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Iconografia di Sisto V nella pittura: tre ritratti inediti

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Quando Sisto V assurse al trono di Pietro il 24 aprile 1585, fra i tanti problemi che si era accinto a risolvere a uno dedicò maggiormente la sua attenzione: creare un nuovo ordinamento per un più celere e migliore disbrigo degli affari della Chiesa e dello Stato. Per quanto già esistessero le Congregazioni cardinalizie, le più idonee a tale servizio pure non bastavano perché solo quattro avevano carattere permanente. Troppo poche per funzionare bene e celermente. Altre ogni tanto venivano create ma poi abolite, con il risultato che oltre al tempo si perdeva anche denaro1.

Papa Peretti, quindi, comprese l'importanza delle Congregazioni e decise di costituirne abbastanza, quante ne servivano per il governo dello Stato e della Chiesa. Egli annunciò questa sua decisione nel Concistoro del 22 gennaio 1588. Il 19 febbraio la Bolla fu letta in Concistoro.

Alcuni cardinali non erano completamente d'accordo con il pontefice: il Cardinale Pellevè chiedeva dei cambiamenti, altri, come i Cardinali Madruzzo, Santa Croce e Paleotto, erano decisamente contrari. I restanti cardinali approvarono il documento. La Bolla Immensa Dei2 del 22 gennaio 1588, che istituiva quindici sacre Congregazioni di cardinali, nove per gli affari spirituali e sei per gli affari temporali riguardanti il govemo della Chiesa e dello Stato Pontificio, rappresenta uno dei momenti più importanti del pontificato sistino. In effetti il Papa ricorda, nell'introduzione, la sapienza di Dio nel Creato. Tutto è armonia. Ogni cosa si serve e si completa a vicenda. Gli spiriti dei Beati sono stati divisi in diversi ordini, così i più elevati illuminano i più bassi. Il Romano Pontefice, cui è stata destinata la direzione della Chiesa, chiama attorno a sé aiuti per un così immenso peso. Al suo fianco ha i vescovi, i suoi fratelli, che dovranno custodire il gregge in tutto il mondo, e i cardinali che, standogli accanto come collaboratori, devono dividere il peso del governo pontificio uniti in Congregazioni, ognuna con il suo carico di responsabilità e divise a seconda delle specifiche competenze.

Alcune Congregazioni già esistevano, ma con Sisto V assumono carattere permanente. Fra le Congregazioni più importanti, quella della "Inquisizione Romana" posta alla difesa della fede e già fondata da Paolo III (1534-1549). Pio IV (1559-1565) pensò alla "Congregazione per l'attuazione ed interpretazione dei decreti del Concilio di Trento". Pio V (1566-1572) fondò la "Congregazione dell'Indice" e quella per gli "Affari dei Vescovi".

Tra le Congregazioni sistine, la prima fu la "Congregazione dei Regolari" del 1586, mentre la prima stabilita con la Bolla del 22 gennaio 1588 fu l'importantissima "Congregazione Concistoriale" e la quarta quella della "Tipografia di Stato Vaticana"3.

genga leo dxIl quadro rappresentante Sisto V benedicente, seduto sul trono e un cartiglio nella mano sinistra, è di notevole interesse storico oltre che artistico, perché proprio su quel cartiglio è ricordata la Bolla del 1588 Immensa Dei che, come si è accennato, rappresenta un momento particolarmente significativo del pontificato di Papa Peretti.

Il quadro, il merito del cui rinvenimento va alla dott.ssa Lorenza Mochi Onori, proviene da un paese delle Marche ed è sempre appartenuto a un'antica famiglia marchigiana. Anzi, un membro di questa famiglia risulta presente a Roma durante il pontificato sistino, come membro della Corte pontificia. Nel dipinto appaiono elementi spesso presenti nell'iconografia sistina, come le teste antropomorfe di leone. Qui, nel ritratto Immensa Dei, le due teste di leone fungono da pomi dei braccioli e sono chiaramente due ritratti. Il primo - guardando a destra ma riferendoci al bracciolo alla sinistra del Papa - dovrebbe raffigurare il volto del committente del quadro, marchigiano come il pontefice, vicino quindi a Sisto V, tanto da goderne la protezione. Infatti, è raffigurato sotto il suo braccio
rassicurante. L'altro volto potrebbe essere quello dell'artista che ha eseguito l'opera e che, a sua volta, stando sul bracciolo di destra del trono, riceve la benedizione del pontefice.

L'originalità del dipinto sta proprio in queste teste con volto umano del felino, che generalmente compaiono su affreschi e monumenti, ma quasi mai in modo tanto chiaro, anzi esasperato, come in questo ritratto.

Un particolare curioso inoltre si nota sulla destra guardando il trono. In basso, vicino a un lembo del pizzo della veste del Papa, è un piccolo tondo, decorazione del trono, in cui si leggono le lettere "SIX/V". Un curioso elemento iconografico. 1 due stemmi sui montanti della spalliera, con il classico leone attraversato dalla banda araldica con le stelle, sono stati dipinti in modo raffinato e molto chiaro.

genga leo sxNell'iconografia sistina il leone ha un triplice significato. In primo luogo è il simbolo del programma sistino, defensor Fidei. In seconda istanza, nelle sue buffe espressioni non è altro che il volto, ora accigliato, ora meravigliato, ora arrabbiato, dello stesso pontefice, che gli artisti si sono divertiti a rappresentare. (Ciò sta a dimostrare quanto Sisto V fosse una persona intelligente, ricca di quello che usiamo chiamare "sense of humor", pronto a prendere in giro se stesso.)

