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FABIO BIONDI - VARI

Doc. n. 36 - Il Patriarca di Gerusalemme da Montalto [Fabio Biondi], il 29 aprile 1589, al Papa. ASV, SS. Francia, 25, f. 282 r.

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Arrivai martedì a sera, che furono li XXV in Montalto, et perchè la posta stava per partire hebbi a pena commodità di dare avviso del mio arrivo a Monsignore Illustrissimo mio padrone, et per questo non ho prima dato conto alla Santità Vostra del termine in che si trovano queste fabriche. Hora vengo a darlo più distintamente, che ho potuto, come la Santità Vostra si degnerà di vedere nell'inclusa relatione et veramente ho trovato, che s'è fatto del lavoro, se bene apparisce poco al molto, che restarà farne, il che però spero, che per la gratia di Dio si condurà felicemente al fine, che si desidera, che alla grandezza dell'animo della Santità Vostra stimo facile non solo questa, che di qua pare impossibile, ma qualsivoglia altra impresa molto maggiore.

Ho consigliato a Monsignor il Vescovo li paramenti, che la Santità Vostra ha donati ultimamente a questa sua chiesa, et ne mando la sua ricevuta, et con questa cara demostratione ha consolato Vostra Santità tutto questo popolo, che ognuno concorrerà a vederli.

Sono stato poi ricevuto da questa Patria con molto amore, il che riconosco tutto dalla benignissima mano di Vostra Santità per le gratie, che ha fatte et fa continuamente nella persona mia. Cosi piaccia a Dio benedetto di concederle quella felicità di vita, ch'io le desidero, et con ogni maggiore humiltà le baccio, i santissimi piedi.

Fabio Patriarca di Gerusalemme

Doc. n. 34 - Mons. Fabio Biondi, Patriarca di Gerusalemme, il 26 ottobre 1588 al Capitano Pompeo Floriani. ASV, fondo Confalonieri, 60, f. 35v

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Rimando li disegni, quello del palazzo dell'Eccellentissima Signora Nostro Signore l'ha fatto riformare a suo gusto, se ben quello di Vostra Signoria non le è dispiaciuto, eccetto nella scala, la quale dice che non si vede quando s'entra nella loggia del cortile, et così anco delle prime stanze della prima et seconda sala, le quali pigliano lume dalla loggia che è lume falso, et necessariamente bisogna che restino oscure. Imperò Vostra Signoria farà seguitare l'ordine del disegno riformato, che così ordina Sua Santità.

Del purgo Vostra Signoria faccia quello che ha riformato lei, se così le piace, et le pare che sia manco spesa, et sabbato chiederò che si mandaranno denari, acciò se gli mettano le mani. Et melle raccomando di cuore.

Doc. n. 33 - Mons. Fabio Biondi, Patriarca di Gerusalemme, il 26 ottobre 1588 a Mons. Arrigoni. ASV, fondo Gonfalonieri, 60, ff. 34v, 35r

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Questa mattina ho dimandati denari al Papa et m'ha ordinato che io dica a Monsignor Tesoriero, sicome ho fatto, et sabbato si mandarà il mandato, che vederò di farlo spedire in ogni modo, et Vostra Signoria non tralasci in tanto il far lavorare.

Rimando il disegno del Palazzo della Eccellentissima Signora fatto dal Capitano Pompeo nel quale Nostro Signore v'ha trovato due cose, che non sono state di suo gusto, l'uno la scala che non si vede, quando s'entra nel portico o sia loggia del cortile, et che l'entrata per essere molto lunga dice che bisogna che sia molto chiara. L'altra cosa che non approva sono le prime stanze delli due appartamenti così della prima sala, come della seconda, le quali non hanno altro che una finestra, la quale ha lume falso pigliandolo dalla loggia, c'è anco la cappella che non ha lume, et una stanza di sopra, et per questo l'ha fatto riformare nel modo, che vederà nell'altro disegno, che si manda in due fogli, che è l'ultimo appresso il bastone, che è dentro nelli disegni, et secondo quello vuole Sua Santità che si regoli, et ne scrivo in conformità al detto signor Capitano Pompeo.

