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L'ADDIZIONE SISTINA DI MONTALTO

L'interesse e l'attaccamento di Felice Peretti alla sua terra di origine si evolve in relazione al posto ricoperto dalla persona nella gerarchia ecclesiastica.

Le sue iniziative determinarono lo sviluppo economico e sociale oltre che urbanistico di Montalto, che senza la sua presenza non avrebbe trovato né i motivi né le occasioni per assurgere al titolo di Città.

Come nel caso di Loreto, è infatti la volontà dell'uomo, più che la potenzialità dell'insediamento, a creare le premesse per piani ambiziosi che non trovano giustificazione nella realtà; infatti con la sua morte cessa, nel caso di Montalto, ogni stimolo alla continuazione e completamento delle opere da lui commissionate.

Il suo costante interessamento per lo sviluppo di Montalto non era alieno da preoccupazioni politico-amministrative, quale quella ad esempio di creare un nuovo Presidiato da interporre tra Ascoli e Fermo, così che scontentando entrambi poneva fine alle rivendicazioni territoriali reciproche ( 1 ).

Per quanto riguarda le iniziative di Felice Peretti a favore di Montalto, come detto, esse subiscono, pur nella continuità d'intenti, indirizzi diversi in relazione alle cariche che egli ricopre.

Alla nomina nel 1570 a Cardinale i suoi intenti appaiono duplici e convergenti : opere di rinnovamento urbano all'intemo della città fortificata ed iniziative volte ad introdurre elementi di sviluppo economico e sociale fra la sua popolazione.

Eletto Papa, il suo disegno diviene ancora più ambizioso, agendo sempre su due terreni complementari finalizzati a creare le condizioni giuridico-amministrative che implicitamente potranno giustificare il piano di ampliamento della Città.

La Città preesistina

L'insediamento fortificato di Montalto trova le sue origini in età alto - medioevale dalla fusione di due nuclei abitati: Monte Patrizio e la Rocca.

L'ipotesi della fusione, fenomeno per altro molto frequente in quel periodo nel territorio marchigiano, è avvalorata dalla persistenza dei termini originari nell'attuale toponomastica e dalle caratteristiche del tessuto urbano ed edilizio che, pur tra le trasformazioni subite, ancora mantiene alcune caratteristiche che avvalorano la tesi formulata.

Il nucleo di Monte Patrizio si sviluppa intorno all'attuale P.zza G. Leopardi, area quest'ultima ancora oggi detta del «Cassero»(2). Il secondo insediamento, la «Rocca», sorge più a valle intorno alla via omonima, ed è l'area che ha subito le trasformazioni più profonde, soprattutto in epoca sistina, quando una parte dell'edilizia fu demolita per lasciare spazio all'ampliamento della città.

La saturazione dell'area frapposta fra i due nuclei completa il tessuto urbanistico della città che viene fortificata intomo al secolo XIV per i 2/3 del suo perimetro; il versante orientale, invece, viene lasciato sguarnito in quanto difeso naturalmente da un alto dirupo.

Alla città murata si accede da due porte merlate risalenti al secolo XIV: Porta Patrizia rivolta verso l'Ascolano e Porta Marina, sul versante opposto.

Nel 1555 «Montalto era racchiuso nelle due porte, Patrizia e Marina, e nei dieci fortilizi e torrioni di cui rimangono tutt'ora tracce evidenti. Poche chiese nell'interno e pochi palazzi degni di questo nome. Le case piccole e numerosissime, erano serrate strettamente le une alle altre e i muri estemi di quelle fabbricate all'ingiro tra i fortilizi formavano le mura castellane» (3). La consistenza demografica dell'insediamento nel 1573 è contenuta nella relazione della visita apostolica di Mons. G.B. Maremonti effettuata alla diocesi di Ripatransone (4) : delle tre parrocchie esistenti S. Maria in Colle è la più numerosa essendo costituita da cinquanta famiglie, le altre due S. Giorgio e S. Pietro, sono di minore consistenza numerica.

L'edilizia all'interno dell'abitato è costituito per la maggior parte da tipologie a schiera affiancate da rarissimi palazzi signorili.

Donna Camilla Peretti, sorella del Cardinal Montalto, nel 1573 vende la casa patema situata nella parte alta del paese vicino a San Nicolo e affacciantesi sulla piazza, l'attuale Piazza Umberto 1°(5). Successivamente, il 21 luglio 1576, acquista «quattro case nella zona da basso vicino alla chiesa di San Pietro» (6) per farne una degna residenza cardinalizia.

