Venerdì, 11 Ottobre 2024

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Introduzione all'Araldica


Intanto, come spesso accade quando si vuole essere chiari, bisogna sgombrare il campo da possibili equivoci: l'Araldica NON si occupa soltanto di stemmi nobiliari e NON è assolutamente una disciplina riservata soltanto ai nobili. 
Si occupa ANCHE di stemmi nobiliari, ma non solo.

E giusto per fare solo un esempio tra i più noti, basti pensare agli antichi stemmi delle famose "corporazioni" della Firenze medievale: erano un po' come le associazioni di categoria moderne, e ognuna aveva il suo stemma (per nulla nobiliare) che raffigurava il mestiere tutelato.

Insomma, non è difficile accorgerci che oltre agli stemmi di Imperatori, Re, nobili, cavalieri e Ordini Cavallereschi, esistono, ed esistevano, stemmi borghesi (non nobili) sia familiari che personali, oppure stemmi civici (di Comune, di Città e di Provincia), o ancora stemmi di associazioni, di Enti pubblici e privati, di Università ecc.

Non dimentichiamo, infine, tutti gli stemmi che riguardano l'ambito ecclesiastico (di Papi, di Cardinali, di Vescovi, di Abati e Badesse, di Prelati, di Ordini e Conventi ecc.). Qui molti stemmi avevano (ed hanno) un significato nobiliare (del resto ancora oggi i Cardinali sono detti "Principi della Chiesa"), ma molti altri no (ad esempio lo stemma di Ordini Religiosi come quello Agostiniano).

Ebbene, vi sarete già accorti di quanto sia ampio e interessante il panorama che si sta aprendo: un panorama che, a prescindere dalla nobiltà, è fatto soprattutto di Storia.

Storia... Bèh certo, al primo impatto può sembrare una parola grossa se riferita all'Araldica ma, se proviamo a pensarci un attimo ci accorgiamo che parlare di Storia non è affatto strano o esagerato.
Pensate ad un affresco, ad un quadro, ad un reperto archeologico, ad un manoscritto, o ad un antico libro... Può accadere a volte, per vari motivi, che lo storico, lo studioso d'arte, l'archeologo o il paleografo, non siano in grado di datare, interpretare e classificare un'opera d'arte, o un antico reperto. In casi come questi può essere sufficiente la presenza di uno stemma perché l'araldista riesca ad arrivare laddove altri si sono dovuti fermare. Anzi, spesso attraverso l'Araldica si può risalire al committente o al proprietario del reperto, o addirittura identificare un personaggio storico che altrimenti non si saprebbe chi sia.

Si, ma come si fa? Ovvio è la domanda più logica... Il punto è che probabilmente nessuno si è preso mai la briga di spiegare il "come si fa"... Bèh, senza entrare troppo nei tecnicismi inutili, proviamo a scoprire insieme il procedimento:

lo stemma è solitamente composto da una parte fondamentale: lo scudo. Più un'altra cosa che sta sopra lo scudo: a volte si tratta di un elmo, altre volte di una corona (in alcuni si può trovare anche l'elmo coronato). Lo scudo ha una sua forma che varia a seconda delle epoche storiche; l'araldista conosce bene sia tutte le varie forme (a proposito, in Araldica si chiamano "Fogge") sia le epoche a cui esse corrispondono.

Poniamo, per esempio, che su un affresco si trovi uno scudo di forma quadrata un po' irregolare, detto "Targa": si può già dire con certezza che è stato dipinto nel pieno del 1400. Anche l'elmo però ha le sue forme e i suoi stili a seconda dei periodi storici. Osservando l'elmo sopra lo scudo a "Targa" l'araldista vedrà che esso è un "Torneario", anch'esso tipico del pieno 1400.

E se lo scudo non dovesse concordare con lo stile dell'elmo? Ecco, in tal caso ci si troverebbe di fronte a un dipinto rimaneggiato in epoche successive.
Poi si procede a vedere cosa c'è raffigurato dentro lo scudo, poiché è proprio qui che si trovano i dettagli più importanti e che portano a identificare una persona specifica o una determinata famiglia. In tal modo si scopre chi era che aveva commissionato l'Opera, oppure l'identità del personaggio eventualmente ritratto.

Già... Pensate un po'... Vi siete mai chiesti come si fa a dire, per esempio, se in un affresco è ritratto Braccio da Montone e non un altro capitano, che so, magari il Colleoni oppure Guidoriccio da Fogliano? Mica esistevano le fotografie...