Quanto al disegno del purgo rimando l'uno et l'altro, et il Capitano Pompeo si potrà sodisfare di fare quello che più le piace, et quello che vederà che sia di manco spesa, et come si mandaranno denari, vi si potrà metter mano, essendo di troppa importanza per l'arte della lana.

Parlerò col signor Commissario per conto della polvere per la mina, et le bacio le mani.

Doc. n. 32 - Mons. Fabio Biondi, Patriarca di Gerusalemme, 1'8 ottobre 1588 a Mons. Arrigoni. ASV, fondo Gonfalonieri, 60, f. 33r-v

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Con la lettera di Vostra Signoria del primo ho inteso l'animo del Capitan Pompeo, et l'ho detto a Nostro Signore con fargli anco sapere delle rote che si sono mandate a pigliare, et dell'ordine che Vostra Signoria Reverendissima tiene per fare il bastione, spianar la piazza et tagliare il monte verso la Città, che questo veramente mi pare il vero modo, et Sua Santità ne resta sodisfatta perché a questo modo si potrà anco dar principio alle fabriche delle case, et io in tutti i modi disegno che il Senatore sia de primi dopo la signora Eccellentissima a dare principio. Et Vostra Signoria Reverendissima mi farà molta gratia col signor Capitan Pompeo a scegliermi un sito in quella piazza dove giudicaranno esser meglio per fare un poco di tugurio se non potrà far palazzi. Apetto il disegno della catedrale et Vescovato, del Palazzo della signora, et del Monastero di Monache nella casa de Rosati, acciò io possa sollecitare il denaro.

Alla Santità di Nostro Signore bastarà che Vostra Signoria Reverendissima le scriva le cose, che giudicarà che importano, et l'ordinarie, cioè del progresso, che si fa di mano in mano potrà scriverle o al Cardinale o a me.

Del grano per il Presidato, Nostro Signore n'ha rimessa la cura al Cardinal Camerlengo.

Della licenza dell'armi per il signor suo nipote, Vostra Signoria ne mandi la patente fatta al Cardinale con una sua lettera, che la sottoscriverà senz'altro. Et con questo le bacio le mani. Intendo che l'entrate di codesta nostra Communità sia molto mal governate, et specialmente le cose dell'Abondanza, per la quale Nostro Signore donò mille scudi con ordine, che non si debbano ne possano convenirsi in altro uso, et dove dovriano augmentare, mi si dice che diminuiscano. Non sarà se non bene, che Vostra Signoria veda d'intenderla, et rimediarci, acciò non ne venga qualche querela a Sua Santità che saria la ruina di quelli, che ne fossero causa, et poco servitio di quel publico. Et Idio le doni ogni felicità.

Doc. n. 31 - Mons. Fabio Biondi, Patriarca di Gerusalemme, il 5 ottobre 1588 al Capitano Pompeo Floriani. ASV, fondo Gonfalonieri, 60, ff. 32v, 33r

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Con l'altre mie mandai a Vostra Signoria il disegno ritirato della purga et tinta, per l'arte della lana, et la pregai a mandarmi la pianta del palazzo della signora per poterla mostrare a Nostro Signore et procur denari per tirarla inanti. Et così aspetto. Io mesi in consideratione a Sua Santità quanto Vostra signoria mi scrisse circa li legnami per haverli dall'Arciduca d'Austria, ma non parve a proposito a Nostro Signore et disse, che Vostra Signoria si servisse delli legnami di Rovetino per quello che erano buoni, et per il resto di quelli di Schiavonia, che ne sogliono venire al Porto di Fermo, et si governare in questo conforme alla sua prudenza. Sua Santità s'è poi risoluta, che il Monastero delle Monache si facci nella sua casa de Rosati parendole luogo più a proposito per non esser dominato, et per la commodità del giardino, et vuole che se ci metta le mani, havendomi commandato, che io ne scriva a Vostra Signoria et a Monsignor Governatore acciò minutamente con Monsignor Reverendissimo Vescovo se ci attenda, et sarà bene che ne facci un poco di disegno servendosi del vecchio in quel che si può, et la chiesa si farà dove era la scola anticamente attaccata a detta casa de Rosati, o dove meglio parerà a lei. Et le bacio le mani.

