Pasqua 2024 - Riapertura della Chiesa di Santa Lucia a Grottammare
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“Habbiamo risoluto di assegnarvi per vostra habitazione in perpetuo dono il Palazzo, e Vigna Peretti et a questo fine habbiamo dato ordine da un mese in qua di farlo più nobilmente ammobiliare di quello che era nel tempo, che da Cardinale habbiamo fatto. Questo è un luogo fabbricato, e piantato da Noi, e che era tutto il maggior nostro diletto, quando eravamo Cardinale, che maggior ci riesce hora la soddisfazione di vederlo, e considerarla habitatione e dominio di una nostra così cara Sorella, e questa mede[si]ma consideratione deve obbligare a voi di vivere in questo luogo con tutta la maggior soddisfazione del mondo, tanto più che in se stesso, e per le delitie del giardino, e per la nobiltà, et ordine del Palazzo, merita il nome di domicilio Reale. Ma benché reale sia l’habitatione, giacché vostra per l’avvenire s’intende, non vogliamo, che reali siano gli effetti anzi sarà nostra maggior soddisfazione, e vòstra gloria, che in quelle stanze reali si racchiudi la modestia in voi di una vita privata. A questo fine dunque sarete provvista di una corte decente, ma senza fasto, commoda, ma senza orgoglio, e che serva piuttosto di edificazione che di scandalo e di soggetto di discorso al popolo. Questa corte deve essere regolata secondo alla portione, che vi assegniamo per il vostro mantenimento, che è di mille scudi il mese, che la renderemo fondata in rendita certa...”
(Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Ottoboniano 734
RAGVAGLIO INTORNO ALLE FESTE SEGVITE NELLA CITTA DI MACERATA.
Con l'occasione dell' Arrìvo dell' Eccellentìpìma Sig. Donna Camilla Peretti, e di molti altri Signori Nobilissimi.
All'IlIustriss. & Reveren. Monsig. Cardinale di Mont’Alto.
Con breve discorso e dechiaratione di tutte l'IIstorie, Imprese, Motti, & inscrittioni contenute ne gli Archi Trionfali.
IN MACERATA, Appresso Sebastiano Martellini, M.D.LXXXIX
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In occasione delle celebrazioni indette per il quarto centenario del pontificato di Sisto V sono apparsi molti lavori concernenti la vita e le opere del pontefice grottammarese. Anche la chiesa di S. Lucia, sorta a Grottammare nel luogo dov'era la casa paterna, ha costituito oggetto di esame da parte di valenti ed accreditati ricercatori, che si sono avvalsi di carte d'archivio conservate prevalentemente a Roma e a Macerata.
Recentemente la consultazione del catalogo di una mostra di documenti dell'Archivio Capitolino (poi AC) ha messo in luce brevi note a proposito dei seguenti volumi:
- "Registro di entrate e uscite di Camilla Peretti. 1587-1597";
- "Il registro di spese di Camilla Peretti per la Fabrica di S. Lucia di Grotta a mare".
Prima di andare alla Chiesa Nuova per esaminare i testi ho ripercorso, sia pure affrettatamente, una ventina di libri riguardanti Sisto V senza trovare menzione di questi manoscritti. Infine ne è stata trovata traccia, ma solo per il primo dei due volumetti, in un'opera apparsa dieci anni fa.
Si ritiene tuttavia che, pur non essendo documenti inediti, essi siano poco noti, in particolare, ai cultori della materia che li hanno trascurati in occasione delle manifestazioni indette per il quarto centenario del pontificato sistino.
