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Iconografia della famiglia Peretti: Ritratti e Memorie.


Il ritratto di Flavia Peretti che qui presentiamo viene dal libro Tempio fabricato da diversi coltissimi e nobilissimi ingegni in lode dell'illustr.ma e Ecc.ma Donna Flavia Peretta Orsina, Duchessa di Bracciano, dedicatole da Uranio Fenice. Il libro è del 1591. Chi era Uranio Fenice? Non altri che Torquato Tasso. Il poeta, dopo le note vicende della sua vita, era approdato a Roma ed era stato molto bene accolto da Sisto V. Aveva anche trovato un protettore-mecenate nel Cardinale Scipione Gonzaga elevato alla porpora da Sisto V nel 1587.

Il pontefice proteggeva apertamente il poeta. Chissà, forse era rimasto colpito per quei versi che gli ricordavano come i suoi confratelli francescani non volevano lasciare la Palestina, anzi, erano pronti con coraggio e sacrificio a difendere il Santo Sepolcro. Oltre alla liberazione di Gerusalemme, i versi di Torquato Tasso celebravano le imprese sistine. Il Papa lo protesse contro il duca di Ferrara e il Cardinale Scipione Gonzaga, cui il poeta dedicò i Discorsi dell'arte poetica e in particolare sopra il poema eroico, lo accolse nel suo palazzo-reggia a Roma in via della Scrofa.

Nel 1589, l'8 settembre, giorno della natività della Madonna, fu data l'acqua a Roma, che sgorgò da tutte le fonti. Torquato Tasso, entusiasta come tutti i romani, scrive che l'acqua per vie occulte lascia la profonda oscurità e arriva alla luce del sole per vedere la grandezza di Roma.

Il poeta si infiammò anche per la croce che sorge sull'obelisco del Laterano e naturalmente dedicò i suoi versi anche alla "guglia" più famosa, quella di Piazza San Pietro. A Sisto V, poi, indirizzò un lungo poema, A la Santità di N. Sig. Sisto V, in cui chiama il Papa "Honor d'Italia tua, non sol conforte"1.

Sisto V, però, pur proteggendolo, pare che non l'abbia mai voluto ricevere. Un po' perché aveva sempre il tempo limitato, un po' perché mal sopportava le stranezze del carattere del poeta.

Torquato Tasso in compenso fu accolto in casa della nepote del Papa, l'affascinante Flavia. Questa andò sposa a Virginio Orsini, duca di Bracciano, il 20 marzo 1589 (già era avvenuto il matrimonio per procura un mese prima); nello stesso giorno anche sua sorella Orsina sposò Marcantonio Colonna, nepote dell'eroe di Lepanto. In quell'occasione il Colonna fu creato duca di Paliano. In un primo tempo sembrava che Flavia dovesse unirsi con Ranuccio Farnese, principe ereditario di Parma; almeno Sisto V lo sperava molto. Ed anche sua sorella Camilla, nonna di Flavia. Ma poi si mise di mezzo Filippo II, che ostacolò questo matrimonio per ragioni politiche, e intervenne anche il duca di Toscana, che premeva perché suo nipote Virginio, figlio della defunta sorella Isabella, non ricco ma tanto nobile, sposasse la bella Flavia. C'era anche un piccolo particolare: Paolo Giordano Orsini, padre di Virginio, era stato il mandante dell'uccisione di Francesco Peretti, nepote di Sisto V. Ormai l'Orsini era passato a miglior vita nel 1585, ma quest'ombra tra le due famiglie non doveva esserci.

Sappiamo come andò a finire. Il matrimonio si fece e fu felice. La sposa ebbe da Virginio doni meravigliosi, gioielli di famiglia tra cui una collana di perle di eccezionale valore. Molto probabilmente è quella che indossa Flavia nel ritratto che presentiamo. A Flavia, come a sua sorella Orsina e ai suoi fratelli Alessandro e Michele, fu imposta un'accurata educazione. La giovane aveva una cultura umanistica approfondita, era appassionata di danza, canto e musica. Era bionda, bella, sapeva parlare bene, vestiva con gusto.

Flavia e il marito Virginio ebbero il grande merito di ricevere in casa i migliori ingegni allora a Roma: divenne così il loro uno dei salotti letterari più noti d'Europa.