Doc. n. 30 - Mons. Fabio Biondi, Patriarca di Gerusalemme, il 5 ottobre 1588 a Mons. Arrigoni. ASV, fondo Gonfalonieri, 60, f. 32r

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Ho detto a Sua Santità quanto Vostra Signoria Reverendissima scrive con l'ultima sua delli 27 del passato circa la mina, et le ho anco detto de soprastanti, che le ho scritto, che si cassino, se non sono necessarij, o che non faccino il debito loro senza alcun rispetto perché non s'ha d'havere altra mira che quella del servitio de Sua Santità. M'ha detto poi espressamente che Vostra Signoria si pigli la cura di far pagare il denaro, poiché il Capitano Pompeo non vi può attendere, che non sta costì di continuo.

Sua Santità è risoluta, che il Monastero delle Monache si facci in casa de Rosati, essendo luogo, che non può essere dominato, et ci sarà commodità di giardino, et m'ha ordinato, che io ne scriva a Vostra Signoria et al Capitano Pompeo, acciò di conserto con Monsignor Reverendissimo Vescovo vi si mettano le mani. Si potrà dunque fare un poco di disegno servendosi per manco spesa di quel che si può del vecchio, et la chiesa si farà dove era la scola, et non sarà se non bene di fare un calcolo della spesa che v'andarà, et mandarne una nota.

Aspetto la pianta del Palazzo della Signora, et con l'occasione di mostrarla a sua santità dimandarò denari per tirarla avanti. Et a Vostra Signoria Reverendissima bacio le mani.

Doc. n. 29 - Mons. Fabio Biondi, Patriarca di Gerusalemme, il 5 ottobre 1588 ai Priori di Montalto. ASV, fondo Gonfalonieri, 60, ff. 31v, 32r

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Ho esposto a Nostro Signore che gli heredi di Messer Giovanni Matteo Fidele hanno messo in vendita le sue case in una delle quali si fa la Zecca et nell'altra fanno la residenza le Signorie Vostre et posto in consideratione a Sua Santità che comprandosi potriano servire per il Monasterio delle Monache. Rispose che erano in luogo troppo angusto, et havendole io detto che il Capitano Pompeo lodava per questo effetto la casa de Rosati per il miglior sito, che vi fusse, quando si provvedesse a Monsignor Reverendissimo Vescovo d'altra habitatione, si risolse che il detto Monastero si facesse in ogni modo in detta casa de Rosati, et che io ne scrivesse a Monsignor Governatore et al Capitano, acciò di consenso col Vescovo vi mettessero le mani, et così scrivo. Et s'ha da sperare quando il Monastero si facci in quella casa, che al Vescovo Nostro Signore sia per provedere per stanza più sana, et megliore. Quanto al commissario sostituto mandato sopra al bollo de pesi, et misure, et sopra il gioco delle carte, ne parlarò con Monsignor Illustrissimo Camerlengo et con questi Signori Camerali, a quali son certo, che la Santità di Nostro Signore mi rimetterà, ma vado dubitando, che in queste cose non si stenda la mia essentione. Però ne avvisarò le Signorie Vostre, parlato che n'habbia con questi signori. Et in tanto le bacio le mani.

