Venerdì, 29 Marzo 2024

Chi e' on line

Abbiamo 111 visitatori e nessun utente online

LA STATUA DI SISTO V NEL PALAZZO DEI CONSERVATORI*

La decisione viene reiterata successivo Consiglio Pubblico del 3 dicembre 1585, che inoltre elegge, secondo l’uso, una particolare commissione "pro...ulteriori et celeriori executione”, di cui fanno parte il senatore Giovanni Pellicani 4, i conservatori Antonio Mattei, Giovanni Franchini e Alessandro Silverio Piccolomini, il Priore dei Caporioni Ascanio del Bufalo, e quattro deputati votati dal consiglio: Gaspare della Molara, Ciriaco Mattei Ottavio Muti e Antonio Maccarozzi 5.

La deputazione si riunisce il 5 dicembre e, come si ricava dalla minuta del verbale, compilato dallo scriba dei Conservatori Pietro Paolo Muziano, vengono chiaramente indicate le modalità operative dell’impresa.
Prima di tutto, viene deciso che "la statua da farsi alla Santità di Nostro Signore Papa Xisto Quinto se habbia da fare di bronzo, et che il modello di essa se dia a fare a Maestro Tadeo Landini, il quale sia obbligato farlo a sue spese"; quindi, dopo aver ricordato, come d’uso, la facoltà della Congregazione di approvare o rifiutare la proposta del Landini e di poter dare l'incarico ad altri artisti, che ‘‘la statua se faccia della grandezza di quella di papa Leone proportionalmente” e che “se habbia a collocare nel loco dove al presente è la statua di Ercole in piedi alla sala grande". Infine viene deciso “che l’imbasamento sia grande conforme a quello della statua di papa Leone con il suo ornamento condecente et detto imbasamento et ornamento se diano a fare a mastro Nicola Fiamengho"6.    

La scelta delladeputazione viene ratificata cinque giorni più tardi, quando lo scribasenato Orazio Fusco riporta sia il verbale della riunione sia i termini del contratto con Taddeo Landini, decisi dalla commissione nel medesimo giorno (ed il particolare del costo, lasciato in bianco nella minuta e quindi aggiunto in seguito, fa pensare alle consuete trattative di carattere economico) 7.

Taddeo Landini 8 in questo periodo, sta lavorando alla celebre fontana (poi detta delle Tartarughe): il lavoro è ufficialmente eseguito per il Comun e di Roma, ma èevidente che si tratta di una commissione dei Mattei 9.Potrebbe quindi sembrare ovvio che l'ordine per la statua capitolina venisse favorito dalla presenza, nella congregazione, di ben due membri della famiglia romana: è, tutto sommato, l’ipotesi più ragionevole, anche se va osservato come sia Antonio che Ciriaco Mattei fossero assenti, per motivi che ignoriamo, alla riunione del 5 dicembre.

Il modello della statua, stabilito nel contratto, venne sicuramente eseguito, come si ricava da una nota testimonianza di Bastiano Torrigiani, che nel corso di un processo, il 23 agosto 1596 dichiarava “Io ho conosciuto Taddeo Landino ch’era scultore di marmi e fondeva metalli et so che ha fatto la statua di Papa Sisto in Campidoglio et ho visto il modello in casa sua” . Va ricordato, tra l’altro, come anche lo stesso Torrigiani avesse eseguito vari busti in bronzo di papa Peretti, oggi in diverse collezioni .
Nel frattempo Nicolas Pippe, lo scultore di Arras da identificare con il “Nicolao fiamengho” anche per la sua partecipazione ad altre imprese sistine, riceve, l’8 febbraio 1586, il primo acconto per il basamento, forse collocato nella sala nella primavera successiva e completato nel 1587 n. È proprio nella primavera 1587 che la statua viene collocata nell’attuale Sala degli Orazi e Curiazi, nel posto oggi occupato dalla statua di Urbano VIII. In un “Avviso” del 29 aprile 1587 si legge infatti “È già stata eretta in Campidoglio la statua di bronzo al Papa13, e lo stesso Landini, in una supplica ai Conservatori del giugno successivo, afferma di averla messa in opera “il primo di maggio passato prossimo14. Il 6 maggio il Maestro di casa Erminio Flaminio riceve dai Conservatori 115 scudi e 14 baiocchi per pagare i fornai che hanno fornito il pane per le elemosine ai monasteri nel giorno dell’inaugurazione della statua15.