Il Tempio, di ben 358 pagine edito a Roma nel 1591, l'anno dopo la scomparsa di Sisto V, si avvale di firme prestigiose dell'epoca. Veramente, diversi sonetti sono anonimi, e di questo si scusa lo stampatore, perché, dice, non gli è riuscito di reperire tutti gli autori.

Tra i poeti, il marchigiano Statilio Paolini di Osimo che inizia i versi con "Flavia, ben chiaro appar, che quanto splende ...". Questi invece quelli di Uranio Fenice, Torquato Tasso: "Se di lodarvi in rime oso talora / Benché splenda di gemme, e d'oro, e d'ostro / II Vicario di Cristo, e il Fratel Vostro / che la sua stirpe e tutta Italia onora ...".

Ma i versi più belli sono di Gerolamo Zoppio, e sembrano anche i più sinceri. Il poeta da come parla di Flavia, pare che l'abbia osservata bene: "Bella sei tu, se gli aurei crespi crini / Accogli in nodo, o se gli ondeggi ai venti / Bella, se da' leggiadri occhi divini, / Fiamme d'amor ne i cor cortesi aumenti / ... Bella, se siedi, ò stai lieta, ò pensosa / E'l delicato piè danzando giri: / Bella, se vezzosetta, o disdegnosa; / E, se talhor t'infiammi, ò se t'adiri / Bella pur sei; né sotto il Ciel hà cosa, che più bella di te, Flavia, s'ammiri".

Questi versi richiamano il ritratto della duchessa nel libro, anzi ci confermano quanto il volto della nobile donna rappresentata nel volume di Uranio Fenice fosse corrispondente alla realtà. E anche il carattere, non solo l'aspetto fisico.

E sicuro che la giovane Flavia avesse i capelli crespi e biondi (il contrario dei fratelli, tutti bruni), inoltre non disdegnava, oltre a raccoglierli sulla nuca, anche a lasciarli sciolti. Doveva certamente aver ereditato qualcosa del carattere dal grande zio, se anche nei versi di un ammiratore venivano ricordati i suoi momenti d'ira, i suoi cambiamenti di umore, "ò stai lieta, ò pensosa", e inoltre la sua passione per il ballo.

ritratto

Il ritratto è ovale ed è circondato dalla scritta: "Flavia Peretta Orsina", il tutto racchiuso in una decoratissima cornice rettangolare. Gli emblemi dello stemma sistino sono tutti rappresentati. Ai due lati, in alto, sorgono i tre monti con le pere (Peretti) e al centro la stella, proprio sul capo di Flavia, a significare che è sotto una buona stella, è protetta. Ancora, ai quattro lati stelle e dappertutto festoni di frutta (pere). Compaiono anche le rose, a indicare la famiglia in cui la fanciulla è entrata per matrimonio: gli Orsini duchi di Bracciano. La rosa, l'elemento principale dell'arme degli Orsini, qui è posta in cima, sotto la stella, e altre due rose sono in basso. Tra queste, il solito volto di leone antropomorfo, che è un minuscolo ritratto. Chi può essere? L'artista inventore dell'opera? Uranio Fenice?
Altri ammiratori dedicano versi a Flavia, tra questi il più volte menzionato Baldo Catani. Eccoli: "Gradisca il ciel i miei devoti accenti ..."2. L'unione tra Flavia Peretti e Virginio Orsini fu felice. I principi ebbero dodici figli. Il primo nacque nel 1591 e gli imposero il nome del terribile nonno, Paolo Giordano. Un figlio, Alessandro, divenne cardinale. La sesta figlia, Isabella, divenne duchessa Gonzaga di Guastalla. La settima, Maria Felice, sposò il Connestabile di Francia Enrico, duca di Montmorency. Quando rimase vedova si fece monaca.

L'ottavo figlio, Francesco, fu abate di Farfa e poi gesuita, il nono, Virginio, fu celebre carmelitano scalzo.

Poi Camilla sposò Marcantonio Borghese e in tarda età, vedova, fondò il monastero detto delle "Turchine"3.

Il dodicesimo parto fu fatale per Flavia: morì assieme alla sua bambina nel 1606.