Doc. n. 28 - Mons. Fabio Biondi di Gerusalemme, il primo ottobre 1588 al Vescovo di Montalto. ASV, fondo Gonfalonieri, 60, ff. 30v, 31r

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Questa mattina essendo a piedi di Nostro Signore ho detto a Sua Santità in ristretto quanto Vostra Signoria Reverendissima mi scrive in risposta della mia, et mi fece leggere la lettera del Cardinal nostro, che le scrivea in proposito della fabrica, o sito della nuova chiesa, et non vi fu altro, se non che disse, che per quella lettera non era preclusa la via a Vostra Signoria Reverendissima di attendere a questo negocio unitamente col Capitano Pompeo che si mandava per essequire. Et hora non sarà se non bene, che essendone ultimamente scritto al sopradetto Capitano, acciò consideri, se il sito dalla parte di San Georgio sarà a proposito, Vostra Signoria Reverendissima con esso lui se ne pigli particolar pensiero. Et con questo le bacio le mani, et prego ogni contento.

Doc. n. 27 - Mons. Fabio Biondi, Patriarca di Gerusalemme, il 28 settembre 1588 al Capitano Pompeo Floriani. ASV, fondo Gonfalonieri, 60, f. 30r-v

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La Santità di Nostro Signore ha veduto il dissegno fatto da Vostra Signoria per il purgo, et tinta di Montalto, il quale è magnifico commodo, et bene inteso, ma perché non ci vuole la concia delle pelli appresso a' panni, et non loda che vi siano i fianchi per rispetto de banditi, che si potriano con l'occasione farsi forti dentro, oltreché la macchina è assai grande, et riuscirà di spesa importante, per questo è stato ridotto in forma minore, che si ridurrà presto alla sua perfettione et con molto manco spese, et di questo Sua Santità si è compiaciuta che si metta in opera, et m'ha ordinato lo mandi a Vostra Signoria acciò gli facci metter mano, et si potrà cominciar dalla stanza per il purgo, acciò il mercante se ne possa cominiciare a servire, et si farà in volta il primo solare sopra il quale si faranno le stanze necessarie per li lavoranti, et basteranno per quanto si crede il primo et secondo, senza fare il terzo piano per manco spesa. Io procurerò che quanto prima se le mandino quattrini per questo effetto. Aspetto la pianta del palazzo della Signora con l'avviso di quel che è fatto finhora, acciò si possano mandar denari anco per questo.

Sua Santità mi fa di gran bravate con dire, che io non scrivo, et non sollecito, et mostra in effetto di mostrar poco gusto delle cose di Montalto. Son molti giorni, che si mandarono li 500 scudi per la mina, et scrissi, come erano spesi quelli, si mandassero li conti, che procurarei si mandassero delli altri, ma Monsignore il Governatore è andato in visita, et Vostra Signoria non ce sta, et qui non ci scrive, né quel che si faccia, né quel che si sia fatto, et io non so che dirne, et veramente se ci dovria attendere con qualche maggior diligenza. Et a Vostra Signoria mi raccomando di cuore.

Doc. n. 26 - Mons. Fabio Biondi, Patriarca di Gerusalemme, il 17 settembre 1588 al Vescovo di Montalto. ASV, fondo Gonfalonieri, 60, ff. 28v, 29r-v, 30r

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Hebbi il memoriale che Vostra Signoria Reverendissima mi mandò per l'exequatur Regio per pigliare il possesso de benefici) dependenti dall'Abbadia di Monte Santo, ville et luoghi della diocesi Ascolana, et Aprutina uniti al suo Vescovato, et havendone io parlato con persone pratiche di queste materie, et a quali sono passate per le mani nel Regno, mi dicono, che non è necessario l'exequatur, bastando che Vostra Signoria Reverendissima lo pigliasse per il possesso dell'Abbadia dalla quale dependono detti membri, et che senz'altro ne può pigliare il possesso a suo piacere, et dando l'essempio ne Vescovadi, che sono nello Stato della Chiesa, et che hanno diocesi che per quel che sta nel Regno non se ne piglia l'exequatur, bastando ch'habbi preso il possesso del Vescovato. Però veda Vostra Signoria Reverendissima quel che le pare, che si facci, che io non mancherò di servirla.