L’aspetto dell’opera ci è stato tramandato da alcune incisioni - la migliore sembra essere quella di Guillaume Château da un disegno di Lazzaro Baldi, pubblicata nel volume di Borboni16 - e dalla celebre descrizione del Baglioni: “[Taddeo Landini] Dentro la sala de’ Signori Conservatori in Capidoglio [sic] disegnò, e gettò la bellissima statua di bronzo di Papa Sisto V, che piega la testa all’audienza, alza la destra alla benedittione, e porge il piede all’ossequio; belle, e degne attitudini di sommo Pontefice17.

Secondo Borboni, le iscrizioni del basamento - che vennero materialmente eseguite da un “Christoforo fiamengho” probabilmente da identificare con Cristophe Pippe, fratello di Nicolas18 - erano: “nel piedestallo SIXTO.V.PON.MAX. / OB.QVIETEM PVBLICAM. / COMPRESSA. SICARIORVM.EXVLUMQ. / LICENTIA. RESTITVTAM / ANNONAE. INOPIAM.SVBLEVATAM /  VRBEM. AEDIFICIIS.VIIS / AQVAEDVCTV. ILLUSTRATAM / S.P.Q.R. Nel piedistallo parimente, cioè nella parte inverso la porta della Sala leggesi LVDOVICO SANTINO / CAMILLO. PAMPHILIO / P. MATTHIA. PIGNANELLO / COSS. / CAESARE.IWENALIO. MANNECTO / CAP. REG. PRIORE // PROSPERO.COMITE. DE. GENGA. / CAMILLO. CVCCINO. EQVITE. CHRISTI  / BERNARDINO. GEORGIO / COSS. / EQ. OCTAVIO. BVBALO / DE. CANCELLARIIS / PRI. CAP. REG. Nel medesimo piedestallo, cioè nella parte inverso la Piazza, leggesi ALEXANDRO MVTIO / DOMINICO. CAPRANICO / IO. BAPT. PLANCA. CORONATO / COSS. / TIBERIO. MAXIMO. CAP. REG. PRIORE” 19.

L’iscrizione sulla parte destra del basamento (“inverso la porta della Sala”) difficilmente poteva trovarsi su una sola lastra, visto che si tratta di magistrati in carica ad un anno di distanza: i primi sono i Conservatori ed il Priore dei Caporioni del secondo quadrimestre 1586, e gli altri i magistrati del medesimo periodo del 1587. Questa circostanza viene confermata da una lapide marmorea tuttora conservata in un passaggio del Palazzo Senatorio, e fin qui sfuggita all’attenzione della critica, con la sola eccezione di Pietrangeli, che pubblicandola nel 1948 la definiva come probabile frammento del basamento di una statua20.

Nicolas Pippe completa i lavori del basamento entro il mese di settembre, e nello stesso periodo il fratello Cristophe esegue le iscrizioni: infine, nel marzo 1588, “mastro Michele mettitor d’or” riceve 15 scudi “per l’opera del oro che lui ha dorato alcuni ornamenti della statua di bronzo di Nostro Signore Sixto Quinto21. Nel frattempo Taddeo Landini è riuscito non solo ad aumentare il suo compenso dagli iniziali 1300 a 1700 scudi, ma anche a non pagare — come era stato invece deliberato nel contratto iniziale — le spese per la fusione22.