 

 

 

 

 



erinaE ora Camilla Peretti. Sorella di Sisto V, maggiore di due anni, nacque a Grottammare nel 1519. Malevole leggende che non sono mai verità la descrivono avida, rozza e intrigante: fu invece una degna sorella di tanto fratello. Seppe allevare con saggezza i suoi figli e nipoti, curando profondamente la loro educazione spirituale e sociale. Sopportò il peso di due immensi dolori: la morte del figlio Francesco, fatto uccidere da Paolo Giordano Orsini, e la prematura scomparsa della dolce figlia Maria Felice, andata sposa al nobile romano Fabio Damasceni. Affiancò il fratello nella costruzione della fortuna di famiglia e, come il fratello, anch'ella fu grande benefattrice dei bisognosi.

Camilla seppe mantenere alto il decoro dei Peretti di Montalto, come si conveniva in una Roma che osservava e giudicava in un periodo particolare sociale e politico , come quello della Roma tra la fine del Cinquecento e l'inizio del nuovo secolo. I giudizi degli ambasciatori su di lei sono tutti lusinghieri. Così nel 1585 scrive l'inviato del duca di Mantova, Camillo Capilupi: "... la sorella di S.B. di nome Camilla ... et ella si tratta d'eccellenza et comincia a diventare donna di garbo .. ."4.  Donna Camilla anche dopo la morte del fratello continuò a vivere nel Palazzo della Cancelleria a Parione con i nipoti, il Cardinale Alessandro e il marchese Michele.

I Peretti si circondavano di numerosa servitù, alla quale Camilla fece molti lasciti, e usavano un cospicuo numero di carrozze. Spendevano tantissimo per aumentare sempre di più la loro collezione d'arte5. Donna Camilla, pur destreggiandosi bene in tutto questo fasto, mantenne in casa la stessa vita semplice e frugale che conduceva il suo diletto fratello.

Nel Ritratto di donna Camilla, la donna è seduta; pare in età avanzata ed è vestita semplicemente. Lo sguardo è assorto e dolce. Il quadro, olio su tela, è conservato nel Palazzo Municipale di Montalto Marche. Come provenienza originaria, si potrebbe pensare a Villa Montalto a Roma, ricca di ritratti di famiglia. Così Vittorio Massimo scrive a proposito di un ritratto della sorella di Sisto V: "Allorché Sisto V morì, D. Camilla sua sorella abitava nel palazzo della Cancelleria, e vi rimase fino alla sua morte insieme co' suoi nipoti il Card. Montalto Vice Cancelliere, ed il Principe D. Michele Peretti; né si sa che ella andasse più ad abitare alla sua Villa, ove per altro si conserva il di lei ritratto in età assai avanzata, dipinto in tela, seduta, e semplicemente vestita"6.

Tutto è possibile, dopo le varie vendite e conseguenti dispersioni di quadri, sculture, pitture, iscrizioni e oggetti d'arte vari che costituivano l'immensa collezione di Villa Montalto. Per fare due esempi, basti pensare al busto bronzeo di Sisto V di Bastiano Torrigiani che si trovava in una sala di Villa Montalto. Quest'opera fu venduta insieme ad altre e passò di mano in mano finché nel 1835 il Cardinale Grimaldi, con gesto generoso, la donò alla Cattedrale di Treja7. Simile destino ebbe il busto del Cardinale Alessandro eseguito dal Bernini: si trovava nella stessa sala della Villa. Come si sa, è finito a Berlino8.

erinaCamilla passò a miglior vita nel Palazzo della Cancelleria il 14 luglio 1605. Fu sepolta nella cappella di famiglia in Santa Maria Maggiore, "con pompa conveniente ad una sorella di Papa". In vita raggiunse prestigio e fortuna, "ma senza insuperbirsene seppe esercitare tutte le virtù, e nello stesso tempo sostenne la dignità conveniente alla sorella di un Sisto V"9.

I ritratti dei due fratelli Damasceni Peretti, pur essenio di fattura ed epoca diverse - il Cardinale Alessandro è ancora giovane, il principe Michele sembra non più giovanissimo - rappresentano il carattere dei due fratelli. Il primo profondamente religioso, soccorritore dei poveri, coltissimo, mecenate, grande diplomatico; il secondo brillante, forse un po' meno dedito alla cultura e un po' più alla vita mondare. Anche il ritratto del Cardinale potrebbe venire da Roma, da Villa Peretti. Nel ritratto di Michele la decorazione dell'armatura ha gli emblemi in miniatura dello stemma dei Peretti.