Diedi a Nostro Signore io stesso il memoriale, che mi mandò, nel qual ricorda l'augmento del numero de capellani, o di mansionarij per alleggerir le fatiche de Canonici et per maggior dignità di quella sua Chiesa, raccomanda la porvertà de Canonici, domanda qualche pensione per li quattro chierici che servono alla Chiesa, et che li scholari destinati al Collegio siano stati alla schola in Montalto, nella quale s'aggiungano lettere di retorica, logica, instituta, et sacra scrittura, et mette in consideratione, che si faccino due nave alla Chiesa hora catedrale potendosi con poca spesa. Io lasciai detto memoriale a Sua Santità il qual fusse visto diligentemente et havendomi fatto dire, che le ne parlassi, tornai. Et quanto alli Mansionarij, et capellani, rispose che questo era buon ricordo, ma che non bastava di ricordare al Principe, che bisogna farlo con occasione et proporre il modo, come si possa effettuare. De Canonici che se sanno governare le cose loro, hanno il modo a bastanza, dicendo che l'Abbadia di Sarnano vale seicento scudi, et che le se possono anco unir di quei beneficij della Città, et replicando io, che nell'Abbadia c'erano delle gravezze di cura d'anime, et d'altre mi disse, che ci sono perché li Canonici le vogliono. Della pensione per li chierici, rispose, che non è bene d'assignarle alle persone, perché come sono morte mancano, ma che bisognava darle al Seminario. Dell'augmento delle letture non disse altro. Dell'ampliar la Chiesa, in questo si stese a di lungo mostrando d'essere restato con disgusto di Vostra Signoria Reverendissima poiché quando partì di Roma le ordinò, che vedesse dove russe luogo più commodo nella Città per edificar la Chiesa, et il palazzo episcopale, proponendo il sito della casa dei Rosati per il palazzo et le case vicine et contigue, dove già si teneva la schola a tempo suo per fabricar la chiesa, facendo la porta dove è quella della schola, et la tribuna fuori della Terra verso Santo Agostino che in occasione che inimici si fossero accampati in Santo Agostino havria servito per opporsi designando anco che si fusse abassato il terreno fino al piano della casa di quei di Tonica, et aggiungendo molt'altre commodità di sepolture che s'havriano potuto far sotto il piano della tribuna, et così anco, che il Palazzo s'havria potuto fare nelle case de Rosati, ampliandolo sino alle case de Frati di Santo Francesco, et oltre di questo ricordò anco il sito delle case di Don Alfonso o quelle del Prior di San Georgio, nelle quali ce saria anco stato campo fuori delle mura da potersi slargare. Et sopra di questo discorse molto dolendosi della negligenza di Vostra Signoria Reverendissima che doppo che è partita, non n'habbi mai dato, soggiungendo alcune cose simili. Io replicai quel che mi sovenne in scarico di lei, però come si può considerare, si perde l'ardire alla presenza d'un tanto Papa, et a me occorre particolarmente che bene spesso perdo le parole, et l'animo, et non ardisco d'aprir la bocca, et commandò poi che io scrivessi al Capitano Pompeo che vedesse se il sito, dove è San Georgio fusse a proposito, facendo la Signora dall'altra parte il suo palazzo, et così scrivo. Ho giudicato esser bene che Vostra Signoria Reverendissima sappi quanto è passato, non perché se n'attristi, poiché la natura di Nostro Signore sicome è sensitiva, così è piena di cordiale amore con i suoi, ma acciò sappi come habbi da dargli all'incontro di quelle sodisfattioni che Sua Santità desidera.

