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Cossignano

cossignanoCossignano è un piccolo centro di 1022 abitanti su di una collina a 400 m.s.l.m. tra le sorgenti del torrente Menocchia e del fiume Tesino.

Il centro storico, dalla struttura tipicamente medioevale, è nettamente delimitato dalla cinta muraria (le più antiche del XIII secolo) con gli edifici in laterizio di foggia medioevale.

Le caratteristiche morfologiche di questa parte del Piceno sono i “calanchi” chiamati anche “ripe”.

Copiosi reperti del periodo Piceno (VII-VI) disseminati nel territorio ne datano il primo insediamento organizzato. Nel periodo romano, fu abitato dalla tribù dei Cossinii (come testimonia l’iscrizione funeraria di una Cossinia Fortunata, databile al II secolo d.C.), che diede il nome al Praedium Cossinianum, anche se il primo nome sembra fosse Castellum Martis.

Tra i cossignanesi illustri, ricordiamo Lucio Afranio, console nel 60 a.C., valente generale, considerato fra i principali collaboratori di Pompeo Magno.

Cossignano nel Medio Evo fu guelfa e divenne autonoma nel 1291 con il bolla del papa ascolano Niccolò IV. Nelle Constitutiones Aegidianae del 1357 Cossignano, facente parte del Presidato Farfense, è elencata fra le terrae parvae, con 200 fumantes (unità familiari residenti soggette alla tassa focatica), con una consistenza demografica di poco superiore al migliaio di abitanti, come oggi. Nel 1396, Andrea Tomacelli il governatore della Marca decise di risiedere per un breve periodo a Cossignano che divenne il capoluogo della regione da lui governata. Nel 1581 viene redatto lo statuto del Comune di Cossignano. Nel 1586 papa Sisto V lo inserisce nel Presidato Sistino che ha sede a Montalto, sua patria.

Tra i personaggi illustri ricordiamo: Enrico da Cossignano, divenuto abate di Farfa nel 1229. Carmine Galanti, filologo e latinista, autore di un pregevole commento alla Commedia di Dante (1821-1890). A questi aggiungiamo Stefano Belisari, in arte "Elio", leader del gruppo Elio e le Storie Tese, la cui madre è di Cossignano.

Di interesse: La Chiesa parrocchiale di S.Maria Assunta. Sorta nel 1792 sul sito dell’antica chiesa farfense di S. Maria, conserva: la Madonna del Rosario, olio su tela su tela di scuola riferita al Maratti sec. XVII; l’Assunzione della Vergine di Nicola Monti da Ascoli (1795); S. Giorgio che salva una fanciulla uccidendo il drago, opera dello stesso Monti, datata al 1794. Il Palazzo comunale, di origine medioevale, conserva l’archivio storico del Comune, con un fondo pergamenaceo di documenti dei secoli XIV-XVI; nella sala consiliare, un grande quadro raffigurante S. Giorgio e in una teca, la camicia rossa del garibaldino Placido Malavolta, uno dei mille. La torre campanaria reca un’iscrizione con la data 1586, l’anno in cui per volontà di Sisto V fu costituito il Presidato di Montalto.
La Porta di Levante, o “di S.Giorgio” della prima metà del XIV secolo, che presenta in dipinto raffigurante il santo, patrono del paese, è costituita da un arco a sesto acuto e si presenta come una torre portaia a pianta quadrangolare attrezzata per la difesa piombante e ficcante, con caditoie e beccatelli .
La Chiesa dell’Annunziata (già chiesa di S. Paolo). – La parte più antica dell’edificio dovrebbe risalire al 1265 possesso dei francescani fino al 1652 quando il pontefice Innocenzo X soppresse i conventi minori, e l’Annunziata fu affidata al clero secolare e dotata di tre, e poi di quattro cappellanie. Posteriore a tale data è la costruzione degli altari, che risalgono quasi tutti alla seconda metà del Settecento e agl’inizi dell’Ottocento. Si presenta a navata unica senza abside, all’interno l’affresco più antico, in una nicchia sulla parete sinistra, raffigura la Madonna col Bambino e Santi della seconda metà del XV secolo. Gli altri affreschi, del XVI sec. Di scuola crivellesca, raffiguranti S. Lucia e la Madonna in trono con Bambino e S. Rocco, portano la data del 1530. Di grande interesse sono anche le figure di Santi: un S. Pietro, affrescato sulla parete sinistra del presbiterio, di seguito una Deposizione dalla Croce, datato 1530 attribuito a Cola dell’Amatrice e taluni al maestro Giacomo Bonfini da Patrignone. Il dipinto di maggior pregio conservato in questa chiesa è la pala d’altare, dipinta a olio su tavola, raffigurante S. Antonio Abate in trono, S. Antonio da Padova e S. Giobbe opera di Vincenzo Pagani (Monterubbiano, 1490 e il 1568).

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