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Scritto da Redazione
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PRESENTAZIONE
Spinto dal desiderio, che in me è grandissimo, di rintracciare notizie e documenti, che possano servire a illustrare la storia della regione Marchigiana e specialmente della mia patria, Toleritino, mi sobbarcai, or sono pochi anni, alla paziente fatica di riordinare il vecchio archivio comunale di questa città.
Mi venne vaghezza di cominciare dal lavoro il più ingrato e il più lungo, ossia dal disporre in ordine cronologico il carteggio, che era tenuto dai nostri buoni antenati infilzato con uno spago in tanti plichi, chiamati per ciò filze. La burocrazia di allora era ben semplice e beri diversa dalla presente. Non vi erano protocolli, non posizioni: la corrispondenza epistolare di due lustri equivaleva circa alI' odierna di un anno. Ma queste filze, tra varie carte di poco valore, conteneano e contengono lettere importantissime, che servir possono mirabilmente a illustrare qualche punto storico controverso, a fissare date di fatti finora incerte, a scoprire notizie biografiche di uomini illustri, ad accertare la bontà e l'autore di qualche opera d'arte, e, va dicendo. Sventuratamente per la storia e il decoro di Tolentino, sono ite alla malora, disperse, distratte, vendute perfino moltissime di queste filze, punto stimate e perciò tenute come inutile ingombro, quasi come pattarne. Tutto il carteggio del 1400, che esisteva nel principio del corrente secolo, come ce ne fa testimonianza il benemerito paleografo Tolentinate, Giuseppe Rascioni, è perduto irremissibilmente. Molto però ancora ritfiane dei secoli successivi dal 1500 al 1700. Io nucontinuare su quei rnot.ro, pro.se a trattar con alterigia il Cardinal Montalto, lo escluse da ogni partecipazione agli affari, ed un giorno, mentre, tornando da una funzione celebrata in S. Maria Maggiore, vide la casa, di campagna, che li presso erasi fatta costruire il Montalto, gli tolse il piatto dicendo, che i Cardinali poveri non edificano palazzi. Questi come caduto in disgrazia si ritira dalia corte, ne si mostra se non alle Decorrenze, alle solennità della Chiesa, ai concistori, e mantiene poche relazioni con i suoi colleghi ; insomrna fa buon viso a mala fortuna. Ma se nel pensiero della corte e del mondo officiale non era tenuto per uno degli uomini eminenti, per uno degli ornamenti del sacro collegio, tale •però era nel concetto de! pubblico (1).
E questa fu senza fallo una delle principali ragioni, che indusse i Priori di Tolenlino a sceglierlo per Protettore del loro comune, quasi presaghi dei .suoi futuri grandi destini. Io poi non ho argomento per potere asserire che Fra Felice abbia dimorato nel convento de! suo ordine in Tolen-tino, o vi abbia predicato, ma non credo andar lungi dal vero se lo suppongo. In quoti' incontro può avere avuto co-minciamento la corrispondenza di stima e di affezione tra lui e Talentino. Ma una circostanza tutta speciale fu quella probabilmente che spinse il Cardinal Montalto a prediligere, a proteggere, a favorire Tolentino.
La corrispondenza di stima e di affezione tra lui e Tolentino. Ma una circostanza tutta speciale fu quella probabilmente che spinse il Cardinal Montalto a prediligere, a proteggere, a favorire Tolentino.
La celebre ma sventurata Vittoria Accoramboni, moglie in prime nozze di Francesco Peretti, nepote di Sisto V, traeva sua origine da famiglia, che in tempo non lontano erasi trasferita da Tolentino a Gubbio. Memorie autentiche e documenti irrefragabili provano l' esistenza della famiglia Accoramboni fra le primarie in Tolentino dal secolo XII alla fine del secolo XV. Pertanto la parentela contratta da Sisto V con Sisto V con una discendente da famiglia illustre Tolentinate, e la probabile sua dimora in quella città furono forse le cagioni della benevolenza di questo grande Pontefice verso la medesima. Che Sisto V, da semplice Cardinale, non siasi fatta sfuggire occasione por adoperarsi secondo le sue forze in vantaggio di Tolentino, le seguenti lettere ne sono una prova evidente.
Elevato ai 24 aprile del 1585 alla cattedra di San Pietro, Tolentino si affrettò presentargli le più vive congratulazioni e spedi a lui come deputati il conte Antonio Mauruzi, i conti Cesare e Orazio Parisani, Baldo Bozi, Sigismondo Giotti, Nicola Corradi e Angiolo Orselli. Una delle cure sue più sollecite si fu di fornire alla medesima una testimonianza novella e stabile delia grande sua affezione. Con Bolla del 9 dicembre 1586 ripristinò la sede episcopale in Tolentino, e restituì alla medesima il titolo di città, concedendo privilegi, enumerando le glorie vetuste e recenti di essa, facendo elogi dei suoi cittadini (2).
Sono notevoli in detta Bolla fra le altre la seguenti espressionì: « Nos cupientes oppidum Tolentini, cuius dum Cardinalatus honore fungeremur, protectores et fautores fuimus, cuiusque dìlectos filios, comunitatem et homines singulari dilectione prosequimur, dignioribus titulis ac nominibus decorari etc. ».
Tolentino fu smembrato dalla diocesi di Camerino, che ai 5 agosto del 1587 fu compensata di questa perdita dallo stesso Sisto V con la cessione di Pievetorina e del suo territorio già spettante alla diocesi di Spoleto(3).
Sisto V che da Cardinale si adoperò moltissimo per rimettere le paci tra diversi nobili di Tolentino, i quali si erano gittati alla campagna come banditi, volendo farla finita con tutti quei prepotenti facinorosi, che infestavano allora lo stato della Chiesa, mandò anche a Tolentino un suo valente capitano per combatterli e distruggerli. Fu questi Fantini da Corinaldo, che in breve tempo liberò la città dalle infestazioni dei banditi (2).
Questi brevi appunti storici ho creduto opportuno premettere a schiarimento maggiore delle seguenti dodici lettere inedite di Sisto V, che pubblico, conservando l' originale loro ortografìa e portando in nota alle medesime quanto può richiedersi ad una miglior contezza delle cose ivi accennate.
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NOTE
(1) DE-HÜBNER, Vita di Sisto V, Versione del P. Filippo Gattari, Roma, tip. dei Lincei 1S87, Vol. I, pag. 176 - 196.
(2) Tolentino fu città, colonia e municipio dei romani; sede episcopale nei primi tempi dell'evo cristiano. San Probiano, secondo il Cappelletti, ne fu probabilmente il primo vescovo. Fuor di ogni dubbio poi ci si appalesa, Vescovo di Tolentlno, un Basilio, che sottoscrisse ai concilii dì Felice III, di Gelasio I e di Simmaco, e quindi na possedè la sede sino ali' anno 503. Che cosa avvenisse di questa sede dipoi, non si sa: certamente ie invasioni dei barbari, che desolarono l'Italia, dìstrussero la citta e quindi con essa andò perduto ogni episcopale suo onore.
(3) CAPPELLETTI, - Vol. III, pag. 691. TURCHI - Cam. sacrum - pag. 867.
(4) MARANGONI, Stor. di Civitanova, Roma, Zempei, 1743, pag. 365