Accasata, Camilla, come dicemmo, con Gio: Battista Mignucci, fece acquisto di due figli, Francesco e Maria Felice. Questi ancora giovanetti rimasero privi del loro padre, ma di che anno avvenisse, non possiamo darne conto per mancanza degli antichi libri Parrocchiali, tanto de' Battesimi, che de’ Morti, con sommo pregiudizio della nostra storia, che meglio rimarrebbe fiancheggiata in ciascun soggetto, di cui parliamo, col beneficio delle prove desunte da detti libri, se fossero in essere, mentre quelli che vi sono, cominciano dall' anno 1586, e non prima. Tuttavia può con fermezza concludersi che detto Gio: Battista cessasse di vivere prima del 1566, perché in tal'anno Camilla si portò in Roma assieme con detti due suoi figli, colà chiamata dal Padre Felice, appunto seguito il di lui ritorno di Spagna, dove si era trattenuto con Ugone Buoncompagno Cardinal Legato, in qualità di Teologo, e dove aveva ricevuto il Breve fattogli spedire dal Santo Pontefice Pio V, dichiarandolo di motoproprio Vicario Generale dell’ Ordine.
È falsa pertanto l’assertiva di alcuni Scrittori, che l’andata di D. Camilla in Roma sortisse dopo l’ assunzione del Fratello al Pontificato, con la favolosa aggiunta, che appena fatto Papa, avendo espressa la sua brama di rivederla, ed essendogli all’ arrivo stata presentata in abito di gala, e principesco da due Cardinali, fingesse di non riconoscerla, onde fosse d’ uopo condurgliela in abito semplice, ed allora l’accogliesse con amorevolezza, e distinzione; poiché è certo, e fìcuro, che sin dal tempo accennato di sopra si portò in Roma assieme co’ suoi figli, ed ivi sempre dimorò presso il suo Fratello.
E per non mancare nelle prove su questo punto, riporteremo una lettera di suo proprio carattere in data di Roma li 4 di Giugno 1567 scritta alli Priori di Montalto, ed esistente in Segretaria Priorale, dovè dà loro parte della trasmissìone del danaro, di cui era debitore Tullio Mignucci di lei Parente per conto del pubblico Molino, che aveva ritenuto in affitto del seguente tenore — Di fuori — Alli Molto Magnifici Signori Priori della Communità de Montalto come Fratelli, e Signori mei Observ.mi — di dentro — Molt' Magnifici Signori Priori, Fratelli , e Signori mei Observ.mi — Visto quanto me scrivete per una vostra circa alli denari, e reslo delli seicento fiorini, quali vui havete ad avere per conto dello affitto del Molino per Tullio Mignucci nostro Parente, ve se manda scudi d' oro in oro di bon peso la somma de cento sessanta, e quattro, che sonno la quantità, e so.ma de fiorini 400. Secondo quello, che corre nella Marca, e se per sorte ce mancasse alcuna cosa, ce lo farete a sapere, o vero direte a Piergentile, che ve lo facci boni, e così se alcuno seudo no.o fosse di peso, medesimamente ve se farrà bon, e voi dall'altra banda me ma. darete l'obligatione, e chiarezza secondo del solito vostro in mio favore. Altro per il presente non mi occorre, soloche del co.tinuo alle Vostre Magnif. ci racomandiamo co' tutto el Core. Di Roma queslo di 4 de Giugno 1567: — Vostra come Figliola amorevole Camilla de Peretti da Montalto —
Altre di lei lettere con la data di Roma potremmo qui registrare, e particolarmente di quelle scritte a Domenico Silvestri suo Parente, che dimorava in Montaito, e che aveva l’incombenza di sovrintendere alli di lei interessi, e di tener conto dell’entrate de’ suoi poderi, e specialmente della grossa Tenuta detta di Contro comprata da Rosato Rosati per il prezzo di seudi sette mila, come costa per Istrumentì. Detto carteggio tuttavia si conserva in casa Silvestri, assieme con molte altre memorie, che fanno vedere la di lei continuata permanenza in Roma, dove nell’anno 1573 alli 20 di Aprile per rogito del Notaro Fabrizio Galletti vendè a D. Cecchetta già moglie di Silvestro Silvestri, e per essa assente, a detto Domenico suo figlio la propria Casa in Montalto per il prezzo di scudi trecento, parlando l’Istrumento come siegue — Presens, & personaliter constituta D. Camilla Peretta de M. Alto relicta quond Baptiste de Mignuccis cum presentia, & consensu D. Francisci ejus Filii, & consensu D. Marie Felicis ejusdem D. Camile Filie presentium, & etiam cum consensu Magnifici D. Fabii Damasceni Virì ejusdem D. Marie Felicis etiam presentis, & consensientis e c. eadem D. Camilla medio iuramento e c. vendidit, & titulo venditionis cessit, concessìt & c. D. Ceccbetter rel. quond Silvestri Minici de Monte Alto absenti, Dominico ejus Filio, & me Notario publico ìnfrascripto presentibus, & pro ea stipulantibus, & acceptantibus quandam ejusdem D. Camille Domum positam in Platea Montis Alti juxtà & c., pro pretio scutorum tercentum monete de juliis decem pro Scuto, que & c.