Facciamo conto che dentro lo scudo ci sia il mezzo busto superiore di un caprone, messo di profilo e con le due zampe protese in avanti: ebbene, ecco stabilito con certezza che si tratta proprio del Condottiero Andrea Fortebracci, noto a tutti come Braccio da Montone... Lui e NON un altro!

Diciamo, perciò, che lo stemma era un po' la carta di identità che si usava nel passato!!! 
Bene ora, finalmente, siamo arrivati ad avere tutti gli elementi per dare la definizione vera e completa di cosa sia l'Araldica:

è una scienza ausiliaria e documentaria della Storia, la quale studia gli stemmi e tutti gli elementi ad essi collegati, e produce una loro descrizione chiamata "Blasonatura".
"Blasonare" è una parola che deriva dal Tedesco arcaico "Blasen", che significava "soffiare". Gli antichi Araldi, infatti, annunciavano i cavalieri e aprivano i tornei anche col suono di corni e trombette, dette "Chiarine".

Oh... Adesso siamo ormai entrati nel vivo, nel cuore, di quella che è la vera essenza dell'Araldica... e se ancora siete qui a leggere sono doppiamente contento: in primis perché vuol dire che avete interesse per questo argomento, in secundis perché siamo riusciti a costruire qualcosa insieme... Voi avete avuto pazienza e io, forse, sono riuscito a non annoiarvi troppo.

Continuiamo a fare ancora due chiacchiere insieme e cerchiamo di scoprire ancora qualcos'altro... 
Lo Stemma in araldica è detto anche Arma (al plurale Armi)... Ma come mai questo riferimento alla battaglia e alle armi? La spiegazione è tutto sommato semplice, e vediamo adesso di capire il perché sia di "Stemma" che di "Arma".

La parola italiana "STEMMA" deriva (più che derivare è praticamente identica) dal vocabolo Greco "Stemma" (eh già... Sempre loro... i Greci o i Latini ), vocabolo che aveva un significato diverso da quello nostro attuale; stava ad indicare sia la benda che usavano i sacerdoti intorno al capo sia, più genericamente, una corona di alloro.
I Romani (ecco, siamo arrivati anche ai Latini), invece, adottarono dal Greco la stessa parola "Stemma" ma attribuirono ad essa un valore differente:

lo "Stemma" Romano era formato da una pergamena e da una coroncina (sempre di alloro). Questa coroncina si appendeva ai busti degli antenati che si avevano in casa e nella pergamena si scriveva il loro nome. Era il famoso culto dei "Penates", cioè gli avi che dall'aldilà proteggevano la famiglia.

Il termine "ARMI", invece, è tipico SOLO dei Romani (i Greci, almeno stavolta, non c'entrano nulla). Con "Armi" si indicavano non tanto le lance e le spade, quanto soprattutto le armi per la difesa del corpo, come appunto gli scudi, che i Legionari portavano in guerra.

Questa valenza militare fu alla base della nascita dell'Araldica, e fu poi mantenuta per tutto il Medioevo. 
Come nasce l'Araldica e l'uso degli stemmi? Nasce dal fatto che i cavalieri medievali, già a partire dall'anno mille, dipingevano oppure colavano a stagno delle figure sui loro scudi.

La vera svolta, però, si ebbe tra la fine del 1100 e gli inizi del 1200. In questo periodo, infatti, successe una cosa di fondamentale importanza: ci fu una evoluzione delle armature, che portò i cavalieri a proteggersi sempre meglio e sempre di più, fino a coprirsi interamente il volto e la testa con un tipo di elmo del tutto nuovo: il "Pentolare". Questo elmo, che si chiama così perché somiglia proprio ad una pentola, rendeva ormai irriconoscibili gli uomini in armi.

Così nella foga della battaglia, poteva accadere di scambiarsi colpi, per errore, tra gli appartenenti ad uno stesso schieramento. Non mancarono, inoltre, situazioni di pericolo dovute all'impossibilità di sapere a chi dare o da chi ricevere gli ordini.
Divenne indispensabile identificare i cavalieri attraverso l'impiego di figure colorate, o sullo scudo oppure sulla veste indossata (detta "Soprasberga" poiché si indossava sopra "l'Usbergo", cioè la maglia di ferro). Figure semplici e sgargianti che fossero visibili anche a distanza di centocinquanta - duecento metri.