La nuova abitazione della famiglia Peretti, identificabile con l'attuale Palazzo Massimauri, resta tale fino alla morte di Sisto V, anche se sin dai primi anni del suo pontificato si attendeva alla realizzazione dell'imponente palazzo «dell'Illustrissima et Eccellentissima Signora» nella nuova piazza extra moenia, di cui parleremo più avanti.

Gli edifici di culto sono complessivamente quattro di cui tre parrocchie, come già visto nella relazione del 1573, e San Nicolo, oratorio e sede della confraternita del SS. Sacramento, tutt'ora conservato in Piazza Umberto 1° nelle sue caratteristiche architettoniche derivate da una ristrutturazione seicentesca (7). Delle tre parrocchie, Santa Maria in Colle, Collegiata prima e Cattedrale nel 1586, è attualmente trasformata in cinema; San Pietro tutt'ora esistente in prossimità del «Castello della Rocca», fu ristrutturato nei primi anni del XVII secolo ; San Giorgio non è identificabile giacché doveva sorgere nell'area limitrofa a San Pietro e demolita per la realizzazione dell'ampliamento sistino (8).

La realizzazione anche se parziale di quest'ultimo ha cancellato l'assetto viario che presumibilmente collegava la città murata e le sue porte all'intorno territoriale.

È probabile infatti che al contrario di Porta Patrizia tuttora comunicante con la via Ascolana, Porta Marina si collegasse al percorso di fondo valle che costeggia il fiume Aso, ed alla viabilità del versante opposto, affacciantesi verso l'attuale Rotella. La biforcazione delle due strade circoscriveva il Monte della Croce, Montaltello, «spianato» per volontà sistina ed il cui nucleo abitativo in età alto-medioevale andò ad unirsi amministrativamente a quelli di Monte Patrizio e della Rocca.

Come detto in precedenza, alla nomina a Cardinale di Felice Peretti corrisponde un suo attento interessamento ai fatti ed alle necessità del suo paese natale.

Dopo otto anni dall'elevazione a porporato, la Camera Apostolica di Roma concede a Montalto il diritto di tenere il mercato settimanale (9) ; non è illogico pensare che dietro a tale provvedimento di notevole rilevanza economica per un borgo con poche potenzialità di sviluppo come Montalto, non vi sia, seppur non provato, l'interessamento del potente montaltese.

Nello stesso anno, il Cardinale nell'intento di «eccitare i giovinetti allo studio delle buone discipline, e anzitutto della grammatica, e procurare che le loro svegliate intelligenze non solamente siano messe in grado di dare un saggio del loro valore, ma anche di poter lavorare a profitto proprio e degli altri, spontaneamente... ha donato a titolo di pura, semplice, ed irrevocabile donazione,... scudi mille e trecento di moneta della Marca.. .»(10). Nell'atto notarile, stipulato in Roma l'11 ottobre 1578, è compresa inoltre la donazione di cinque case «... delle quali case vuole e comanda che una si debba tenere ad uso della scuola pubblica, l'altra per l'abitazione del Maestro, la terza sia per l'abitazione delli scolari della Comunità di Porchia, la quarta di quelli di Patrignone, la quinta della Comunità di Montedinove...».

Il Cardinale incarica l'ingegnere Pompeo Floriani di progettarne l'adeguamento e le trasformazioni conseguenti (11).

La documentazione esistente non permette di individuare la localizzazione delle case donate dal Cardinale, che di sicuro comunque si trovavano all'interno della città fortificata.

La vecchia scuola invece si doveva trovare nel luogo indicato come l'attuale sede della Cattedrale (12).

Nel febbraio dell'anno seguente, 1579, con altro atto notarile stipulato anch'esso in Roma, instituì il medico condotto, donando altri mille scudi «dai cui frutti semestrali dovevasi mantenere il dottore e provvederlo anche di casa, ben arredata, sino al punto di assegnare una somma anche per le riparazioni» (13).

Il Piano Sistìno

Durante il suo pur breve pontificato (1585-1590) Felice Peretti ha la possibilità di attuare i disegni innovativi che era andato maturando attraverso le varie fasi della sua vita religiosa; opera con grande ambizione ma anche con altrettanta concretezza.