Alla morte di papa Peretti la statua capitolina, simbolo per eccellenza di un pontefice che non era riuscito a conquistarsi, malgrado tutto, il favore del popolo romano, corse il rischio di essere distrutta: “Mentre i cardinali erano congregati venne nuova, che circa 2m romani erano in Campidoglio armati dimandando la statua di Sisto per strascinarla... ma furono quietati da signori Colonnesi, et da altri principe romani23.

In conseguenza di questo episodio il Senato romano, con il chiaro obiettivo di sedare i tumulti, decise il giorno dopo la scomparsa del pontefice di vietare, per il futuro, ogni altra statua ad un pontefice regnante: questa scelta, ricordata da un’iscrizione posta nella Sala dei Fasti (ed in seguito dispersa), venne comunque abolita da Urbano VIII nel 1634 24.
Per quasi due secoli la statua rimase nella originaria collocazione: ma all’avvento della Repubblica giacobina era scontato che proprio contro le effigi pontificie capitoline si appuntasse il rancore dei rivoluzionari. Non sappiamo con esattezza le circostanze della distruzione dell’opera, però in una riunione del 22 Germinai (11 aprile) 1798, riportata sul “Monitore di Roma”, venne esplicitamente chiesto: “In tanta abbondane di belle statue dovrà conservarsi in cattiva scultura l’obbrobriosa memoria d’un Sisto V, che si fece strada al despotismo e alla crudeltà con fulmini dell’inquisizione?25. Le statue dei pontefici, come è noto, non vennero distrutte ma trasferite in altri ambienti; solo quelle di Sisto V e di Clemente XII vennero fuse.

NdR. A proposito dei tumulti che esplosero alla morte sel Pontefice Cfr. anche il ms. conservato nell'Archivio de Santa Scolastica di Subiaco (Archivio Colonna) A. 1624, nella trascrizione di Nello Pisanti >>

______________

NOTE

1 II primo studio sulle statue dei papi in Campidoglio è stato quello di E. STEINMANN, Die statuen der Päpste auf dem Kapitol, in “Miscellanea Francesco Ehrle”, Roma 1924, II, pp. 487-490. Sulle statue capitoline del secolo XVI cfr. M. BUTZEK, Die kommunalen Repräsentationsstatuen der Päpste des 16. Jahrhunderts in Bologna, Perugia und Rom, Bad Honneff 1978, pp. 204 ss. (d’ora in poi BUTZEK 1978) con una esauriente bibliografia ed un’ampia documentazione.

2 II contributo più recente sulla statua sistina è quello di C. BENOCCI, Taddeo Landini e la statua di Sisto V in Campidoglio, in “Storia della città”, 1989, 48, pp. 115-128 (da qui in avanti BENOCCI 1989). La bibliografia indicata a p. 127, nota 1, va integrata con P. PECCHIAI, Il Campidoglio nel Cinquecento, Roma 1950, pp. 169-173; R.C. AIKIN, The Capitoline Hill during thè reign of Sixtus V, (Univ. of California, 1977), Ann Arbor, Michigan 1980, pp. 153-168; M. BUTZEK, Die kommunalen cit., pp. 294-316, 488-503.

3 Roma, Archivio Storico Capitolino (A.S.C.), Cred. I, vol. 28, pp. 295-296, cfr. BUTZEK 1978, p. 488, doc. CXXXII; BENOCCI 1989, p. 129, nr. 1. L’episodio è comunque ricordato già da P. Pecchiai, Il Campidoglio, cit., p. 169. Ringrazio amichevolmente Paola Pavan e Michele Franceschini per l’aiuto che mi hanno fornito nel corso delle ricerche presso l’Archivio Storico Capitolino. Tutti i documenti qui citati o ricordati sono conservati nell'Archivio della Camera Capitolina.

4 La presenza del Senatore in una congregazione è un fatto insolito per il Cinquecento. Pellicani, di Macerata (e quindi marchigiano come il pontefice), era stato nominato dallo stesso Sisto V pochi mesi prima, e resterà in carica fino al 1587, cfr. L. POMPILJ OLIVIERI, Il Senato romano, Roma 1840, p. 323.

