Venerdì, 03 Maggio 2024

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Acquedotto dell'Acqua Felice

Sisto V compra per 25.000 scudi da Marzio Colonna i terreni dove sgorgava la sorgente presso Pantano dei Grifi, ad una ventina di chilometri da Roma, sulla via Prenestina, affidando la supervisione dei lavori ad una Congregazione presieduta dal cardinale Alessandro de Medici, che come proprietario di giardini a ridosso del Pincio era particolarmente interessato a questo progetto. Constatati gli errori di progettazione del Bertolini, per i quali l'acqua “si facea retrograda al suo disegno, tornando indietro”, il papa avendo così buttato 100.000 scudi, lo licenzia e affida l'opera a Domenico Fontana, coadiuvato dal fratello maggiore Giovanni.
Questi trova altre sorgenti vicine alle precedenti, ma ad un'altezza leggermente superiore, quanto bastava per permettere all'acqua di raggiungere la città. L'intero progetto dell'acquedotto viene a costare 300.000 scudi e altri 700 vengo assegnati per le spese ordinarie di manutenzione

La traiettoria dell'Acqua Felice é praticamente la stessa dell'Aqua Marcia e dell'Aqua Claudia, dalle cui rovine viene prelevata una gran quantità di materiali da costruzione. Dopo i lavori, ai quali vi partecipano dai tre ai quattromila operai, non rimane nulla dell'Aqua Marcia, mentre le parti ancora stabili dell'Aqua Claudia vengono usate come supporto per il nuovo dotto:in alcuni punti l'Acqua Felice viene edificata a ridosso della struttura romana antica, chiaramente distinguibile perché più alta di quella tardo-rinascimentale.

Lungo 28,7 chilometri con una portata di 50 metri cubi al minuto l'acquedotto porta acqua alla parte alta della città di Roma, i cosiddetti Monti: al Quirinale nel fontanone di Piazza San Bernardo, all' Esquilino presso Santa Maria Maggiore e al Pincio, per poi biforcarsi verso le Quattro Fontane e il Quirinale, poi ancora verso piazza San Marco e il Campidoglio.

Il nuovo acquedotto passa proprio accanto a Villa Montalto, favorendo la costruzione di sei nuove fontane nei giardini papali.
mag. Il palazzo Rospigliosi di Zagarolo ospita il papa venuto ad assistere ai lavori dell'acquedotto.
ago. Camilla Peretti consegna al Fratello la bottiglia con la prima acqua immessa nelle condotte e reputata dai farmacisti di Castel Sant'Angelo la migliore tra le acque potabili di Roma.
ott. Le fontane di villa Montalto, e quelle sul Viminale erano rifornite dall'acquedotto , seguite verso la fine dell'anno da quelle poste sul colle più alto, il Quirinale, dando il via ai lavori per la realizzazione della fontana di Montecavallo, posta fra le statue di Castore e Polluce, e per la fontana di Santa Susanna, in Porta della vigna Ponziani, nell'attuale Piazza San Bernardo
giu. L’acquedotto arriva al Pincio irrorando i giardini del cardinale Medici.
lug. Il Papa dona al cardinale Azzolini l’acqua per la sua villa.
set. Si ha nel giorno della festività della Madonna l’inaugurazione ufficiale dell’acquedotto Felice, a questo avvenimento Torquato Tasso dedica una poesia.

L'Arco di Sisto V

Costituisce il proseguimento dell'acquedotto Felice dominando il piazzale Sisto V, è posto al limite dei rioni Esquilino e Castro Pretorio. L'Arco detto anche “arco delle pere” dagli elementi araldici del pontefice, si presenta come un arco di trionfo a tre fornici, costituito in blocchi di peperino con inserti in travertino. Su entrambe le facciate si notano i simboli del Papa: la stella e i monti, inseriti nelle specchiature laterali, ed il leone, scolpito nella chiave dell'arco ( come nell'arco di Porta Furba). Il prospetto sul piazzale Sisto V presenta l'iscrizione
“ANNO DOMINI MDLXXXV PONTIFICATUS I”
cioè “Nell'anno del signore 1585 primo anno di pontificato”; sopra questa, sull'attico si trova una seconda iscrizione:
“SIXTUS V PONT MAX DUCTUM AQUAE FELICIS RIVO SUBTERRANEO MILL PASS XIII SUBSTRUCTIONE ARCUATA VII SUO SUMPTU EXTRUXIT”
ossia “ Sisto V pontefice massimo realizzò a sue spese la conduttura dell'Acqua Felice in condotta sotterranea per 13 miglia, su costruzioni arcuate per 7”
Il prospetto su via di Porta San Lorenzo presenta invece un'altra iscrizione:
“SIXTUS V PONT MAX VIAS UTRASQ ET AD S.MARIAM MAIOREM ET AD S.MARIAM ANGELORUM AD POPULI COMMODITATEM ET DEVOTIONEM LONGAS LATASQ SUA IMPENSA STRAVIT”
ossia: “Sisto V Pontefice Massimo aprì a proprie spese , in lunghezza e in larghezza, entrambe le vie sia verso S. Maria Maggiore sia verso S. Maria degli Angeli per favorire la comodità e la devozione del popolo.

