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Francesco Pistolesi

SISTO V E MONTALTO

Da documenti inediti esistenti negli archivi di Montalto

In: «Picenum Seraphicum», pp. 416 e ss. 

FRA FELICE TORNA A MONTALTO

  • Scritto da Francesco Pistolesi
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CAPO XV. — FRA FELICE TORNA A MONTALTO

La notizia della morte del padre colse Fra Felice a Napoli, dove era Reggente del Convento di S. Lorenzo. Egli tornò subito in patria a consolare i suoi che trovava in ben tristi condizioni.

Prima sua cura dovette essere la pacificazione delle due famiglie, ch'egli volle ed ottenne con la sua parola calda e persuasiva e colla sua autorità di religioso. E infatti poco appresso ne vediamo le conseguenze: ai 31 di Gennaio del 1554 le due famiglie già rappattumate sanciscono gli accordi fatti in precedenza e i Mignucci si riconoscono debitori della multa incorsa verso la Comunità (n. 30).

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Il nome e lo stemma di Fra Felice

  • Scritto da Francesco Pistolesi
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DA DOCUMENTI INEDITI ESISTENTI NEGLI ARCHIVI DI MONTALTO

CAPO XII – IL NOME E LO STEMMA DI FRA FELICE

Dalle corrispondenze di quei tempi si rileva che Fra Felice Peretti veniva comunemente chiamato, dal nome della sua terra natia, Padre Montalto, Reverendo Montalto, o semplicemente Montalto. Ricevuta la consacrazione episcopale divenne Mons. Montalto o Mons. S.Agata dal nome della sede vescovile (S. Agata dei Goti).

Da Cardinale fu chiamato il Card. Montalto. Peraltro, in. tutte le firme autografe di Fra Felice, che sono a centinaia, non si riesce a trovare questa denominazione abbreviata che è un vero sostantivo, firmandosi egli invariabilmente: de Montalto nel significato specifico di origina e patria.

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Ritratto naturale, politico e virtuoso di Sisto Quinto.

  • Scritto da Padre Casimiro Tempesti
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g.guerra---Sisto-v

Quando il cardinal Montalto fu acclamato sommo Pontefice aveva sessantaquattro anni, era di sana e robusta costituzione, giusta statura ed aveva in volto un colore abbastanza bruno. Era d'aspetto gradevole e signorile, gli occhi vivaci e piccoli, la pupilla nera e le ciglia grosse ed inarcate, la fronte spaziosa con qualche ruga, il naso e bocca proporzionati, la barba folta, bianca e lunga, com'era il costume dell'epoca.

Mangiava e beveva assai parcamente, vestiva con povertà, usando sempre parsimonia e frugalità. Benché vestisse poveramente, era però pulitissimo di natura e di genio. Negli abiti pontificali, da usare in chiesa e nelle celebrazioni, manteneva invece la maestosità del suo ruolo di Vicario di Cristo.

Il suo temperamento tendeva al bilioso, più che al sanguigno; ma aveva un certo che d’insinuante e di serio, che obbligava ad amarlo ed a venerarlo.

Nel parlare e nel conversar familiare era dolce ed ameno, ma senza riso, dicendo talora opportunamente qualche tiepidezza; ma quando doveva parlare al pubblico, era enfatico, maestoso, eloquente; qualora poi doveva rimproverare adirato, pareva che fulminasse l'interlocutore.

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