5 A.S.C., Cred. I, vol. 28, pp. 297-298: “[...] Simili etiam S.C. et una sententia comprobatum er confirmatum extitit, Consilij secreti decretum, de statua marmorea in memoriam [sic] S.D.N. Sixti quinti Pont. Opt. Max. pulchre et exornate sculpenda et conficienda, publica exposita pecunia, et pro huiusmodi S.C. et decretorum ulteriori et celeriori executione ad praemissa deputati fuerunt, una omnium sententia, Illustrissimi Domini Senator Conservatores Prior, ac magnifici domini per accessiones votorum vocati sunt Gaspar Amolaria Cyriacus Mattheius Octavius Mutus Antonius Maccarotius”. Sia BUTZEK 1978, pp. 488-489, doc. CXXXIII sia BENOCCI 1978, p. 129, nr. 2 tralasciano questo testo — che è il verbale originale del consiglio pubblico del 3 dicembre 1595 — in favore di quello che appare nel medesimo archivio, cred. VI, vol. 59, cc. 236r - 237v (la BENOCCI, tra l’altro, lo data al medesimo 26 novembre 1585: i consigli pubblici avvenivano sempre in giorni successivi a quelli segreti, e comunque l’atto, anche nella versione seguita dalla studiosa, è chiaramente datato “ad III. non decembris"). In realtà il documento trascritto dalle due studiose è non solo una copia - molto più tarda, come si ricava facilmente anche dalla grafia, dell'originale - ma soprattutto un estratto del verbale. Da notare, inoltre, come nella copia il corretto “ Joannes Franchinus” venga storpiato in “Joannes Franciscus Orsinus”.

6 A.S.C., Cred. VI, vol 59, cc. 134 r e v., cfr. BENOCCI 1989, p. 130, nr. 4. Alla trascrizione della studiosa va aggiunto soltanto come, sia alla fine dell’atto, sia in calce alla prima facciata compaia - con due diverse grafie - “Petrus Paulus Mutianus ad referendum domini Horatio Fusco scribasenato”.

7 A.S.C., Cred. IV, vol. 95, cc. 187v - 188r, cfr. P. PECCHIAI, Il Campidoglio cit., pp. 170-171 (riporta il documento senza indicarne la collocazione); BUTZEK 1978, pp. 489-494, doc. CXXXIV; BENOCCI 1989, pp. 129-130, nr. 3 (menziona il documento ma trascrive la minuta - A.S.C., Cred. VI, vol. 59, cc. 132r - 133v - che data al 5 dicembre, mentre in alto compare solo la data del 10 dicembre 1985). Va notato come alla riunione del 10 dicembre sia presente anche Giacomo della Porta “Caput Regionis et Architectus” (A.S.C., Cred. IV, vol. 95, c. 187v, cfr. BENOCCI 1989, p. 131), che come Caporione aveva partecipato sia al Consiglio segreto del 26 novembre sia a quello pubblico del 3 dicembre.