La razionalità e la determinazione che contraddistinguono il suo operato, gli derivano dalle ferme convinzioni che «la scienza, intesa come ratio, diviene strumento di conoscenza e di progresso, e la perfezione (perfectio cioè effettivo accadimento) costituisce un valido e definitivo esempio da proporre ed imporre» (14).

Il campo di azione di Sisto V non si limita a Roma, ma si estende anche a Recanati, Loreto e Montalto; soprattutto le ultime due infatti, saranno oggetto di completo rinnovamento non soltanto negli aspetti giuridico-amministrati vi e di ordinamento pubblico, ma anche nel loro assetto urbano che verrà così integrato da nuove strutture.

Attuatori dei programmi urbanistici ed edilizi di Sisto V sono l'architetto Domenico Fontana, progettista delle opere romane, e l'ingegnere militare di origine maceratese Pompeo Floriani, della cui opera il Peretti si era avvalso da porporato.

Nel maggio del 1587 «capitan Pompeo» esegue opere di rilevamento in Montalto sia nella «città» che al «monte» (15); il mese successivo trasmette a Roma un bozzetto del nuovo disegno dell'ampliamento urbano, bozzetto che sarà sottoposto all'approvazione del Pontefice e probabilmente dell'architetto Fontana.

Quest'ultimo già impegnato nelle opere lauretane, esegue un sopralluogo a Montalto nell'ottobre successivo (16).

L'addizione felice da realizzare in entrambe le città marchigiane nasce da due convinzioni del Pontefice: ampliare nel pieno rispetto del preesistente, o meglio della città murata, e potenziarne le attività commerciali e sociali agevolandole attraverso la concessione di «privilegi ed esenzioni a chi abiterà i nuovi luoghi» (17).

Il disegno della nuova città è lasciato ai tecnici, soprattutto al Floriani, che prevedono un ampliamento cinto da fortificazioni rispondenti ai nuovi criteri difensivi, derivati dall'introduzione delle armi da fuoco.

Quale fosse realmente il disegno della «città nuova» non è possibile stabilirlo a causa della mancanza di documentazione, contrariamente al caso di Loreto, ma una immagine comunque attendibile è data da due affreschi posti rispettivamente uno nella lunetta del Salone Sistino in Vaticano e l'altro nella Sala della Conciliazione in Laterano. Detti affreschi, ispirati dal bozzetto in gesso eseguito dal Floriani(18), rappresentano la nuova città extra moenia, in stretta correlazione con l'esistente ma contemporaneamente in contrapposizione (figg. 1-2).

Al contrario del borgo medioevale, infatti, la città felice è disegnata secondo uno schema a maglia ortogonale che delimita le aree dei lotti entro i quali i beneficiari dei privilegi ed esenzioni avrebbero costruito le loro abitazioni e dato vita a nuove attività. Le strade diritte ed ampie collegano due piazze, di cui una immediatamente adiacente alla città murata.

Il Pontefice aveva dato chiare indicazioni sul luogo dove realizzare il disegno dell'ampliamento, tant'è vero che il Patriarca di Gerusalemme, Mons. Biondi, il 3 febbraio 1588 scrive a Pompeo Floriani riferendo «che Sua Santità vuole che si pigli il piano della porta da basso et quello si vada seguitando con dolcezza buttando il terreno verso la valle di San Giorgio, et dall'altra parte da bora, et disegna dove è la chiesa di San Pietro che andrà per terra di far la piazza del mercato che sia spatiosa et grande» (19). Con altra lettera datata 20 febbraio, Mons. Biondi prosegue a riferire al Floriani «che poiché Vostra Signoria havea cominciato di spianar dal piano di San Pietro, il Pontefice si contentava, che si seguitasse, ma che volleva poi in ogni modo, che si cominciasse a quello della porta buttando il terreno verso San Giorgio da quella parte, sostenendo la terra con quel miglior modo, che si può, poiché in ogni modo vuole che la muraglia della città nuova cominci da quella parte in modo, che San Giorgio sia dentro,... et m'ha ordinato che le scriva che non vuoi che si tocchi la Città vecchia in luogo alcuno» (fig.3)(20).

È chiaro l'intento pontificio di attribuire alla piazza «nobile et grande» un ruolo che va ben oltre quello dell'attività commerciale relativa al mercato; essa è ideata per costituire il polo urbano di congiunzione tra la città preesistina e la nuova addizione, allo stesso modo le sue emergenze architettoniche sono punto di riferimento nel paesaggio del territorio.