Io credo d'haverle scritto, che le tornai a parlare per conto della giurisdittione di Rovetino, accennandole che Vostra Signoria Reverendissima havria obedito a quanto Sua Santità habbia risoluto, ma che desiderava tuttavia di esponere in voce le ragioni, et le pretendenze della sua Chiesa la quale si trova in pacifico possesso di far bandi, esigere pene de danni dati, et fare altri simili. Non mostrò Sua Santità inclinatione che venisse per questo, dicendo che poteva supplire con scrittura, et in ogni modo non mi parve, che mostrasse d'haver altra opinione di quella, che già si scrisse, dicendo che il vescovo non ha famiglia di corte, di poter essercitare giurisditione de casi gravi etc. et in questo Vostra Signoria Reverendissima si governarà secondo che le dettarà la molta sua prudenza, et a me commandarà con ogni autorità, che sarà sempre servita come sono obligato, et in tanto le bacio le mani.

Doc. n. 25 - Mons. Fabio Biondi, Patriarca di Gerusalemme, il 30 Luglio 1588 ai Priori di Montalto. ASV, fondo Gonfalonieri, 60, ff. 27v, 28r

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Ho ricevuto l'instromento della ratificatione, la quale ho subito presentata in mano di Nostro Signore et credo sarà di sua sodisfattione.
Quanto al sito per l'edificio della Tinta et Purgo, Sua Santità non approva che si facci accanto al Molino, parendole luogo angusto, et che sta troppo nel basso, et anco forse con pericolo di qualche piena del fiume, et che non è esposto al sole, et il guadagno che si fa del muro del mulino lo stima poco. Imperò dice che dovendosi fare, vuole che si facci una cosa, che habbi del nobile, cioè capace, et in luogo più eminente, et ricorda che si potria far sopra il molino intorno a mezzo miglio, dove dice che è una bella prataria, che ce saria commodità di stendere i panni et fare i tiratori, et caso che bisogni, che si potria anco cingere la casa con un muro attorno come quelli, che si fanno qui a Roma alle vigne, et farlo anco di modo che il vallato, o sia forma gli passi per mezzo, et in somma che sia una cosa, che habbi garbo. Imperò le Signorie Vostre potranno esser col signor Capitano Pompeo, et col Mercante, et faranno elettione del sito, che sia a gusto di Sua Santità et sopra tutto che sia sopra il molino verso Monte di Nove, dove sono quei prati, che le Signorie Vostre lo devono sapere.

Quanto alle pegioni delle case bisogna che faccino ogni sforzo per questi due primi anni, et si ristringano da qualche altra spesa, et supplisca a questa, poiché passati li due anni, de' frutti dell'essercitio si potranno pagare et, il partito, che propone il Mercante di pagar lui le pegioni purché se gli lascino goder li frutti per tutti li sei anni, a me non piace perché non mi pare utile alla Communità, et non ho voluto proporlo a Nostro Signore perché credo per certo, che non l'havria approvato, sì perché non è utile, come anchora per non alterare la conditione della Compagnia. Imperò faccino ogni sforzo, acciò il Mercante sia bene accomodato, et non habbi occasione di dolersi, et veramente le pegioni sono troppo eccessive, et vi si dovria pigliar quello temperamento da Monsignor Governatore et dalle Signorie Vostre che al sicuro in Roma a un prezzo non si pagariano tanto, se quelle case vi fossero, et s'aiutino, perché con quello essercitio si darà il pane a tutta quella povertà. Et questa è una delle principali gratie, che Sua Santità habbi fatto a quella Patria, et però bisogna saper conoscerla.

Sua Santità si è contentata di pagar li mantelli alii quattro priori che sono di Magistrato, havendo saputo che di cinque sono ridotti a quattro. Imperò le Signorie Vostre avvisaranno quanto costano in tutto con fattura, et ogni cosa, che subito Monsignor Tesoriere mi darà il mandato delli denari et saranno contente di communicar questa mia a Monsignor Reverendissimo Governatore et al signor Capitano Pompeo, al quale non scrivo perché non ho tempo, et perché penso non sia costì. Et alle Signorie Vostre mi raccomando di cuore.

Fabio Biondi Patriarca di Gerusalemme

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