8 Manca ancora uno studo organico sullo scultore fiorentino (1550 ca - 1596), che spesso lavora in stretto contatto con Giacomo della Porta. Notizie sulla sua attività si rintracciano nella voce compilata da F. Schottmüller per il Thieme-Becker Kiinstler-Lexicon, vol. XXII. Per i suoi lavori per diverse fontane romane cfr. P. PECCHIAI, Acquedotti e fontane di Roma nel Cinquecento, Roma 1944, pp. 45 ss.; C. D’ONOFRIO, Le fontane di Roma, Roma 1957, pp. 40 ss., 52-53,67-68; C. BENOCCI, Taddeo Landini e la fontana delle Tartarughe in Piazza Mattei a Roma, in “Storia dell’arte”, 1984, 52, pp. 187-203.
È Landini, insieme al fiammingo Egidio della Riviera, a stimare nel 1587 alcuni restauri di Giovanni Berti per i Dioscuri del Campidoglio (cfr. P. PECCHIAI, Il Campidoglio cit., p. 70). Il 4 maggio 1590 riceve un pagamento per “due lupe di metallo che lui fa per Tornamento della fontana di Campidoglio” (P. PECCHIAI, Acquedotti cit., p. 90), anche se in successivo pagamento dell’11 marzo 1594 si fa notare che ancora i lavori non sono stati compiuti (in realtà non saranno mai realizzati, cfr. l’intervento di A. Bedon in questo stesso volume). Nel codice Vat. Lat. 7927, c. 117, si afferma che papa Clemente VIII lo aveva creato “suo Architetto, e sopra intendente generale delle fabbriche in Roma” (il testo è segnalato da C. D’ONOFRIO, Le fontane cit., p. 53). La notizia, del resto, si ritrova anche in G. Baglione.

9 C. BENOCCI, Taddeo Landini cit..

10 Cfr. A. BERTOLOTTI, Artisti bolognesi, ferraresi ed alcuni altri del già Stato Pontificio in Roma nei secoli XV, XVI e XVII, Bologna 1885, p. 83.

11 Cfr. E. STEINMANN, Die statuen cit., p. 489; BENOCCI 1989, p. 115. Ai busti del duomo di Treja (Macerata) - proveniente dalla villa Montalto - e di Berlino (Staatliche Museen), si può aggiungere un busto, assegnato alla bottega del Torrigiani, del Victoria and Albert Museum di Londra (inv. 41-1910,82x56 cm), cfr. E. MACLAGAN - M.H. LONGHURST, Victoria and Albert Museum - Catalogue of Italian Sculpture, London 1932,1, p. 150.

12 Cfr. BUTZEK 1978, p. 497, doc. CXXXVI; BENOCCI 1979, pp. 124,126. Sullo scultore di Arras - la città dell’Artois era all’epoca compresa nelle Fiandre spagnole - cfr. C. GRIGIONI, Due opere sconosciute dello Scultore Nicola Pippi (Piper d’Arras), in “Arti figurative”, 1,1945, pp. 208 - 217; J. BOUSQUET, Recherches sur le sejour despeintres français a Rome au XVIIème siècle, Montpellier 1980, pp. 119,130-131,164. Grigioni ha avuto il merito di essere stato il primo a distinguere Nicolas Pippe - questa è la grafia proposta da Bousquet, mentre Grigioni è ancora indeciso tra l’italiano Pippi ed il fiammingo Piper - da Nicolas Mostaert. La sovrapposizione dei due artisti, proposta da M. DEVIGNE nel Thieme-Becker Künstler-Lexicon, voL. XXV, ad vocem Mostaert Nicolas, compare in A. RICCOBONI, Roma nell’arte. La scultura nell'evo moderno, Roma 1942, pp. 102-104 e, malgrado la proposta di Grigioni, ancora in PECCHIAI, II Campidoglio cit., p. 288. Lo stesso autore (ibidem, pp. 171-172) interpreta alla lettera alcuni documenti attribuendo all’artista fiammingo il piede del pontefice. Ringrazio Olivier Michel per avermi segnalato il brano del Bousquet, che cita inoltre due recenti interventi di J. Lestocquoy nel “Bulletin de la Commission départementale des Monuments historiques du Pas-de-Calais”, VIII (1978), p. 251, IX (1979), p. 246.

13 Cfr. J.A.F. ORBAAN, La Roma di Sisto V negli “Avvisi”, in “Archivio della Società Romana di Storia Patria”, XXXIII (1910), p. 295.

14 A.S.C., Cred. VI, vol. 61,‘c.llr. Cfr. BUTZEK 1978, p.; BENOCCI 1979, p. 131, nr. 7.

15 Cfr. BENOCCI 1979, p. 116; la studiosa rende nota inoltre l’esistenza, fino al Settecento, dell’ufficio di custode della statua, istituito dallo stesso Sisto V, cfr. ibidem, pp. 127, 130.