Fontane

  • Fontanella di via di Porta Furba (via del Mandrione)
    La fontanella originaria viene costruita nel 1586 da Domenico Fontana come risulta dal testo dell'epigrafe posta sull'arcata della vicina porta. Quella che si vede oggi è del 1733 fatta riedificare dal papa Clemente XII (1730-1740)
  • Fontana dei catecumeni in Piazza Madonna dei Monti
    Opera in travertino di Giacomo della Porta, databile tra il 1588 e il 1589, originariamente alimentata dall'acquedotto Felice. L'opera fu iniziata dallo scalpellino Battista Rusconi, mentre la sistemazione della scalinata si deve all'intervento di Girolamo de Rossi nel 1595. La fontana si compone di una vasca ottagonale adorna di riquadri con l'emblema del Pontefice e gli stemmi del Comune. Al centro si levano due balaustri sovrapposti che sostengono altrettanti catini. Mentre il bacino inferiore è caratterizzato da quattro mascheroni grotteschi che versano l'acqua, quello superiore presentava un trimonzio.
  • Fontane del Campidoglio
    - Il Michelangelo, che aveva progettato la piazza del Campidoglio, non aveva previsto nessuna fontana perché in questo luogo non vi arrivava acqua corrente. Comunque , alla base del palazzo senatorio, erano state previste due grandi statue, provenienti dalle rovine delle Terme di Costantino, che erano l'allegoria del Nilo ( a sinistra) e del Tevere (a destra). La statua del Tevere inizialmente rappresentava il Tigri, rappresentato da una piccola tigre la cui testa fu sostituita con quella di una lupa; l'aggiunta dei due miti gemelli completò la trasformazione.
    La nicchia centrale viene riempita nel 1583 da una statua della Dea Atena.
    Quando nel 1587 l'Acqua Felice raggiunse il Campidoglio, Sisto indisse un concorso per la costruzione di una fontana in cima al colle. Visti i rapporti non buoni con il Della Porta, “fontaniere” ufficiale, non è strano che questi fu preferito a Matteo Bartolani. Costui aveva lavorato per l' acquedotto dell'Acqua Felice. Il progetto era grandioso, sebbene non ne siano rimaste testimonianze, prevedendo cinque vasche di diverse dimensioni, che poste alla base del Palazzo Senatorio erano sormontate dalla lupa capitolina. Il Della Porta, fa portare sulla sommità del Campidoglio la statua di Marforio, destinata inizialmente alla Fontana di piazza San Marco, cercando forse, con una nuova soluzione, di dissuadere il Pontefice dal far costruire la fontana al Bartolani, ma Sisto non cambia idea e questa statua viene allocata in un angolo della piazza, sul lato del muro dell'Aracoeli. Comunque la realizzazione finale vide la costruzione di due grandi vasche l'una dentro l'altra, poste sotto la nicchia centrale. Con Clemente VIII le altre tre vasche, seppur già scolpite, rimasero inutilizzate e la lupa non prese mai il posto della statua di Atena che invece nel 1593 fu sostituita da una statua allegorica di Roma.
    - 1582 Le uniche fontane che il Della Porta poté costruire sul Campidoglio furono la coppia di piccole fonti ai piedi della scalinata che dalle pendici del colle conduce alla piazza. Sono una coppia di leoni di basalto, trovati fra i resti del grande Iseo Campese (o tempio di Iside), trasformati in fontane.
  • Fontana del convento dei Santi Apostoli (un tempo a piazza Montecavallo)
    Realizzata da Domenico Fontana nel 1589
  • Fontana della prigione
    1585 Nel rione Trastevere opera di Giovanni Fontana posta inizialmente all'interno della Villa Montalto. Ha questo nome perché era presente la statua di un prigioniero informe, di ispirazione michelangiolesca, posto all'interno del nicchione della fontana, che cercava di liberarsi dalla prigione della materia. L'impianto prevede, oltre al già citato nicchione, due sottili lesene che sorreggono il frontone decorato da teste di leone e festoni di fiori. Nella parte inferiore c'è una bassa piscina che raccoglie l'acqua che esce da una testa di leone. Ciascuna lesena laterale ha un basamento sul quale sono sospesi due catini muniti di cannella.
  • Fontana dell' Ara Coeli
