dell’avvocato, Cornelia Ciampini in Amico che nega la donazione dell’ex Convento francescano di Montalto, affermando che la donazione era stata proposta ma mai perfezionata: “donazione non accettata dal donatario, esplicitamente, poiché proposta in termini non graditi. Ne seguì una revoca di pieno diritto”.
Nel 1976 Il nipote del Ciampini, il conte Gerardo Vatielli con atto del notaio Mario Leone (n.84656/1976) ne diventa proprietario.
Concludendo, come appare chiara la volontà del Ciampini di restituire la struttura francescana agli antichi proprietari così è fin troppo evidente la ritrosia di costoro a riprenderla. La risposta del Ministro provinciale alla signora Merlin esplicita in modo inequivocabile e definitivo il pensiero della Provincia francescana.

Notizie relative al Crocefisso
Il Crocefisso era situato nell’omonima cappella, molto probabilmente, nella seconda delle tre cappella laterali esistente ancora nel 1815 e successivamente distrutta insieme a quella dedicata a Sant’Antonio di Padova poste sul lato destro della chiesa con orientamento sud. Il Crocefisso quindi viene spostato all’interno della navata con un altare dedicato. Il Padre Francesco Balsimelli nel primo decennio del 1900 descrive il manufatto come una antica pittura su tavola, racchiusa da una cornice tonda, dorata con cristalli, riparata da una tendina, opera del montaltese Attilio Latini (che interviene anche sui marmi dipinti dell’altare). Il crocefisso in questione viene menzionato sia Andrea Galli che dal Gambalunghiano che affermano che davanti ad esso il Serafico si inginocchiava in preghiera Sopra l'altare del SS Crocefisso vi era questa iscrizione: “ SS. hanc Crucifixi Iconem – Ab immemorabili heic venerationi- A Seraphico P. S. Francisco - Hac in Ecclesia positam fuisse – Memoriae proditum est”. (trad.: E’ tramandato che questa immagine del santissimo Crocifisso, venerato qui da tempo immemorabile, fosse stato posto in questa chiesa dal serafico Padre San Francesco.)
7 maggio 1934 Dal contratto di acquisto del l’ex convento da parte dell’avv. Ciampini: Il Ciampini. per quel che riguarda la chiesa, si impegna a mantenerla nello stato nella quale essa si trova, con facoltà di farla diventare cappella gentilizia con sepolcro familiare. Altresì l’Avvocato dichiara di sottomettersi alla volontà del Vescovo di Montalto per quello che vorrà fare, a sue spese, in quella chiesa per il culto. Per quel che riguarda le cose sacre contenute nella chiesa (gli altari, le reliquie e la campane)il Ciampini si impegna a conservarle e comunque rimarranno sotto la sorveglianza del Vescovo e non potranno essere asportate da nessuno. Se la Chiesa venisse sconsacrata, gli oggetti sacri ritornerebbero nel possesso dei Frati Minori, mentre l’edificio sarebbe nella piena disponibilità dell’acquirente
1935, 29 agosto Il sovrintendente all’arte medioevale e moderna per le Marche e la Dalmazia scrive al Ministro Provinciale Cesari e al Comm. Davide Ciampini sottolineando che la croce duecentesca, la campana datata 1263 e tutti gli altri oggetti che il loro carattere sono riconducibili ad esse, presenti nella chiesa e nel convento di Montalto sono sottoposti a tutti gli effetti giuridici al codice delle antichità e degli oggetti d’arte.
Il I settembre 1951 un terremoto del VII grado della scala Mercalli fa crollare parte del tetto della chiesa, distruggendone diverse cose all’interno. Il crocefisso ligneo, resta intatto. Nella serata dello stesso giorno il Ciampini porta via il Crocefisso custodendolo nella propria casa di Ascoli con la promesso di restituirlo alla chiesa subito dopo il restauro della stessa e la relativa riapertura al culto.
Dell’ 8 0ttobre 1951 è la lettera di Padre Martinelli della Curia provinciale di Osimo al Padre Vicario Generale.
[…] in merito al valore artistico del crocefisso e notizie storiche intorno al medesimo, si hanno ben poche cose: la figura di Nostro Signore è dipinta su tavola in forma di croce, stile bizantino, di epoca non conosciuta esattamente. Si afferma senza alcun documento storico che sia del secolo VIII; pare invece che sia del secolo XIII o XIV.
Non è troppo ben conservata l’immagine di Nostro Signore: i capelli deturpati da un pennello profano, mentre i piedi sono corrosi dalle intemperie […]
Novembre 1960 da una ricognizione effettuata dal professor Franco Emidi fu notata in chiesa
a destra dell’Altare maggiore la pala lignea rappresentante il Cristo crocifisso con la relativa iscrizione. Informato immediatamente il vicario del Vescovo di Montalto, Dante Emidi (zio del dottor Franco), il Crocifisso viene rimosso e affidato alla custodia delle monache Clarisse, indi verrà portato ad Urbino per il restauro.

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* Tratto da “ Gli otto secoli del Convento di San Francesco delle Fratte” di Aniello Gatta .

 

 

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