Infine, i diversi volti del leone sistino rappresentano i personaggi della Roma dell'epoca. Sisto V ha voluto immortalare tutti coloro che lo hanno affiancato nella sua grande impresa.

Baldo Catani, letterato contemporaneo a Sisto V e amico dei suoi nipoti - in particolare del Cardinale Alessandro Montalto e della principessa Flavia Peretti Orsini - nella descrizione circa la Pompa funerale fatta dall'Ill.mo e R.mo Sr. Cardinale Monito nella trasposizione dell'ossa di Papa Sisto il quinto del 15914, nel descrivere in tutti i suoi particolari il grandioso catafalco - opera dell'architetto Domenico Fontana, coadiuvato per le pitture da Giovanni Guerra e per gli stucchi da Prospero Bresciano - ricco di statue, colonne e iscrizioni, così parla del leone: "...nella faccia di ciascuno degli accennati piedistalli sotto ciascuna statua era una impresa finta di bronzo corrispondente a quanto additavano le statue, cioè alla Cristiana Religione un Lione sedente alla porta d'un Tempio, per significare la vigilanza, che fu propria di Sisto nel difendere e ornare la Religione significata per lo Tempio, onde vi si leggevano queste parole: Tutatur et ornat'. Possiamo tradurre 'custodisce e orna'".

E continua, sempre a proposito del leone: "...All'autorità Pontificia un Lione che di notte dormiva all'aperto d'una campagna, siccome quello, che Reconoscendosi d'ogni belva onde da tutte si vede temuto, sicuro se ne dimora nel mezzo di più aperti campi e rappresentava il gran Sisto, il quale portò sì in trionfo la Pontificia autorità, che il di lui nome veniva temuto in ogni angolo della terra da' Principi, da' Regi, da' Monarchi; né ardiva alcuno alzar le corna contro la Chiesa di Dio, standosene egli intanto in mezzo alle facili turbolenze di quel secolo (come diceva il motto di quella impresa) 'Maiestate securus'. Si può tradurre 'Sicuro nella Maestà'".

Ma Sisto non è solo difensore della fede in quegli anni travagliati. È pure un autorevole padre per i suoi figli (il suo popolo)), provvede, quindi, al loro bene. Talo concetto è espresso chiaramente nell'affresco dolla Biblioteca Vaticana nel Salone Sistino. Ricordiamo l'Allegoria dell'Abbandondanza, in cui un leone (Sisto), scuotendo un albero di pere procura frutti al popolo. Aneche il Graziani lo ricorda. Egli era segretario del Papa. Nella sua opera sulla vita del pontefice, riveduta e corretta dallo stesso Sisto V, parla dell'anno 1586, un periodo di particolare sacrificio per i romani a causa della penuria di frumento5. Papa Peretti, pur avendo iniziato nuove costruzioni, cercò di assicurare ai suoi sudditi un abbondante raccolto.

Un altro espressivo ritratto del pontefice sotto sembianze di leone, sempre nell'affresco del Salone Sistino è rappresentato nella scena allegorica: l'Unione di Sisto V con i principi cattolici. Inconfondibile espressione, soprattutto negli occhi. L'altra simile è l'allegoria di Sisto V come "vigile custode del Tesoro". Il leone è simbolo di forza. Anche forza d'animo. Una virtù di cui Sisto V ebbe necessità, non solo per governare in un periodo così difficile, ma ancor prima di divenire Papa, quando era semplice frate e subì persecuzioni da parte dei suoi stessi confratelli, in particolare durante il periodo veneziano.

Per non parlare dell'epoca del suo cardinalato, quando, morto il protettore Pio V, fu messo da parte dall'invidioso Gregorio XIII (1572-1585) e dovette davvero ricorrere alla forza d'animo del "re delle belve"6. Mirabile fu il suo comportamento dopo l'uccisione dell'amato nepote Francesco Mignucci Peretti nel 1583.

Il leone, come dice Baldo Catani, è anche un ornamento. Basta guardare le facciate dei palazzi sistini, il Laterano, per esempio, o il cornicione della Chiesa di San Girolamo degli Illirici a Porto di Ripetta a Roma, per renderci conto dei diversi ruoli che le teste scolpite o dipinte dei leoni sistini assumevano. Alcune, malgrado la criniera fluente, non ingannano: sono proprio il volto del Papa. E sono anche molto divertenti. L'artista che ha scolpito le teste leonine che ornano il cornicione del tempio di San Girolamo si è ispirato al carattere del pontefice. Il volto ora è incollerito, ora è calmo, con gli occhi chiusi, in profonda preghiera; ora è pensieroso e guarda lontano, oppure ha le sopracciglia aggrottate, è contrito. Sappiamo quanto Felice Peretti fosse facile alla commozione.

Le migliori teste di leone sono affrescate nel cortile del Laterano. Rappresentano sicuramente tutta l'umanità importante tra il 1585 e il 1590: volti cui non possiamo dare un nome preciso (ci vorrebbe la pazienza di un certosino), ma che rappresentano architetti, artisti, parenti e cardinali ruotanti intorno al Papa.

L'esempio più lampante e più originale riguardante questo particolare iconografico tuttavia è proprio il quadro dell'Immensa Dei.

SISTONOSTRO!

Rome under Sixtus V

Between the extreme phases of human thought that were being developed, a great preserving force of authority and tradition was, as it were, a necessity of the laws of history: Sixtus V consolidated this force, and gave it unity of form and scope".

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