Così, per esempio, già nella prima Crociata (1096 - 1099) si pensò di evidenziare gli eserciti con croci diverse a seconda della provenienza (azzurro per gli Italiani, nero e oro per i Tedeschi, rosso e bianco per i Francesi, verde per i Sassoni).
Tutto ciò, però, era ancora una usanza piuttosto libera e priva di legami ereditari.
Verso la fine del 1100, si verificò un altro evento determinante per l'Araldica: la nascita del TORNEO.

Grazie anche al Torneo, le insegne araldiche iniziarono ad essere ereditate e a succedere di padre in figlio. Ma non solo... Con l' evolversi del Torneo, ci fu bisogno di persone specializzate nel distinguere stemmi e cavalieri, nel descrivere le famiglie e nel nel far rispettare poche ma precise regole. 
Queste persone si chiamavano ARALDI.

E per non creare confusione, è bene subito fare una distinzione: l'Araldo era colui che amministrava l'Araldica, mentre l'Araldista (figura molto ma molto più moderna) è colui che si limita a studiarla. Gli Araldi, ovviamente, oggi non ci sono più. Gli Araldisti si.
Federico II, il nipote del Barbarossa, nel 1200 completò l'opera provvedendo a disciplinare ancora di più sia l'Araldica che la formazione degli Araldi.

L'Araldo più importante di tutti era il "Re d'Armi" detto anche "Maresciallo d'Armi", cioè il maestro che si dedicava agli incarichi più prestigiosi, che provvedeva alle blasonature del sovrano, che aveva la responsabilità degli eventi maggiori e che sovrintendeva alla formazione degli allievi.

Poi c'erano gli "Araldi" veri e propri, cioè coloro che avevano già ben imparato l'arte, che redigevano genealogie, che potevano dirimere moltissime controversie in fatto di stemmi e di blasoni. Coadiuvavano il "Re d'Armi" in molti compiti e si occupavano dell'insegnamento.

Infine i "Perseveranti", ovvero gli "studenti" che aspiravano all'investitura della "Cotta Araldica", la veste priva di maniche che ufficializzava la fine del noviziato. 
Molta dell'esperienza necessaria per diventare Araldo veniva spesso fatta andando alle dipendenze di qualche gran signore svolgendo, tra l'altro, anche mansioni di scudiero. Una volta ricevuta l'Investitura, l'Araldo poteva poi applicare sulla propria veste le insegne del signore a cui si legava.

Per concludere sarà bene ricordare come l'Araldica si sia evoluta durante tutto il corso del Medioevo, del Rinascimento e nel periodo degli Stati Preunitari.
L' invenzione e il diffondersi delle armi da fuoco, tra la fine del 1300 e i primi del 1400, fecero si che l'Araldica perdesse quella spontaneità originaria. La resero sempre più teorica nei salotti e nelle corti, e sempre meno pratica sui campi di battaglia.

Proprio per questo il 1400 fu il secolo dei grandi Tornei, il secolo nel quale le Giostre cavalleresche raggiunsero il massimo sfarzo e la massima autocelebrazione. Il Torneo era ormai l'unico luogo per mostrare l'antico valore cavalleresco con la lancia e con la spada.
Il 1500 vide la decadenza del Torneo e la massima affermazione dell'Araldica di corte.
Il 1600, dal canto suo, produsse quella modernizzazione che ancora caratterizza l'Araldica da noi oggi studiata e conosciuta.
In particolare nel corso del 1600 vi furono due grandi svolte: 
una consistette nel codificare la forma e la gerarchia delle corone nobiliari da porre sopra lo scudo.
L'altra svolta avvenne per merito di alcuni studiosi e artisti, che potremmo definire coloro che tracciarono il passaggio dalla figura dell'Araldo a quella dell'Araldista. Costoro crearono le basi per un modo del tutto nuovo e rivoluzionario nella rappresentazione degli smalti, dei colori e dei metalli dello scudo.

Un vero e proprio codice, fatto di tratteggi e di punti, con il quale divenne possibile stampare o disegnare gli stemmi in bianco e nero, facendo in modo che ad ogni combinazione di tratteggi corrispondesse un determinato smalto. 
Questa codifica si chiama "Metodo del Pietrasanta", poiché fu il gesuita Padre Silvestro da Pietrasanta che nel 1636, attraverso un volume dal titolo "Tesserae gentilitiae ex legibus fecialium descriptae”, lo perfezionò e lo rese davvero semplice e fruibile a tutti. 
A distanza di quasi quattro secoli, tutt'oggi il "Metodo del Pietrasanta" è l'unico ed il solo sistema usato e riconosciuto nell'Araldica di tutto il mondo.

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