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Alberto Silvestro, Relazione al Convegno di Montalto M. del 12.08.1998 - Ripetitività di alcuni codici

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Ripetitività di alcuni codici

Dal confronto dei testi riportati in Appendice e tratti dai manoscritti 13066, 13067, 14371 e 4971 appare che, almeno per quanto riguarda le prime pagine, non ci sono sostanziali differenze nella descrizione delle vicende di Peretto transfuga dalla sua terra, della nascita di Felice e della sua giovinezza, a parte la denominazione di alcuni personaggi.
Però va notato che esiste una più che marcata identità della lezione di certi manoscritti vaticani con la biografia sistina di G. Leti di cui qui non trascriviamo alcun passo, trattandosi di testo largamente diffuso. Beninteso la nostra collazione è limitata alle sole prime pagine, cioè fino alla permanenza di Felice a Grottammare. Altro manoscritto ispirato alla narrazione letiana è conservato nell'archivio comunale di Todi.
Va rilevata la ricorrenza di alcuni errori grossolani, tramandati di secolo in secolo. Ad esempio, e ne citiamo solo due tra loro connessi ed interdipendenti:
- il castello delle Grotte viene posto nel territorio di Montalto e soggetto a questa città, mentre era uno dei numerosi feudi di Fermo;
- Montalto viene identificato con Farnese.
Probabilmente Leti, che può essere considerato l'autore primigenio e l'ispiratore degli anonimi "copisti", ha confuso Montalto di Castro con Montalto Marche, attribuendo a quest'ultima l'appartenenza al feudo dei Farnese che, per quanto mi risulta, non si è mai riscontrata. Da rammentare che, nei pressi di Montalto di Castro, esiste anche Grotte di Castro, altro elemento che ha favorito equivoci con il corrispondente paese piceno e la sua dipendenza da Montalto anziché da Fermo.
Inoltre non risulta ben chiaro se lo zio fra Salvatore sia zio paterno o materno di Felice.(7)
Ciò depone a sfavore dell'attendibilità del racconto - cosa ormai ben nota da secoli - e dovrebbe consigliare il lettore attento ad effettuare controlli frequenti e scrupolosi dei vari testi o a ricorrere ad un'edizione critica di questi manoscritti. Non ci siamo informati se un'impresa del genere sia stata affrontata e completata. Si tratterebbe senza dubbio di un'opera meritoria, tenuto conto della moltitudine di versioni che esistono e dell'impegno richiesto dalla collazione. D'altra parte una verifica del genere è parzialmente conducibile con riferimento alle critiche espresse nei confronti del libro di Leti.

SISTONOSTRO!

Sisto fu Sisto!

« lo sono in Roma e pur non ci trovo Roma: tante sono le novità degli edifici, delle strade, delle piazze, delle fontane, degli acquedotti, degli obelischi, et l'altre stupende meraviglie con le quali ha Sisto, gloriosa memoria, abbellito questa vecchia rimbambita che io non ci conosco, né ci ritrovo per così dire più vestigio di quella Roma Antica che ci lasciai ha già dieci anni quando me ne partii... Et s'io havessi tempo di poetare sarei quasi per dire che all'imperioso suono della temuta tromba di quel magnanimo pontefice le membra, et l'ossa venerabili del vasto et mal sepolto cadavere di lei, rotte et sparse per la gran campagna latina siano state in parte ricerche et ragunate et che in virtù di quel fervido e vivacissimo spirito ne sia risorta quasi fenice dalle sue ceneri questa novella Roma, che pur hora si vagheggia con tanta lode del suo pietoso rigeneratore... Ma chi considera ben sottilmente ogni cosa, ... s'avvede che per tutto l'antico et corroso dal tempo è stata posta particolar cura di appoggio e di sostegno: perché l'istesse miserabili ruine non vengano di nuovo a ruinare in modo che non possono esser letti da nobil peregrino, che studiosamente vada confrontando Roma caduta sotto la gran mole di se medesima con gli inchiostri non caduti nella suprema gloria della sua immortale imagine...
Onde si può dir che non senza gran misterio Sisto fu Sisto perché omnia initura sistit. Nome veramente di felice augurio ».

A. GRILLO, 1595 (in Lettere, I, Venezia 1916, pp. 351-353); riportato da: AA.VV., Roma Sisto Qvinto, Edizioni De Luca, Roma 1993 p. 12</p>

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