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Palazzo Peretti Ottoboni Almagia' (*)

La successione dei cardinali titolari continuò fino al 1624, quando, alla morte del card. Alessandro Damasceni di Montalto, pronipote di papa Sisto V, per volere di papa Urbano VIII, il palazzo fu venduto dalla Camera Apostolica, a cui apparteneva, al principe. Da questo passò per successione ereditaria al nipote, Paolo Savelli Peretti Alessandro Ottoboni. Rimase di questa famiglia fino al 1889, quando fu venduto ad Edoardo Almagià.

La costruzione

L'antica origine del palazzo è riscontrabile con le lunghe vicende costruttive dello stesso. Le antiche costruzioni sorte sul luogo creduto della casa di Domiziano e incorporate intorno al 1260 secolo dal cardinale di Eversham, vennero restaurate quasi totalmente alla prima metà del Quattrocento dal card. de la Roche, e , nel 1441 dal card. Jean Le Jenne, che completò magnificamente i lavori. Altri importanti interventi vennero eseguiti nel primo decennio del XVII secolo, fino ad arrivare, con la donazione ai Peretti, alla totale ricostruzione del vetusto e malandato edificio. Attese a questa importante trasformazione, come ricordato da una lapide, Baldassarre Croce, autore del nuovo allineamento dell'edificio sull'asse della via del Corso - palazzo Ruspoli e della facciata su via in Lucina, che mantiene quasi inalterata l' originaria espressione architettonica seicentesca, con il portale, le finestre e il ricco cornicione adorno dei simboli dei Peretti, quali il leone rampante, i rami con pere e le stelle. La facciata sul Corso, pesantemente rimaneggiata nell'Ottocento da Francesco Settimj, ha perso completamente l'antica articolazione, tra cui anche il celebre "arco di Portogallo" che scavalcava in epoca romana la via Lata. La facciata verso la piazza di S. Lorenzo in Lucina era originariamente a due piani, ammorsata ai lati da paraste angolari; successivamente fu anch'essa modificata, e oggi ci si presenta a tra piani di finestre divise da paraste. Al piano terreno, oltre a numerose aperture di botteghe, si aprono due portali centinati con sovrastante balcone a balaustre marmoree. Il cortile, a cui si ha accesso dal portale di destra, conserva una grande raccolta lapidaria alle pareti, alcune statue, resti di sarcofagi romani e una bella fontana. Alcuni ambienti interni vennero decorati con pitture nel XVII secolo da Giovanni Francesco Grimaldi, apprezzatissimo artista soprattutto tra la fine del XVI e l'inizio del XVII.

Le Curiosità

Nel XVI secolo il palazzo era ricordato anche con il nome di "palazzo di Portogallo", dal cardinale portoghese Giorgio de Costa che vi abitò. L'Ara Pacis, eretta in onore di Augusto per celebrare il lungo e duraturo periodo di pace raggiunto sotto il suo regno, sorgeva originariamente proprio sotto un angolo del palazzo con la via del Corso. I lavori intrapresi in questo secolo, estrassero ciò che rimaneva della struttura posta a diversi metri di profondità per venire poi rimontate in l.go Augusto Imperatore.

Gli ospiti

All'interno di palazzo Fiano - Almagià, oltre ai molti cardinali, dimorarono nel Cinquecento l'architetto Annibale Lippi e, tre secoli dopo il giovane Massimo D'Azeglio.

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(*) Articolo tratto dal web

SISTONOSTRO!

Canzone veneziana Filippo II e Sisto V, 1588

*El  [Sisto] xe ustinà, el ha dura opinion / No sa niente de stado, el muove bumori, / Fa fabricar galìe, le manda in corso: Felippo xe 'l sgionfietto, e lu el ballon: / E, con altri favori, / Ghe ha messo in bocca el mono, / Sì che'l lo sbalza, e tira co' ghe piase / A far lighe, a far guerre e triegue e pase...
... Sisto, trovege sesto, e fé che'l duca [di Savoia] / Torna a franzesi indrio le so fortezze. / Se no volè d'Italia el precipitio. Habbiè vu più che lù del sal in zuca: / Temprè ste fierezze / Fatte senza giuditio,/ No con muodi frateschi, ma secondo / El negotio d'i principi del mondo".  

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