Così dunque dovrà sempre rigettarsi qualunque assertiva, con cui si pretendesse escludere la continuata permanenza in Roma di D. Camilla dal tempo sovraccennato, effendoci sol tanto la certezza, che nell’anno 1589 quarto del Pontificato di Sisto, si portasse in Montalto per presenzialmente onorare la sua Patria, dove fu ricevuta con isplendidezza, se non conforme al di lei merito, almeno per quanto comportava la possibilità de’ Luoghi; certo è che da’ pubblici registri si raccoglie, che in tal congiuntura furono spesi dalla Città, e Terre del Presidato per fino a scudi due mila.
E qui dovendo chiudere il ragionamento di una si gran Donna, diremo aver ella avuta la consolazione dopo la dimora di tre in quattr’anni in Roma di veder sublimato il suo Fratello Felice alla sacra Porpora, indi decorosamenre accasati li due suoi figli Francesco, e Maria Felice, e finalmente rimirare lo stesso suo Fratello assiso sul Trono Pontificio. Nel cumolo però di avvenimenti si prosperì non fu esente dalla grave amarezza di restar priva di detti suoi Germogli, l’uno con infausto successo, e l’altra con morte immatura, sol tanto raddolcita dalla prole, che Maria Felice lasciò alla luce, come in appresso vedremo. E sebbene ragion vorrebbe di molto dilungarci in descrivere l’ esimie, e singolari doti, che con maggioranza non ordinaria in essa rilucerono, in compendio accenneremo, esser ella stata Donna di spirito, elevatissimo, e benche passasse li suoi primi anni in una vita privata, e con mediocre trattamento, riuscì non di meno a vista di Roma d’accortezza prudenza, e maniere tali, che fù di gran maraviglia a quella Corte, avendo più volte meritato di ricevere pubblici, e speciali encomi dallo stesso Sommo Pontefice Clemente VIII, in tempo del quale era ancora vivente, con la gloria di rimirare sull’auge delle grandezze i Nipoti nati dalla già defunta Maria Felice sua Figlia.
Riassumendo ora il discorso intorno alla stessa Maria Felice, ed a Francesco suo Fratello, in quanto al secondo fù egli Marito di Vittoria Accoromboni da Gubbio, ma con lagrimevole avvenimento, giacche non passò lungo tempo, ch’ il meschino rimase proditoriamente ucciso senza aver lasciata prole veruna, per qual cagione ebbe luogo la restituzione della dote, che seguì alli 22 di Marzo 1579 per Istrumento rogato dal Notare Tarquinio Cabaluzio. Una perdita così funesta, e di sommo rilievo ognun' potrà comprendere qual rammarico cagionasse alla di lui Madre Camilla, ed al Cardinale suo Zio, pure di questi si racconta, ch’ esteriormente non dimostrasse alterazione di sorta alcuna, a tal segno, che non s’interessò punto nella causa perche l'Uccisore soggiacesse al condegno castigo, il che diede molto che discorrere con diversità di pareri a tutta Roma.