16 G.A. BORBONI, Delle statue, Roma 1661, pp. 263-4. L’incisione viene normalmente riferita al solo artista italiano, ma in altre stampe da statue papali presenti nel volume (ad esempio in quella di Leone X, p. 248) è chiaramente indicato “Lazarus baldus del” e “G. Castellus fe”. Su Guillaume Château (Orléans 1635 - Parigi 1683), attivo a Roma negli anni 1654 - 1661, cfr. R.-A. WEIGART, Bibliothèque Nationale - Inventaire du fond français - Graveurs du XVIIe siècle, Paris 1951, II, pp. 284-306; J. BOUSQUET, Recherches cit., pp. 51,181-182. Nessuno dei due studiosi, comunque, ricorda l’incisione della statua di Sisto V. In precedenza, una stampa di minore qualità (e verosimiglianza) era stata pubblicata in G. D. FRANZINI, Descrittione di Roma antica e moderna, Roma 1643, p. 558, cfr. BENOCCI 1989, p. 118.

17 G. BAGLIONE, Le vite de’pittori..., Roma 1642, p. 63.

18 L’esistenza di Cristophe Pippe si ricava da un documento relativo ai lavori per San Luigi dei Francesi e reso noto da J. BOUSQUET, Recherches cit, pp. 119, 130.

19 G.A. BORBONI, loc. cit. L’iscrizione dedicatoria principale è riportata anche nel citato “Avviso” del 29 aprile 1585.

20 Cfr. C. PIETRANGELI, Iscrizioni inedite o poco note dei Palazzi Capitolini, in “Archivio della Società Romana di Storia Patria”, LXXI, 1948, nr. 21, pp. 133-134. La lapide (cm. 80x40) si trova murata nella parete destra del passaggio verso la cosiddetta Sala del Boia, e potrebbe quindi essere un frammento superstite del basamento della statua sistina. Le divergenze tra il testo della lastra e la trascrizione del Borboni hanno un valore relativo, poiché nel volume seicentesco spesso si rintracciano errori nell’impaginazione delle scritte e nello scioglimento delle abbreviazioni (ad esempio nell’iscrizione della statua di Innocenzo X, p. 276).

21 Cfr. P. PECCHIAI, Il Campidoglio cit., p. 172; BENOCCI 1989, p. 126.

22 La supplica di Landini per un aumento del compenso, del 26 giugno 1587, e le successive ratifiche dei magistrati capitolini sono pubblicate in BUTZEK 1979, pp. 499-501, doc. CXXXVIII- CXXXIX (il testo della supplica anche da BENOCCI 1989, p. 131).

23 La notizia compare in un “Avviso”, cfr. BUTZEK 1979, pp. 501-502.

24 II Consiglio Segreto si riunì il 28 agosto 1590. Per il testo dell’iscrizione cfr. P. PECCHIAI, Il Campidoglio cit., p. 173.
25 BUTZEK 1979, p. 504, doc. CXLII.

* GUARINO S., La statua di Sisto V nel palazzo dei Conservatori, in: Comune di Roma - Assessorato alla cultura, AA. VV., Il Campidoglio e Sisto V, Edizioni Carte Segrete, Roma 1991, pp. 117 - 119.

landini campidoglio1

Annotazione della morte di Sisto V apposta nel registro
dei decreti del Popolo Romano (27 agosto 1590).
Roma, Archivio Storico Capitolino.

Epistolari

epistolari

La biblioteca

Bibliotheca

Proprieta' e dimore

villa montalto

Arte & Mecenatismo

Ritratto del Principe Miche

Opere

oristano

CELEBRAZIONI V CENTENARIO

celebrazioni v centenario

Bolle Bandi Avvisi e Brevi

Biblioteca-Angelica-060

Araldica Sistina

stemma peretti montalto