Montalto infatti con la bolla «Super ecclesias» (21) nel 1586 era stata elevata a Città e Diocesi, ed il 13 dicembre dello stesso anno con il breve «Postquam nos»(22) divenendo Presidiato concretizzava completamente il disegno più ambito cui una comunità di quelle proporzioni e potenzialità poteva aspirare.

Da quanto è possibile rilevare dagli affreschi, il piano sistino aveva dimensioni più estese rispetto a quanto è attualmente riscontrabile: la terra ricavata dallo «spianamento del monte», iniziato il 1° dicembre del 1587 (23), doveva essere contenuta dalla nuova cinta muraria, permettendo così di ampliarne i limiti geografici.

La mancanza di indicazioni progettuali più particolareggiate impedisce di ricostruire quello che poteva essere la reale estensione del reticolo viario interno ed i rapporti che regolavano il dimensionamento dei lotti.

L'unica ipotesi di ricostruzione possibile, attraverso i dati riportati dalle fonti documentarie, riguarda la piazza.

La sua localizzazione limitrofa alla chiesa di San Pietro, è a quota del piano di Porta Marina ed ha dimensioni simili alla piazza della vicina Ascoli Piceno (24).

La sua delimitazione geografica è data ad est dalla Cattedrale di rimpetto al Palazzo della Signora (Camilla Peretti), dal Palazzo del Vescovo e del Governatore (25) (fig. 4).

Confrontando la documentazione storico-archivistica con la planimetria dell'attuale piazza, si evidenzia il disegno originario di questo spazio urbano. I rilievi eseguiti dimostrano che l'edificio dell'«Illustrissima et Eccellentissima Signora» aveva le fondazioni ben più arretrate rispetto all'odierno palazzo destinato a Seminario. Nell'area dell'attuale cortile infatti sono ancora visibili i ruderi di murature che testimoniano l'impianto di una tipologia di edilizia specialistica di notevoli dimensioni. Nell'ipotesi di ricostruzione della piazza il limite occidentale è dato dunque dall'originario allineamento del Palazzo e ad est dalla Cattedrale, con l'esclusione del portico aggiunto nel secolo scorso. La dimensione che ne risulta è pari alla larghezza della piazza ascolana, la cui lunghezza invece coincide con la distanza tra il limite estremo del lato settentrionale del Palazzo e l'edificio della chiesa di San Pietro.

Dato che l'asse mediano della Cattedrale coincide con quello del Palazzo della Signora, è ipotizzabile che nel disegno originario l'asse trasversale della piazza coincidesse con quello dei due edifici. Tale considerazione comporta la traslazione grafica dei limiti longitudinali della piazza, facendo sì che il lato meriodionale sia tangente agli estremi del borgo medioevale lasciando così «che la città vecchia non si tocchi in luogo alc no» (26).

I ruderi dello spiccato del palazzo testimoniano l'intento di realizzare una volumetria monumentale che doveva contenere in sé molteplici funzioni e non soltanto la residenza della famiglia Peretti(27) (fig. 5). La descrizione del disegno del Floriani, che fu corretto in alcuni particolari dallo stesso Pontefice forse per mano del Fontana, (28) mette in evidenza alcune caratteristiche tipologiche comuni ai palazzi prospicenti uno spazio pubblico; il portico su cui si affacciano delle finestre e le botteghe per gli artigiani, dette «camerette» (29), sono elementi riscontrabili anche nel Palazzo Apostolico di Loreto che è la massima espressione della tipologia del palazzo che caratterizza molte piazze di città marchigiane realizzate o ristrutturate alla fine del XVI secolo (30).

L'altro edificio che si affaccia sulla piazza è la Cattedrale, ora Basilica di Santa Maria Assunta, anch'essa non realizzata secondo l'impianto originario.

Il progetto del giovane Girolamo Rainaldi (31) è pienamente rispondente alle aspettative del Pontefice che attribuisce a questo edificio un ruolo predominante.

La Cattedrale infatti per il suo impianto architettonico e per la sua volumetria si impone fisicamente rispetto al resto del costruito e diviene idealmente punto di riferimento religioso di tutta la nuova diocesi.