    1589 Nel rione Campitelli opera di Giacomo della Porta
  • Fontana di Piazza San Marco
    Il Della Porta ebbe l'incarico, dopo la seconda metà del '500, di elaborare una fontana in Piazza San Marco (oggi Piazza Venezia), ma vista la scarsa pressione dell'acqua il progetto fu accantonato. Venne ripreso con il nuovo acquedotto Felice e per la seconda volta l'architetto chiese di utilizzare la statua di Marforio come decorazione, la cosa gli fu accordata anche se dopo pochi giorni la statua venne riportata sul Campidoglio, sostituita da un semplice prospetto recante un'iscrizione. La fontana non ebbe molto successo e dopo qualche tempo si seccò. Ora è al Pincio.
  • Fontana di via San Sebastianello
    Nel rione campo Marzio, opera di Filippo Raguzzini
    Manica lunga di palazzo del Quirinale
    1590 Rione Trevi. Tra i committenti anche Sisto V
  • Mostra dell'acqua Felice o Fontana del Mosè
    15 giugno ne avviene l'inaugurazione
    Presso la via Pia, punto di arrivo dell'acquedotto in città, Domenico e Giovanni Fontana costruiscono, presso le rovine delle Terme di Diocleziano, una grandiosa fontana in travertino, a tre archi con colonne ioniche, inizialmente vuoti, due di marmo cipollino e due di breccia grigia, sostenenti un' architrave con l' iscrizione:
    SIXTUS V PONT. MAX. PICENUS
    AQUAM EX AGRO COLUMNAE
    VIA PRAENEST SINISTRORSUM
    MULTAR COLLECTIONE VENARUM
    DUCTU SINUOSO A RECEPTACULO
    MIL XX A CAPITE XXI A DDU XIT
    FELICEMQ DE NOMINE ANTEPONT DIXIT
    “Papa Sisto V piceno, dall'agro Colonna sulla sinistra della via Prenestina, raccolse l'acqua da molte sorgenti dal ventesimo al ventunesimo miglio, per un condotto sinuoso e lo chiamò Felice dal nome avuto prima di divenire pontefice”.
    Subito sotto un'altra iscrizione precisa che:
    COEPIT PONT. AN. I ABSOLVIT III MDLXXXVII
    “(L'opera) iniziò nel I e terminò nel III anno del Pontificato 1587”.
    Sovrasta la scritta lo stemma pontificio sorretto da due angeli, ai lati dei quali sorgono due piccoli obelischi.(aggiunti due anni dopo l'inaugurazione). Una croce di rame dorato completa l'impianto, simbolo comune a tutte le opere importanti di Sisto V.
    Nella nicchia centrale,creata dalle colonne vi è la possente figura di Mosé che indica le acque miracolosamente scaturite dalla roccia opera di Leonardo Sormani con la collaborazione di Prospero Antichi, detto il Bresciano. Una volta posta in sito, la statua si rivela tozza e sproporzionata e appellata dal popolo romano con il nome di "Mosè ridicolo", tanto che una falsa leggenda riferiva del suicidio dell'Antichi per la vergogna di un'opera così mal riuscita. Si nota anche l'anacronismo della presenza delle Tavole della Legge, che Mosè non aveva ancora ricevuto all'epoca del miracolo delle acque. Questo Mosè è oggetto di pasquinate (vedi Motti di Pasquino)
    Il rilievo della nicchia di sinistra raffigura Aronne che guida il popolo ebreo all'acqua scaturita dal deserto, opera di Giovan Battista della Porta; nella nicchia di destra vi è il rilievo di Giosuè che fa attraversare agli ebrei il Giordano asciutto,(altresì ho trovato l'interpretazione delle figurazioni della nicchia come quella di Gedeone che sceglie i soldati osservando il loro modo di bere) opera di Flaminio Vacca e Pietro Paolo Olivieri, autori anche del fregio con lo stemma di Sisto V fra due angeli.
    Alla base delle nicchie l'acqua sgorga da una finta scogliera di marmo cipollino nelle vasche ornate in origine da quattro leoni antichi due di porfido e due di marmo chiaro che versano acqua dalla bocca in tre vasche rettangolari adiacenti. Questi leoni provengono dal Pantheon e dal Laterano e vengono sostituiti nel 1850 con altri in marmo bardiglio , realizzati da Adamo Tadolini (1788-1868). La fontana è cinta alla base da una balaustra in travertino, realizzata al tempo di Pio IV per il cortile del Vaticano e qui riutilizzata.
  • Fontana Masini - Cesena
    sul lato a nord presenta uno stemma sistino

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