 

 

 

 

 

 



michele perettiAlessandro Peretti nacque nel 1570 e morì nel 1623. Michele nacque nel 1577 e morì nel 163110. In età avanzata e da pochissimo vedovo, Michele si invaghì della giovane fidanzata del figlio Francesco, Anna Maria Cesi. La sposò ma non ebbero prole.

Chiude definitivamente la stirpe dei Peretti di Montalto Maria Felice, figlia di Michele11. La principessa andò sposa a Bernardino Savelli e morì nel 1656. Anche il suo ritratto era conservato a Villa Peretti12. Un altro ritratto di Maria Felice giovane si trova nella Chiesa di San Girolamo dei Croati a Roma. È nella seconda cappella a destra. Rappresenta la Madonna della Stella: il viso della Vergine è di Maria Febee13.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



m felice savelli perettiIl ritratto qui riprodotto si trova nell'Istituto "Massimiliano Massimo" a Roma all'Eur; il ritratto è del 1656, come da iscrizione posta sotto il busto della principessa. È da ritenere che sia l'ultima immagine di Maria Felice, visto che morì in quello stesso anno.

Aggiungiamo una considerazione, anzi notiamo un particolare curioso: Sisto V divenne Papa e i suoi familiari entrarono nella storia con tre nomi: Camilla, Francesco (sfortunato in amore) e Maria Felice. Il destino della famiglia si concluse con gli stessi nomi: Camilla (monaca), Francesco (sfortunato in amore), e Maria Felice14.

 

 

 

 

 

 

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* Cfr. Erina Russo De Caro, Iconografia della famiglia Peretti: Ritratti e Memorie, in: Le arti nelle Marche al tempo di Sisto V, Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, 1992, pp. 40 - 45.
1 Cfr. Rime piacevoli di Cesare Caporali, del Mauro, et altri autori ..., Venezia 1637.
Il Catani recitò nell'aprile del 1588 l'orazione funebre in occasione delle esequie di Maria Felice Peretti Damasceni nadre di Flavia. Cfr. V. Massimo, Notizie storiche della Villa Massimo alle Terme Diocleziane, Roma 1836, p. 63: "Nel seguente anno 1588 troviamo nelle Effemeridi del Gualtieri... 'Il seguente lunedì di Passione 4 aprile furon celebrate in detta Basilica di S. Maria Maggiore l'esequie dell'Illustrissima Sig. Maria Felice Peretti, figlia di D. Camilla, e madre del Card. Montalto, che vi assiste in Cappa di lana con altri 21 cardinali, e la sua Orazione funebre fu recitata da Baldo Cataneo famigliare di detto Cardinale'...".
3 Il ritratto di Camilla Borghese è riprodotto insieme alla breve biografia e tutta la bibliografia in E. Russo de Caro, II francescanismo di Sisto V, in "Analecta Tor", Roma 1990, pp. 99 e sgg.
4 Cfr. I. Gatti, Sisto V papa piceno. Le testimonianze e i documenti "autentici", Ripatransone 1990.
5 Cfr. V. Massimo, Op. cit., p. 262.
6 Ibidem, p. 159.
7 Ibidem, p. 164.
8 Ibidem, p. 164.
9 Ibidem, p. 161.
10 Cfr. Libro dei Morti in S. Maria Maggiore Anni 1611 - 1804, f. IV.
11 Per le notizie sull'estinzione della famiglia Peretti Montalto, cfr. Gli ultimi discendenti di Sisto V di E. Russo de Caro, Strenna dei Romanisti, 1988.
12 Cfr. V. Massimo, Op. cit., pp. 134, 135 e 199.
13 Cfr. E. Russo de Caro, in Le famiglie romane ... in Atti del Convegno "Chiesa Sistina", Roma 1990, p. 91 e sgg.
14 Camilla morì nel 1668 e Francesco divenne celebre e ottimo cardinale. Nacque nel 1600 e morì nel 1655.

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