Essa sorge nel luogo designato e voluto dallo stesso Sisto V: «et in effetti si crede che il miglior sito sia quello che la S.tà V. col suo prudentissimo giudizio, ha messo in considerazione, cioè dalla parte di San Giorgio, che riuscirà benissimo, et sarà in vista verso il Regno et credo anco dall'altra parte della Marca» (32) e «Sabbato, alli tredici, furono cominciati a cavar li fondamenti della nuova chiesa cattedrale, nel sito che s'è scritto»(33).

Nell'esaminare la documentazione acquisita avendo come elemento di diretto confronto il rilievo dell'edificio, emerge la compattezza della pianta al piano della
cripta ed alla quota intermedia immediatamente sopra. Questa caratteristica architettonica contraddistingue la parte realizzata del progetto originario del Rainaidi, i cui principi compositivi sono riconoscibili nella rigorosa semplicità dell'impianto e del volume (34) (fig. 6).

La realizzazione della Cappella inferiore costituisce una valida soluzione tecnica per il miglior utilizzo del ripido pendio, dovuto all'andamento orografico del terreno, al fine di ottenere il massimo allargamento del piano su cui dovrà insistere la chiesa superiore, pensata sin dall'inizio a tre navate con cappelle laterali. Altro elemento progettuale caratterizzante che si evidenzia nei rilievi eseguiti è la creazione di alcuni vani, con destinazioni diverse, ricavati anch'essi negli interpiani tra la quota della cripta ed il piano dell'imposta della chiesa superiore, collegati attraverso la scala principale o, in alcuni casi, da percorsi verticali isolati. Sulla destinazione d'uso di questi locali è chiara la descrizione che ne fa il Patriarca di Gerusalemme nella relazione che invia al Papa con lettera del 29 aprile 1589: «che la tribuna [della cattedrale] servirà per muraglia, et l'accomoderemo in modo che si potra andare attorno anco in tempo de bisogni, et sotto il choro vi riuscirà un'oratorio assai capace et bello, dove anco si potranno fare delle sepolture, senza che per questo effetto s'habbi da toccar la chiesa di sopra» (35).

L'assetto della piazza si completa in buona parte con la realizzazione del Vescovato, di cui si sa soltanto la localizzazione «et appreso il Domo verso la fonte Lupone ce sarà sito comodo per fare il Vescovato, che sarà medesimamente ornamento alla piazza, et ogni altro sito giudico, che porterà maggior difficoltà, che non fa questo, così dunque non comandando la S.tà V. altro in contrario, venuto sia l'ordine del denaro, ce si darà felice principio.. .»(36).

Non si conoscono altri particolari che possano fare individuare l'autore del progetto ne le sue caratteristiche tipologiche ed architettoniche.

Gli aspetti sin'ora descritti del Piano Sistino sono quelli che inequivocabilmente hanno caratterizzato maggiormente l'assetto urbano della città di Montalto ed
i suoi ruoli religiosi ed amministrativi quale Diocesi e Presidiato.

Anche altri effetti delle innovazioni sistine, volute per la sua patria di origine, vanno evidenziate poiché anch'essi comportano trasformazioni dell'edilizia urbana
e dell'assetto territoriale.

L'ampliamento degli scambi commerciali derivati dalla concessione in epoche diverse sia del mercato settimanale, che della fiera (37), creano la necessità di individuare luoghi per le nuove attività che si iniziavano in Montalto.

L'arte della lana è sollecitata da Felice Perretti sin dal 1585, come testimonia l'Avviso di Roma del 17 set tembre (38), ma l'edificio destinato a contenerne l'attività sarà realizzato soltanto tre anni dopo presso il mulino sul fiume Aso(39), il cui disegno originario del Floriani sarà ridimensionato dallo stesso Pontefice che, ancora una volta apporta modifiche personali ai progetti.

« La Santità di Nostro Signore ha veduto il disegno fatto da Vostra Signoria (Pompeo Floriani) per il purgo, et tinta di Montalto, il quale è magnifico comodo, et ben inteso, ma perché non ci vuole la concia delle pelli appresso a'panni, et non loda che vi siano i fianchi per rispetto dei banditi..., et si potrà cominciar dalla stanza per il purgo, acciò il mercante se ne possa cominciar a servire, et si farà in volta il primo solare sopra il quale si faranno le stanze necessario per i lavoranti, et basteranno per quanto si crede il primo et il secondo, senza fare il terzo piano per manco spesa» (40).