Rimasta per tanto vivente Maria Felice già accasata con Fabio Damasceni Romano con la dote di seudi tre mila, fu ella feconda di quattro figli, cioè di due maschi Alesandro, e Michele , e di due femine Flavia, e Felice Orfina; Madre però sventurara, giacche tolta dal Mondo in età ancor giovanile, non ebbe il contento di veder giunta si bella prole ad eminente fortuna. Volle prima di morire far testamento per gli atti di Mario Claruto Notaro Rotale, in cui fra l'altro lasciò per legato a Domenico Silvestri suo Parente in Montalto alcuni Terreni, qual disposizione venne poi confermata dalla sua Madre Camilla per via di pubblico Istrumenro rogato in Roma dal Noraro Tarquinio Cabaluzio sotto li 2 Maggio 1582 e siccome dalla narrativa di esso si comprovano molte circostanze di fatto da noi di sopra accennate, piaccia al Lettore, che qui ne riportiamo il suo contenuto
— Die 2 Mensis Maii 1582 Coram &c. Personaliter constituta Illustrissima D.na Camilla Perecti de Montalto lllustrissimi & Rmi D-.mi Felicis Perecti Tituli S. Hieronjmi llliricorum Presbiteri Cardinalis de Monte Alto nuncupat. germana soror, exposuit d. D. Judici, quod cum alias dictus lllustrissimus, & Reverendissimus D. Felix Cardinalis ejus Frater in Territorio Monti AIti emerit fuis pecuniis quasdam petias Terre, seu Possessiones, Ubi dicitur in loco detto Cimmirano juxta &c. pro ut constare asseritur in Istumento rogato per D. Julium Sclaram publicum Notarium dicte Terre, ad quod &c., et eas donaverit, & assignaverit b. m. D. Marie Felici ipsus Donne Camille Filie pro illius futura dote, & successivè cum dicta Donna Maria Felix tempore nubilis etatis in Urbe matrimonio copulata fuerit cum dote trium millium scutorum de predicti lllustrissimi D. Cardinalis pecuniis, tanquam aliunde, filicet cum dictis tribus millibus Scutis competenter dotata, renunciavit de consensu D. Fabii Damasceni ejus Viri omnibus, & quibuscumque juribus &c. in sui favorem quomodolibet fattis, & sibi quomodolibet competentibus, & competituris ad favorem b. m. Illustrimi D. Francisci Perecti ejusdem Marie Felicis germani Fratris ex Instumento publico consecto ad quod &c. Quod eidem Illustrissimo D. Francisco sine filiis, ut Domino placuit, vita suncto, & facta dotis restitutione Victorie ejus Uxori, ut in actis mei Notarii sub die 22 Martii 1579 dicto Ill.mo & R.mo D.mo Cardinalis Avunculo, e ipsa D. Camilla Matre superstitibus, &c. heredibus ab intestato succedentibus, ac etiam demum defuncta dicta Illustrissima D. Maria Felice, que in suo ultimo, quod condivit Testamento, omni meliori modo, quo potuit legavit dictas duas Possessiones D. Dominico Silvestri ejus Consnguineo in dicta Terra Montis Alti commoranti, prout in dicto Testamento rogato per D. Marium Clarutum Notarium Rote &c. contineri dicitur, ad quod &c.
Per mantenere il suo ordine dovremo ora dar contezza delli già nominati quattro Figli di Maria Felice, ma per esser eglino stati Personaggi di gran qualità in tempo del Pontificato di Sisto, che li considerò come suoi degni Pronipoti, stimiamo più proprio di posporla, e dargli luogo dopo, che averemo favellato dello stesso Sisto, e frà quelli, che sublimati per ragione di sangue, e di merito furono di sommo splendore nella Corte di Roma.
[...] Si diè fine al precedente Capitolo colla relazione della prodigiosa cura tenuta da Dio d’ un pezzetto di tonica di Fra Felice: ed ora non sarà fuori di proposito, che si termini il presente col succinto racconto d’uno più considerabile miracolo, succeduto nella preservazione dalle fiamme d’alcuni pochi capelli dell’istesso Servo di Dio.
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