L'edificio della concia quindi viene escluso dal progetto del Floriani e verrà realizzato invece a sud della città, fuori dalla cinta muraria, dove la toponomastica, del primo ventennio del secolo, manteneva il termine «strada della concia» (41).

Naturalmente non poteva sfuggire all'attento Peretti la necessità di migliorare la viabilità del territorio per agevolare il piano commerciale che aveva messo in atto. Si provvede infatti ad «abbrecciare la strada da Ripatransone a Montalto, farla proseguire in contrada Valcimera (Cimirano), un ponte sull'Aso, sotto i molini di Montelpare fino a Santa Vittoria in Mateano.

Quanto al ponte sull'Aso, Sua Santità vuole che si facci sul territorio di Montalto di qua e di là del fiume, acciò col tempo nessun'altra terra possa pretendere at sé, in luogo sicuro dalle piene costruendo muraglie se necessario» (42).

Trasformazioni edilizie vengono attuate nei primi anni del pontificato anche all'interno della città preesistina, dove nel 1586 si rende necessario realizzare la sede idonea alle funzioni ed alla abitazione del Preside Governatore. Anche in questo caso viene approntato un progetto, opera di Pompeo Floriani, nel quale è previsto l'assemblaggio della chiesa di San Nicolo ad altre case (43). L'edificio riconoscibile con l'attuale sede municipale di Montalto, conserva al suo interno diverse testimonianze della sua destinazione passata.

In una lettera del 25 ottobre inviata dal «cardinal nepote» a Mons. Sclafenato, governatore di Montalto, si riferisce che... «Nostro Signore... dice che non gli par bene, che si debba profanar quel oratorio per fabbricarvi stanze, ma gli pare più tosto, che fusse meglio di servirsene per cappella» (44).

Ancora una volta i suggerimenti del Pontefice vengono attuati dagli operatori e tutt'oggi San Nicolo è rimasta all'uso a cui era destinata.

Altra iniziativa sistina che trova una sua collocazione all'interno della città murata è la zecca, istituita a Montalto con la bolla «Erectio off idi superxtan» del 4 luglio 1587.

L'analisi delle indicazioni fornite dalla documentazione, che individuano l'officina e l'abitazione dello zecchiere in «luogo troppo angusto» sito negli orti di San Rocco non lontano da Monte Patrizio e facilmente sorvegliabile, fanno ipotizzare il riconoscimento della zecca in un edificio sito nel borgo medioevale di Montalto, nella zona del Cassero, prospicente l'attuale piazza G. Leopardi (fig. 7). L'edificio rilevato, presenta in pianta particolari caratteristiche architettoniche e tipologiche che attestano una originaria destinazione diversa da quella residenziale. I locali dell'edificio, siti alla quota sottostante il piano della piazza, sono intercomunicanti e collegati direttamente alla piazza attraverso uno stretto cunicolo.

Nell'articolazione del complesso edilizio è incluso un cortile con il pozzo centrale.

L'impianto di una zecca a Montalto è la conseguenza necessaria per poter provvedere tempestivamente alla quantità di denaro necessario per la realizzazione del grandioso piano sistino.

Così si esprime Mons. Biondi nella lettera del 24 maggio 1589 rivolta al Cardinal Montalto :«.. .che il tener aperta questa zecca non solo è utile per queste fabriche ma stimo che sia necessario perché qui bisogna pagar l'opere con questa moneta, sé volemo guadagnare i dieci per cento...» (45).

NOTE

(1) Giovanni Papa, Sisto V e la Diocesi di Montalto, Ripatransone 1985, pag.7.
(2) Giulio Amadio, I Bonfini, Napoli 1936, pagg. 188-189.
(3) Francesco Pistolesi, Sisto V e Montalto da documenti inediti, Montalto Marche 1921, pagg. 59-60.
(4) Intestazione: 1573 Acta et Decreta Visitationis Riparine, ms., ASV, fondo Vescovi e regolari, fasc. Ripan.; citato in G. Papa, op. cit., pag. 9.
(5) In F. Pistolesi, op. cit., pag. ,71.
(6) Tratto da Simonetta Curcio, Contributi sulle promozioni urbanistiche ed architettoniche di Sisto V nel territorio di Montalto, in L'architettura a Roma e in Italia (1580-1621), Atti del XXIII congresso di storia dell'architettura. Roma 1988, pag. 387.
(7) Una targa lapidea è posta sulla facciata della chiesa a testimonianza della ristrutturazione effettuata.
(8) ASV, fondo Gonfalonieri, 60 f. 5v, trascrizione tratta da: Filiberto Bracalente, Relazione storico-critica relativa agli interventi sistini a Grottammare e nuovi documenti riguardanti gli stessi nella città e territorio di Montalto, Civitanova Marche 1988, ricerca depositata presso la Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici delle Marche, Ancona.
(9) È il 3 dicembre 1578. ACM, originale in pergamena con sigillo. Tratto da G. Papa, op. cit., pag. 19.
(10) In F. Pistolesi, op. cit., documento n° 73 in Appendice.
(11) AF, I, f. 27 r, trascrizione tratta da: F. Bracalente, Relazione storico-critica relativa agli interventi Sistini nella Città e territorio di Montalto, Civitanova Marche 1987, ricerca depositata presso la Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici delle Marche, Ancona, pag. LXV.
(12) «dove già si teneva la schola a tempo suo per fabricar la chiesa, facendo la porta dove è quella della schola, et la tribuna fuori della Terra verso Sant' Agostino. ..», lettera del 17 settembre 1588 del Patriarca di Gerusalemme al Vescovo di Montalto; ASV, fondo Gonfalonieri, 60, ff. 28v, 29r-v, 30r; in F. Bracalente, 1988, op. cit., pag. 121.
(13) In G. Papa, op. cit., pag. 21; riportato anche in F. Pistolesi, op. cit., documento n° 74 in Appendice.
(14) Tratto da Enrico Guidoni, Vicenza e Roma - Intenzioni urbanistiche e memorie antiquarie nel piano di Sisto V (1585 - 1590), in L'architettura a Roma e in Italia (1580-1621), Atti del XXIII congresso di storia dell'architettura. Roma 1988, volume 1°, pagg. 194-195.
(15) Tratto da F. Bracalente, 1987, op. cit., pag. 23.
(16) Ibidem
(17) «et (il Pontefice) sollecita sempre acciò si possa cominciare a pensar di dare privilegi) et essentioni a chi venire ad habitare. ..» trascrizione tratta dall'originale, ASV, fondo Gonfalonieri, 60, f. 18r, in F. Bracalente, 1988, op. cit., pag. 104.
(18) Gli affreschi sono attribuiti a C. Nebbia e G. Guerra e rappresentano la città di Montalto in due momenti diversi. L'affresco del Salone Sistino in Vaticano raffigura quello che doveva essere il progetto da realizzare, senza particolari dettagli degli edifici, mentre l'altro nella Sala della Conciliazione, documenta l'intensa attività di cantiere con particolare attenzione ai dettagli architettonici degli edifici in costruzione: il Palazzo della Signora e la Cattedrale.
(19) ASV, fondo Gonfalonieri, 60, f. 50, trascrizione tratta da: F. Bracalente, 1988, op. cit., pag. 90.
(20) ASV, fondo Gonfalonieri, 60, f. 112v, trascrizione tratta da: F. Bracalente, 1988, op. cit., pagg. 94-95.
(21) La Bolla è datata 14 novembre 1586, il suo originale in pergamena e sigillo pumbleo si trova nell'Archivio Comunale di Montalto. ASV, Secr. Brev. 167, ff. 237r-238v; in G. Papa, op. cit., pag. 64.
(22) Breve del 13 dicembre 1586, l'originale in pergamena si trova all'Archivio Comunale di Montalto; ASV, Secret. Brev., 123, ff. 85r-86v; in G. Papa, op. cit., pag. 95.
(23) ASV, fondo Gonfalonieri, 60, f. 10r-v,; in F. Bracalente, 1988, op. cit., pag. 92.
(24) ASV, SS Francia, 25, f. 287, 288, 289 in F. Bracalente, 1987, op. cit., pag. CXXXVIII.
(25) In S. Curcio, op. cit., pag. 388.
(26) Per una migliore comprensione dell'ipotesi di ricostruzione, si rimanda alla tavola grafica alla fig. 8.
(27) «Questa fabbrica (il Palazzo della Signora) è necessario tirarla innanzi, così per ornamento di questa Città, che ce ne saran poche, che n'habbiano una simile, come per comodità delle botteghe essendovi hora grandissima penuria di case, che molti vi concorreriano, se ve ne fusse comodità, et particolarmente serviranno le botteghe per questi arteggiani della lana, che stanno molto incomodi. Si attenderà dunque a tirare inanzi la parte verso la piazza, et per l'ornamento, et per la comodità delle botteghe, et per l'abitazione delli SS.ri Padroni, quando piacerà a Dio, che vengano a riveder questa Patria», dalla Relatione delli Lavori in F. Bracalente, 1987, op. cit., pag. CXXXVIII.
(28) ASV, fondo Gonfalonieri, 60, f, 35v in F. Bracalente, op. cit., pag. 137,
(29) II termine sta ad indicare le botteghe per artigiani che dovevano essere realizzate nel Palazzo della Signora «come risulta da un disegno che riproduce una pianta catastale e conservata a Montalto». in S. Curcio, op. cit., pag. 391.
(30) La morte di Sisto V vede la struttura del Palazzo realizzata solo in parte, al piano inferiore. L'attuale edificio, di fattezze e volumetria completamente differenti dal progetto iniziale, è stato realizzato su disegno di Pietro Maggi e completato nel 1825.
(31) «L'occasione che diede il Pontefice Sisto a Girolamo per il disegno da lui fatto d'ordine del Fontana, era di una chiesa in Montalto terra della Marca» G.B. Passeri, Vite de Pittori, Scultori ed Architetti che hanno lavorato in Roma, Roma 1772, pp. 217 ss., in F. Bracalente, 1987, op. cit., pagg. 84-85.
(32)Dalla Relatione delli Lavori, ASV, SS Francia, 25, f 287-288-289, in F. Bracalente, 1987, op. cit., pag. CXXXVIII.
(33) ASV, SS Francia, 25, f 303, r in G. Papa, op. cit., pag. 157.
(34) Gli stessi principi architettonici evidenziati nella parte cinquecentesca della Cattedrale, sono riscontrabili in quanto considerato da Agusto Roca De Amicis, Girolamo Rainaldi tra sperimentalismo e apetura del Barocco, in «architettura a Roma e in Italia (1580-1621)», Atti del XXIII congresso di storia dell'architettura
Roma 1988, volume 1°.
(35) Dalla Relatione delti Lavori, ASV, SS Francia, 25, f. 287-288
289, in F. Bracalente, 1987, op. cit., pag CXXXVIII.
(36)ibidem
(37) «Sua Santità si è contentata di concedere la fiera, et si attenderà all'ispeditione con quella maggior diligenza che si può» trascrizione tratta da: ASV, fondo Gonfalonieri, 60, ff. 13v, 14r, in F. Bracalente 1988, op. cit., pag. 99.
«Avendo voi esposto nella Camera Apostolica che per la sostentazione vostra e delle vostre famiglie. .. desiderate ardentemente fare e celebrare... pubbliche fiere libere, immuni ed esenti da qualsiasi gabella, dazio, tassa... per ordine del SS. Signor Nostro il Papa datoci vivae vocis oraculo. .. concediamo che in perpetuo per l'avvenire della città...» Roma 29 aprile 1588. Trascrizione tratta dal F. Pistoiesi, op. cit., documento n'92 in Appendice.
(38) BV, Urb. 1053 p. 404 in Pastor, op. cit., pag 81, n° 1 ; in F. Bracalente, 1987, op. cit., pag. 48.
(39) Dalla Relazione delli Lavori, ASV, SS, Francia, 25, f. 287-288 289, in F. Bracalente, 1987, op. cit., pag. CXXXVIII.
(40) ASV, fondo Gonfalonieri, 60, f. 30r-v.; in F. Bracalente, 1988, op. cit., pag. 124.
(41) In F. Pistoiesi, op. cit., pag. 119.
(42) ASV, fondo Gonfalonieri, 60, ff. 13v-18v in S. Curcio, op cit., pag. 390.
(43)ASV, fondo Gonfalonieri, 48, e. 60B, c66, in Orbaan J.A.F., Documenti sul barocco in Roma, in «Miscellanea della R. Società Romana di Storia Patria», Roma 1920, pag. XLVII, n°2; riportata da F. Bracalente, 1987, op. cit., pag. 44.
(44) Ibidem
(45) Trascrizione tratta da: ASV, SS Francia, 25, ff 330r- e 331r; in F. Bracalente, 1987, op. cit., pag. C.

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(*) In: Il progetto di Sisto V - Territorio, città, monumenti nelle Marche, Ist. Pol. e Zecca dello Stato - Libreria dello Stato, Roma, 1991, pp. 139 - 150.

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